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attualità
01 Ottobre 2008 | in categoria/e attualita
Vittorio Podestà, da Chiavari: medaglia d'argento a Pechino, d'oro nella vita
Un incidente lo costringe sulla sedia a rotelle, la forza di volontà lo porta sui maggiori podi del mondo
“Sono nato il 3 giugno 1973 e nel gennaio 2000 mi sono laureato in Ingegneria Civile. Vivo a Chiavari e dal 13 luglio 2003 sono sposato con Barbara che ho conosciuto durante la riabilitazione presso l’Unità Spinale di Sondalo (SO). Tornando dall’ufficio il 19 marzo 2002 ho avuto un incidente stradale che mi ha causato una rottura delle vertebre dorsali con conseguente lesione del midollo spinale costringendomi sulla sedia a rotelle. La mia vita ha avuto una svolta alla quale nessuno è preparato, ma ho subito deciso di reagire, convinto che le mie risorse interiori mi avrebbero aiutato”.
Con queste parole, semplici, chiare, dirette, Vittorio Podestà si presenta sul suo sito www.vittoriopodesta.it.
Una semplicità e una serenità che ti costringono a rileggerle perché magari hai capito male. E invece no, eccoli lì, trent’anni e gli inizi di due vite separati da poche righe. E’ così che la vede Vittorio, una seconda vita, e per questo ha deciso di combattere da subito, senza concedere un solo giorno alla sconfitta o alla malasorte.
Incoraggiato da un amico che ebbe un incidente simile qualche anno prima, già a meno di sei mesi dall’incidente inizia a giocare a basket in carrozzina.
“Avevo sempre considerato lo sport il modo migliore per rimanere in buona salute e fonte di benessere interiore ma ho capito presto che per una persona disabile acquista ancora maggiore importanza.” Vittorio ancora non immaginava dove sarebbe arrivato, le incredibile esperienze che avrebbe vissuto, i risultati che avrebbe da lì a poco ottenuto.
Ma la sua strada si rivela in fretta: “Nel 2003 lo stesso amico mi fa provare la sua handbike: è stato amore a prima vista!”.
Si tratta di una speciale bicicletta a tre ruote che al posto dei pedali ha delle manovelle; l’atleta guida in posizione semisdraiata, seduta o inginocchiata a seconda del tipo di disabilità. In alcune nazioni come Olanda, Germania e Austria l’handbike è utilizzata anche da persone normodotate e le competizioni sono aperte a chiunque.
Vittorio si appassiona e l’idea di farlo diventare qualcosa di più di un hobby arriva seguendo le prime gare“Ho incontrato atleti fortissimi e osservandoli in azione ho capito che anche tra i disabili ci sono dei campioni che con un destino diverso avrebbero potuto primeggiare in qualunque tipo di sport. Ho voluto subito provare ad imitarli per raggiungere i loro livelli. Pormi degli obbiettivi e lavorare duro per ottenerli, cercando di evitare che diventino un’ossessione, mi ha aiutato fino ad ora ad affrontare la vita con entusiasmo senza farmi scoraggiare dagli imprevisti che si presentano".
Questo lavorare duro ha permesso fin da subito di ottenere ottimi risultati, e nel luglio 2005 Vittorio diventa Campione Italiano a Cronometro: “La soddisfazione di portare un simbolo così importante come la maglia tricolore mi ha spinto ad aumentare il mio impegno tanto da arrivare a percorrere annualmente circa 12-13000 km”.
E infatti lo vediamo spesso sfrecciare sulle nostre strade, con le braccia tese a macinare chilometri su chilometri di curve, discese e salite. Il 2006 si chiude con una svolta: la vittoria della Milano City Marathon e il secondo posto alla Maratona di New York.
Nel 2007 la realtà supera anche i sogni: a maggio si riconferma Campione Italiano a Cronometro e a giugno, in occasione dei Mondiali WHF, oltre a due importanti piazzamenti nelle gare individuali, è arrivata la vittoria nella prova a cronometro a squadre: “Trionfare in Italia con altri tre atleti italiani, avversari di sempre ma quel giorno alleati per vincere insieme, mi ha dato un’emozione speciale, mai provata nei successi individuali”.
Sarebbe già stata un’annata incredibile, poi è arrivata la vittoria nella cronometro individuale del Campionato del Mondo di Bordeaux “con la maglia iridata da portare per un anno intero, la medaglia d’oro, il podio con l’inno di Mameli e la bandiera italiana che sventola: non potevo credere che stavo davvero vivendo in prima persona tutto quello che avevo visto solo in TV”
Il 2008 stava per concludersi e mancava solo un obiettivo: le Paralimpiadi di Pechino. Passate praticamente in silenzio, senza un servizio, senza un’immagine che fermasse nei nostri ricordi anche queste vittorie, queste fatiche, queste speranze, che nulla hanno di diverso da quelle terminate solo pochi giorni prima e di cui abbiamo visto scena, retroscena e pure scenate. Un pudore che i nostri media dovrebbero riservare a ben altri contenuti, riservando invece più spazio a queste imprese che, se qualcosa hanno di diverso da quelle “normali”, è nella maggiore bellezza, nel significato più alto e nelle più forti emozioni che possono offrire. Vittorio arriva anche lì, nella lontana Cina, e conquista la medaglia d’argento. Un altro podio per questo ragazzo che è arrivato lontano solo con le sue gambe immobili e una forza di volontà che può portarlo ovunque.
Michela De Rosa
I commenti dei lettori
Federico:
Complimenti e grazie per l'esempio di volontà.
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