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cultura, storia locale
di Pierluigi Gardella | 01 Dicembre 2010 | in categoria/e cultura storia locale
‘Tu scendi dalle stelle': tutti la cantano ma pochi conoscono la sua storia curiosa e ricca di colpi di scena (articolo tradotto in spagnolo per i lettori del Sudamerica)
Con l’avvicinarsi del Natale risuona nelle chiese, nelle strade, in televisione, la gioiosa melodia della "Pastorella". Con questa melodia la sera della Vigilia ci si addormentava con la speranza di sentire a mezzanotte il canto della "colomba" che annunziava la nascita di Gesù. Sì perché mia nonna, ma a quanto mi risulta anche in tante famiglie della Val Polcevera e della Val Fontanabuona, preparava, utilizzando l’impasto del pandolce, un pupazzo a forma di colomba: era il dono per i bambini di casa, che il giorno dopo lo avrebbero mangiato per conto loro. E a mezzanotte, ci dicevano, essa avrebbe cantato. Mi sono sempre addormentato sperando di essere svegliato a mezzanotte dal canto della colomba… ma è sempre rimasta una speranza.
Forse, almeno dalle nostre parti, non ci sono più gli zampognari che con le loro musiche avvicinavano al Natale, ma il suono del Tu scendi dalle stelle resiste anche all’incalzare dei nordici Stille Nacht o Jingle Bell. Resiste a oltre duecentocinquant’anni dalla sua composizione, elaborata dal Santo napoletano Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754. Il santo lo compose, in parole e musica, a Nola dove si era recato per un ciclo di predicazioni e già l’anno successivo, tramandato oralmente circolava a Napoli. La stesura definitiva fu pubblicata solo nel 1769. Il brano è in realtà molto più lungo delle due strofe che normalmente si conoscono: è infatti composto da sette strofe.
Di questo santo e della sua opera letteraria se ne occupò anche Benedetto Croce, che nei suoi Studi sulla vita religiosa a Napoli nel ‘700, lo ricorda come "autore di un grande numero di opere ascetiche, apologetiche, teologiche e morali, assai studiate tra i cattolici di tutti i Paesi". Aggiungendo anche che "rimò canzonette spirituali anch’esse cantate dappertutto, tra le quali notissima quella del Natale Tu scendi dalle stelle". E sempre relativa al Natale è anche una tra le più toccanti poesie natalizie in dialetto napoletano che de’ Liguori compose: Quanno nascette Ninno a Bettalemme.
A proposito della sua composizione, è’ curioso anche quanto narrava nel 1896 il padre redentorista Celestino Berruti nel libro Lo Spirito di S. Alfonso: egli dice che il canto fu composto nella casa di tale don Michele Zambaldelli a Nola. Ad una richiesta di ricopiarlo il santo rispose che non poteva darglielo finchè non fosse stato stampato. Ma dimenticò il testo sul tavolo ed il prete lo copiò segretamente.Quando alla sera, in chiesa, Alfonso de’ Liguori intonò il nuovo canto il popolo rimase estasiato, ma ad un certo punto si fermò, non ricordando alcuni versi. Rivoltosi ad un chierico lo invitò a farsi dare la copia che don Michele teneva furtivamente in tasca, lasciando confuso e rosso di vergogna il povero don Michele. Nato a Napoli il 27 settembre 1696 Alfonso a sedici anni era già dottore in legge e a venti un celebre giurista del foro partenopeo. Ma dopo sette anni abbandonava inaspettatamente l’attività forense per farsi prete dedicandosi all’istruzione religiosa delle popolazioni delle campagne. Seguito da altri sacerdoti fondava nel 1732 la Congregazione dei Redentoristi, approvata dopo alcuni anni dal papa Benedetto XIV. Nel 1762 era nominato contro la sua volontà Vescovo di Sant’Agata dei Goti, nel 1775 gli fu concesso di rinunziarvi. Moriva a Nocera dei Pagani il 1° agosto 1787. Questo cantico conobbe presto una diffusione universale nel mondo cattolico. La facile melodia, le semplici parole ne hanno fatto un classico, il classico, canto natalizio. E questa melodia, così come aveva fatto don Michele, è stata "rubata" in tante nenie dialettali, non ultimo il nostro genovese che, smitizzando e, magari dissacrandone i versi, ne ha fatto una sorta di menu natalizio:
Da Natale se mangia u bibbin
cu-i beschêutti tuccæ in tu vin
e u panduçe
säsisse e maccaruin, carne de porcu
in casa gh’ho un bibbin
c’u collu stortu.
“Tú desciendes de las estrellas”: Todos la cantanpero pocos conocen su historia, curiosa y rica de golpes escénicos. Hay también una versión genovesa que la transforma en un menú
Con el acercarse de la Navidad resuena en las iglesias, en las calles en la televisión la gloriosa melodía de la “Pastorcilla”. La noche de la Vigilia nos dormíamos con esta melodía con la esperanza di sentir a la medianoche el canto de la "paloma" que anunciaba el nacimiento de Jesús. Si, porque mi abuela y, por lo que me acuerdo, también en muchas familias de la Val Polcevera y de la Val Fontanabuona, utilizando la masa del Pan Dulce, preparaban un muñequito con forma de paloma que era el regalo parara los chiquitos de la casa, que el día después habrían comido a su antojo y nos decían que a la media noche ella habría cantado. Siempre me dormí esperando de ser despertado a la media noche por el canto de la paloma, pero siempre quedó como una esperanza.
Posiblemente, por lo menos en nuestras zonas, ya no estén más los zampognari (especie de gaiteros montañeses) que con sus músicas acercaban la Navidad, pero el sonido del “Tu scendi dalle stelle” resiste también la insistencia de los nórdicos Stille Nacht o Jingle Bell. Resiste a más de doscientos cincuenta años desde su composición realizada por el napolitano San Alfonso María de’ Liguori en el 1754. El santo lo compuso, en versos y música, en Nola a donde se había dirigido para un ciclo de predicaciones y, ya en el año sucesivo, transmitida oralmente circulaba por Nápoles. El texto definitivo fue publicado en 1769. El tema realmente es mucho más largo de las dos estrofas normalmente conocidas, efectivamente está compuesta por siete estrofas.
De este santo y de su obra literaria se ocupó también Benedetto Croce quien en sus estudios acerca de la vida religiosa en la Nápoles del 700 lo recuerda como “autor de un gran número de obras ascéticas, apologéticas, teológicas y morales, estudiadas entre los católicos de todos los países”; agregando también, que “rimó canciones espirituales también ellas cantadas en todos lados entre las cuales es muy notada la natalicia: Tu scendi dalle stelle”. Y siempre en relación a la Navidad está también una de las más tocantes poesías natalicias en dialecto napolitano “Quanno nascette Ninno a Bettalemme” que compuso Liguori.
Lo curioso acerca de su composición es lo que narraba el sacerdote redentorista Celestino Berruti en el libro El Espíritu de S.Alfonso, donde dice que el canto fue compuesto en la casa de un tal don Michele Zambaldelli en Nola. Ante un pedido de copiarlo, el santo respondió que no podía dársela hasta que hubiese sido impresa; pero se olvidó el texto sobre la mesa y el sacerdote lo copió secretamente. Cuando a la noche, en la iglesia, Alfonso de’ Liguori entonó el nuevo canto el público quedó extasiado, pero en un cierto momento se detuvo por haber olvidado algunos versos, dirigiéndose a un monaguillo lo invitó a hacerse dar la copia que don Michele mantenía furtivamente en su bolsillo, dejándolo confuso y rojo de vergüenza. Nacido en Nápoles el 27 de septiembre de 1696, a los dieciséis años Alfonso era ya doctor en leyes y a los veintiuno un célebre jurista del foro partenopeo. Pero después de siete años inesperadamente abandonó la actividad forense para hacerse sacerdote dedicándose a la instrucción religiosa de las poblaciones campesinas. Seguido por otros sacerdotes en 1732 fundó la Congregación de los Redentoristas, aprobada por Benedicto XIV algunos años después. En 1762 y contra su voluntad fue nombrado Obispo de Santa ágata de los Godos, en 1775 le fue concedido renunciar, muriendo en Nocera de los Paganos el 1º se agosto de 1787. Este cántico tuvo enseguida una difusión universal en el mundo católico; la fácil melodía y simples versos lo hicieron un clásico, el clásico canto natalicio. Y esta melodía, asi como había hecho don Michele fue “robada” en muchas cantinelas dialectales y no por último en nuestro genovés que desmitificando y también desacralizando los versos, hizo una suerte de menú navideño:
Da Natale se mangia u bibbin cu-i beschêutti tuccæ in tu vin e u panduçe säsisse e maccaruin, carne de porcu in casa gh’ho un bibbin c’u collu stortu. |
En Navidad se come el pavo con los bizcochos embebidos en el vino y el pan dulce Salchichas y macarrones, carne de cerdo en casa tengo un pavo con el cuello torcido |
I commenti dei lettori
Marisa Maschio:
La festa e la gioia del "a Natale se mangia u bibin cun i bescoti tuccai in tu vin"
sembra siano state offuscate da un consumismo deviante che, nonostante le
sue offerte, ha tolto il vero e buon gusto del sapore autentico delle semplici ma
straordinarie poche ricchezze del Natale di cui racconta la civilta' contadina da
cui tutti discendiamo.
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