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    edizione cartacea

    09 Marzo 2025 | in categoria/e edizione cartacea

    Con Paolo Rossi a caccia di lupi e gatti selvatici, tornati sui monti liguri dopo oltre un secolo di assenza

    Con Paolo Rossi a caccia di lupi e gatti selvatici, tornati sui monti liguri dopo oltre un secolo di assenza

    di Andrea Carugati

    Paolo Rossi è un “cacciatore di lupi” . Li cerca tra i monti degli Appennini che separano - ma anche uniscono - quattro regioni e quattro Province: Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza. Segue le loro tracce, si apposta pazientemente per giorni e notti e appena ne individua uno, estrae la sua arma e fa click: ed ecco un’altra delle sue preziose foto. Paolo è fotografo documentarista, regista e accompagnatore naturalistico, ma soprattutto è un amante degli animali selvatici che vivono nei nostri boschi, dove i lupi oggi vivono in pianta stabile e dove sono tornati anche i cervi e  addirittura il gatto selvatico, un animale molto schivo che si dava per scomparso.

    Come hai iniziato quest’avventura?

    Sono cresciuto sulle colline di Nervi, sotto il monte Giugo, in quella Sant’Ilario dove si pensa che vivano solo i ricchi. Invece vengo da una famiglia contadina, i miei vecchi vivevano con la mucca al piano terra per riscaldarsi e mi hanno insegnato l’importanza della condivisione tra noi e gli animali. La passione è nata camminando sui monti dietro casa negli anni ’80, quando a vedere un cinghiale, che allora erano rari, ti sembrava di essere nella Savana. Sono sempre stato attratto dalla natura, è una via per espandere gli orizzonti e mi ha arricchito molto più di tanti libri. Ho proprio bisogno del verde. Ancora oggi se non mi sento tanto in forma faccio una camminata in un bosco, anche al freddo, e il più delle volte mi passa tutto.

    Abbiamo bisogno di natura?

    Credo di sì, e lo dimostra il fatto che nei momenti di grande paura, agitazione e sconforto - basti pensare al periodo della pandemia - in molti hanno rivolto lo sguardo verso i boschi, per cercare pace, sollievo e rigenerarsi. Viviamo vite frenetiche, con molte distrazioni, lavori alienanti e totalizzanti, priorità legate ad aspetti innaturali. Viceversa,non mi è mai capitato di andare per boschi e tornare indietro perché mi sentivo a disagio, anche se capisco che all’inizio non sia facile addentrarsi nella natura. Anche io le prime volte avevo un po’ di timore, portavo con me mille pensieri e ci è voluto tempo per comprendere che ci sono più rischi in una città che in un bosco.



    A proposito di rischi, la convivenza coi lupi è possibile?

    Ai nostri figli insegniamo ad attraversare sulle strisce e solo quando c’è il semaforo verde per i pedoni, a guardare a destra e a sinistra, giusto? Ecco, con i lupi è la stessa cosa. Ci sono regole che bisognerebbe insegnare a tutti, anche nelle scuole, visto che potenzialmente un incontro può capitare a chiunque. Sono animali che vanno rispettati, come tutti gli altri. Quando vado nei boschi, ad esempio, non lascio mai libera la mia cagnolina, per salvaguardare lei e loro. Vivo la mia esperienza con la consapevolezza che non siamo noi i padroni dei boschi, quindi mi premuro di non mettermi in condizioni di avere un incidente o di provocare in loro paura, rabbia, appetito.

    Gli allevatori hanno una visione diversa

    Fare il loro lavoro è diventato più complicato, non c’è dubbio. Bastano davvero pochi accorgimenti per proteggere greggi e animali domestici. Se lasci libere le pecore, non costruisci un recinto e non hai i cani pastore che le proteggono, difficilmente sopravviveranno. Per chi lo fa come lavoro questi sono investimenti necessari, anche se non ci fossero i lupi. È assurdo pensare che la soluzione sia sterminare tutti gli animali che non ci piacciono:  occorre invece creare una cultura che ambisce a convivere. Ci sono molte realtà virtuose che si sono adattate e anzi, grazie ai lupi guadagnano anche di più: non fanno parlare molto di sé perché lavorano bene e non si lamentano sui giornali.



    Pare che siano ovunque, anche nel Tigullio

    È così. Dove ci sono le loro prede, cinghiali e caprioli ci sono loro. Ormai li si sente cantare ovunque, anche dove sono nato io.

    ...in che senso cantare?

    Certo, non è un caso se quella zona si chiama Cantalupo, anche se l’ho capito da adulto. I nostri vecchi avevano un animo poetico. A definirlo canto me l’ha insegnato una donna dell’entroterra che ha un negoziato nel paesino di Fontana Rossa, che un giorno mi ha illuminato con questa definizione. Per definire le cose dei lupi si usano sempre termini o modi negativi ma l’ululato è un canto meraviglioso. Certo, può suscitare terrore per chi non li conosce e si basa sulle voci, sulle favole, sulle leggende e sugli articoli. Quando li sento cantare mi tocca dentro, quel canto tocca corde primordiali che abbiamo tutti dentro di noi.



    Che emozione hai provato quando hai incontrato il primo lupo?

    È accaduto in Val Trebbia: giravano voci che fossero tornati i lupi e allora ho deciso di provare a incontrarli dopo anni di fallimenti. Era il 2009 e l’incontro con una famiglia, con tanto di cuccioli mi ha riempito di gioia. Ho deciso in quel momento di imbracciare la macchina fotografica e provare a catturare quel ricordo e fissarlo per sempre. La prima cosa che ho capito quando mi sono trovato faccia a faccia con loro è che non sono aggressivi. Anzi, sono scappati a gambe levate quando mi hanno visto. È stato un momento catartico, in quindici anni di incontri li ho quasi sempre visti fuggire, anche se a volte più lentamente, incuriositi.



    Avete mai interagito?

    Sì. Erano tre anni che cercavo di fotografare qualche esemplare in quella zona, dormendo in tenda dove capitava, senza mai accendere il fuoco per non disturbarli, ma senza alcun risultato. Un giorno, dal nulla, mi sono girato e ho visto una lupa (V. foto) che mi guardava con uno sguardo molto penetrante. Al contrario degli altri che avevo incontrato, non mostrava alcun timore e non si muoveva. Sembrava dire: “Oh, spostati, che devo passare”. È stato l’incontro più spettacolare e me lo sono goduto fino all’ultimo secondo.

    Cosa pensi che pensino di te?

    Penso che mi considerino uno dei tanti, una persona da evitare. Un lupo bravo è quello che sa evitare l’uomo il più possibile. Hanno un olfatto finissimo e ci percepiscono a chilometri di distanza. Secondo me per loro io sono niente e per me loro sono tutto. Attese, freddo, notti in tenda in ambienti incredibili, c’è questo doppio rapporto surreale. Per me il lupo è un insegnante da ogni punto di vista ed è fondamentale nella mia vita, per lui invece io non sono nessuno. Ed è giusto così.

     


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