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10 Aprile 2024 | in categoria/e edizione cartacea
Angiolina Cella, “l'italiana testarda” che tenne testa a Rockfeller
Per sfuggire alla povertà, la giovanissima e analfabeta coltivatrice emigrò col marito da una piccola frazione di Rezzoaglio a New York, dove crearono un piccolo impero proprio su un pezzo di terra conteso
- di Claudio Cordano
Angela Cella, detta Angiolina, era analfabeta. A soli 16 anni si sposò con Giovanni Cella di Villa Cella. E già qui possiamo farci un’idea di quanto le persone vivessero in “piccoli mondi” dove tutto e iniziava nello stesso comune o addirittura frazione. Ma c’è sempre qualcuno che ha qualcosa in più e il Destino sa sempre come andarli a pigliare. Entrambi abili coltivatori, decisero così di seguire l’invito di un conoscente di nome Agostino Garibaldi, che li esortò a prendere coraggio e raggiungerlo a New York, dove aveva uno store (negozio) in cui vendeva cibo e articoli per la casa, ed era un problema avere verdure fresche perché i coltivatori erano pochi e la domanda era superiore all’offerta. Insomma, per dei coltivatori dell’entroterra significava passare dalla povertà al successo sicuro. Angiolina e il suo giovane marito non avevano sufficienti soldi per vivere, figuriamoci per partire, perché le sementi erano care e la domanda importante arrivava soltanto dal mercato di Genova; e lì la concorrenza era forte. Era l’anno 1887 e Angiolina aveva soltanto 17 anni. Le famiglie si fidarono della loro decisione e li misero in condizione di poter pagare il viaggio, più una somma per poter vivere per un anno.
Verso New York e il successo
Partenza dal porto di Genova, non più con transatlantici a vela e motore ma con uno dei nuovi transatlantici a motore; il viaggio richiese comunque circa un mese e altri dieci giorni per le visite mediche e controllo dei requisiti cui vennero sottoposti nel centro di controllo migratorio di Ellis Island. Angiolina e Giovanni, 35 anni in due, dimorarono per un pò a casa di Agostino.
Poi, dietro sue indicazioni scelsero un primo lotto di terreno e iniziarono così a coltivare i vegetali più richiesti dalle famiglie ricche. Presto si insediarono negli stessi terreni con uno store a due ingressi. Angiolina era arrivata analfabeta, ma aveva i numeri dell’imprenditrice e quindi sapeva marginare molto bene. La loro attività crebbe in fretta e nel 1929 lo store era diventato talmente grande da avere sette ingressi!
NOTA: Non risultano foto del negozio di Angiolina e Giovanni, però siamo riusciti a trovare altre tre testimonianze di come il cognome Cella fosse attivo nella rivendita di alimentari:
- ricevuta datata 1910 di Cella Bros. sempre sulla West Broadway (notare la pubblicità della Ferro China Bisleri!)
- ricevuta del 1910 di D. Cella sulla Washington Street sempre a New York
- negozio nel New Jersey nel 1895
Quando Angiolina tenne testa a Rockfeller
Angiolina ebbe tre figli e rimase vedova nel 1925, quando Giovanni morì per una polmonite. Ed è qui che inizia la seconda parte di questa storia che ha dell’incredibile. Angiolina non sapeva dell’esistenza di Rockefeller Junior, ma Rockefeller sapeva di questa italo americana. La sua Banca aveva acquistato tutti i terreni e le attività attorno a quella “dell’italiana” per far sorgere quello che fu allora il più grande complesso immobiliare degli Stati Uniti, in fifth Avenue.
Il sogno del magnate era quello di dare un impulso al sogno americano, che creasse un trend positivo durevole nel tempo. In questo sogno, realizzato comunque in tempi celeri mancava un tassello, il più importante per Rockefeller J.: il futuro teatro Radio City Music Hall che doveva rappresentare anche per le generazioni future il cuore pulsante della cultura artistica americana. La sua visione fu centrata. In questo teatro passarono poi i più grandi artisti della musica, del ballo e della prosa. Ancora oggi gli spettacoli di fine anno sono sold out già a settembre.
Ma torniamo ad Angiolina: lei e i figli erano entusiasti del fatto che intorno a loro stavano costruendo grattacieli. Il loro pensiero fu semplice: sarebbe aumentata la clientela.
Ma un pomeriggio entrò nel loro store un signore elegante in abito scuro. Era un avvocato. Andò direttamente ad Angiolina e le consegnò un plico, con la raccomandazione di leggerne il contenuto e che lui sarebbe ripassato l’indomani a chiederle parere.
Angiolina fece presente che era molto indaffarata e non avrebbe garantito la lettura per il giorno a seguire. Il plico conteneva una proposta d’acquisto dello store da parte della società immobiliare dei Rockefeller. La cifra offerta era molto interessante.
Angiolina prese atto che l’obiettivo non era quello di rilevare l’attività, ma di liberare il quartiere dalla presenza del suo store. Impensabile accettare la proposta. Iniziò così un sequenza di proposte d’acquisto sempre più corpose e sempre respinte. Raggiunto un limite oltre il quale anche il massimo dirigente della società immobiliare non avrebbe potuto andare, questi in visita allo store chiese ad Angiolina quale fosse il vero motivo per cui rifiutava anche un’offerta molto elevata. La risposta fu che lei da giovanissima fu costretta a vivere nella sofferenza e a mangiare anche l’erba pur di sopravvivere. E la sua preoccupazione era rivolta ai tre figli che, con l’attività in essere da 39 anni, avrebbero potuto vivere una vita agiata ancora per molti anni a venire. Rockefeller venne informato nel dettaglio.
“Scriva lei la cifra che vuole”
La costruzione del teatro Radio City era il sogno più importante di Rockefeller Junior: avrebbe dovuto svolgersi in collaborazione con la Metropolitan Opera, ma in seguito al crollo borsistico del 1929 la Metropolitan si ritirò dal progetto. Rockefeller rimase l’unico investitore ed i tempi erano ormai stretti. Nel Dicembre del ’29 decise di affrontare personalmente Angiolina Cella. Si presentò con il massimo amministratore che già Angiolina aveva conosciuto. Si fece presentare. Spiegò con toni accorati il suo sogno che richiedeva a lei un sacrificio, ben remunerato. Al termina della sua orazione, Rockefeller Junior tirò fuori dalla tasca interna della giacca un carnet di assegni. Lo aprì e appose soltanto la sua firma sul primo in testa. Lo porse con la penna ad Angiolina invitandola ad apporre lei l’importo di suoi sogni.
Angiolina scrisse l’importo: due milioni di dollari. Lo scrisse per toglierselo dai piedi una volta per tutte. Rockfeller Junior assentì e, di fronte al grande stupore di Angiolina, fece redigere il contratto di compravendita.
Angiolina cessò l’attività al fine mese; era Natale 1929. Il suo immobile rimase intatto sino a maggio 1930, quando le ruspe lo demolirono per creare le prime fondamenta di Radio City Music Hall. La nuova struttura iniziò l’attività il 27 dicembre 1932. Capienza circa 6000 posti.
Come fu la vita di Angiolina Cella dopo la clamorosa vendita?
Fu una vita sempre al caldo. Trascorse lunghi periodi in sudamerica e altrettanti in Italia durante il caldo sole estivo. Salì in Cielo per un infarto, nel 1935. Nulla si sa dei tre figli e famiglie. Certo non ebbero problemi di sopravvivenza.
Il Radio City Hall oggi
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