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cultura
13 Dicembre 2023 | in categoria/e cultura
In nove secoli è stata demolita, incendiata e alluvionata: San Martino del Vento è la chiesa che non vuole essere dimenticata
Un giovane del posto vuole riportarla ad essere luogo vitale
Per Natale sono previste con visite, un presepe di gratitudine e la messa con racconti di Natale, panettone, cioccolata calda e vin brulé
di Michela De Rosa
Situata sul colle tra le valli dei torrenti Urri e Lavagna, è la chiesa più antica del territorio di Lumarzo Ci si arriva salendo per circa quindici minuti di auto dopo aver lasciato la Statale 225, finché si arriva all’imbocco di un sentiero dove un cartello giallo annuncia la direzione per la chiesa. Il tratto è ampio e carrabile, ma preferiamo parcheggiare l’auto e goderci la rilassante passeggiata di pochi minuti, in piano e fattibilissima da tutti, anche con passeggini. Arriviamo in una radura con al centro la chiesa, circondata da castagni. Il primo pensiero è quello di comprendere quella strana posizione, lontana da ognuno dei paesini circostanti. Da qui non si vede neanche un caseggiato e ci immaginiamo che forse c’è stata una scelta di equidistanza in modo da essere il luogo di culto per tutti. Il cerchio di alberi sembra abbracciarla per proteggerla dal vento che qui in alcuni giorni soffia potente. Regna il silenzio e c’è un’atmosfera di pace. E si percepisce un’energia antica. Come di un vulcano sotto cui arde la lava. E infatti questa chiesa ha quasi mille anni, o forse di più. Ha visto passare decine di secoli, migliaia di stagioni, generazioni e generazioni di famiglie e tantissime demolizioni e ricostruzioni, sopravvivendo imperterrita a incendi e alluvioni.
Dopo decenni di abbandono, Daniele Balletto si impegna stoicamente e con passione a ricordare la sua storia e a riportarla in vita con l’aiuto di alcuni abitanti della zona. I suoi nonni si sono sposati in questa chiesa ed è qui che lui stesso ha ricevuto la Prima Comunione.
A Dicembre la terrà aperta per le visite e la Messa di Mezzanotte della Vigilia sarà seguita da letture di storie di Natale e allietata da un momento conviviale con offerta di dolci, cioccolata calda e vin brulé. Inoltre ci sarà il presepe, che Daniele ha intitolato “Il miracolo del pane: omaggio al castagno”. Ed è da lui che ci facciamo raccontare un po’ di storia.
Una chiesa antichissima
Non esistono notizie certe circa l’origine della chiesa di San Martino del Vento, tuttavia una tradizione orale ne fa risalire la fondazione addirittura al lontano V secolo (4oo-500 d. C.). Ma pensare alla costruzione di una chiesa cristiana qui, solo quattrocento anni dopo la nascita di Cristo sembra decisamente azzardato. Di certo è antichissima: infatti, in una serie di documenti datati dal 1146 al 1387 si fa menzione di una ecclesia Sancti Martini de Stoblelle (o Stubuele o Stubuelo) che precisi riferimenti geografici riconducono proprio qui. Ma già sul finire del Trecento la chiesa versava in uno stato di grave degrado, tanto da essere abbattuta e sostituita.
La struttura attuale è il frutto di una ricostruzione ex novo iniziata entro il 1479. Questo si è scoperto grazie al ritrovamento della lapide in ardesia, attualmente visibile appena entrati in chiesa (sulla parete destra).
Molto deteriorata dalle ingiurie del tempo e dell’incendio, vi è rappresentato San Martino a cavallo (ormai del tutto illeggibile) in un ampio paesaggio e reca la data MCCCCLXXVIIII (1479). E’ rimasta collocata sopra alla porta fino al restauro del 1911, quando venne sostituita dalla copia in marmo tuttora visibile e solo in parte fedele all’originale.
Al nucleo più risalente, che corrisponde alla navata centrale fino all’innesto col presbiterio (è, questo, l’hoc opus cui fa riferimento la lapide), hanno fatto via via seguito: l’erezione del campanile (primi anni del 1500), che ha obliterato un piccolo campanile a vela; l’addizione della navata laterale sinistra, del presbiterio e forse anche della cripta (prima metà del 1600); l’apertura della cappella della Madonna del Carmine (1667-1668, data certa); la costruzione della sagrestia (primi anni del 1700 secolo). Nel corso del 1800 i documenti dell’archivio parrocchiale riferiscono di come la chiesa abbisognasse di alcuni interventi urgenti giacché spesso vi pioveva dentro. Ma solo nel Novecento vengono avviate due importanti restauri: quella già citata del 1911 e una seconda nel 1954, meglio documentata in quanto eseguita accedendo agli stanziamenti statali per far fronte ai danni dell’alluvione del ’51.
L’incendio doloso
Si arriva alla notte tra il 9 e il 10 giugno del 2000 quando un incendio di natura dolosa causa il collasso del tetto e la perdita di tutti gli arredi antichi superstiti. L’allora sindaco di Lumarzo, Silvio Lercari, ebbe una brillante idea, ossia di rifare la copertura a capriate lignee reimpiegando i travi in castagno nostrano smantellata dalla ex scuola durante i lavori per trasformarla in residenza protetta per anziani.
A seguito delle numerose manomissioni, l’interno oggi si presenta essenziale ed austero. Tuttavia, il presbiterio lascia intravvedere uno scorcio di storia: il soffitto è in muratura voltato a botte e decorato con un affresco della metà del 1900 raffigurante l’elemosina di San Martino.
Il distacco di ampie porzioni di intonaco lascia intravedere, al di sotto del moderno affresco, i segni di un intervento decorativo sicuramente anteriore (angeli su fondo azzurro, il simbolo dell’evangelista Luca) ma di non facile datazione. Sul fianco destro del presbiterio si trovano due altari tardo-secenteschi. Sfortunatamente in quell’incendio sono andati distrutti un crocifisso ligneo, un pregevole confessionale e uno stendardo processionale dipinto su entrambi i lati. Distrutti dal fuoco anche tutti gli arredi, tranne due panche antiche in castagno salvate per.. mancanza di spazio. Erano infatti state messe per esubero nel magazzino della scuola: oggi sono nella prima fila, seguite da quelle nuove costruite seguendo la loro forma.
Dall’incendio si è salvato ed è tuttora visibile il fonte battesimale cinquecentesco, di bella e armoniosa fattura, realizzato in marmo secondo le prescrizioni di mons. Francesco Bossi dopo la visita pastorale del 1582.
Il presepe per dire grazie al castagno
Daniele ci racconta che “L’idea di dedicare il presepe al castagno è nata mentre leggevo alcuni documenti del Sei e del Settecento relativi a San Martino del Vento da cui emerge chiaramente il profilo di una civiltà fondata sul castagno ben più remota di quella che conoscevo attraverso i racconti dei miei nonni. Il castagno, si sa, è stato fondamentale per l’economia delle comunità appenniniche: ha dato cibo, legname, legna e carbone a generazioni di uomini, dal Medioevo fino agli anni dell’industrializzazione. Il presepe vuole essere un segno di gratitudine verso questo albero generoso. Inoltre vuole stimolare una riflessione sull’intervento dell’uomo in senso costruttivo e sostenibile: i castagneti non esistono in natura, eppure diventano luoghi che letteralmente esplodono di vita, sia sopra il suolo (dove alberi, piccoli arbusti, muschi e licheni creano l’habitat di numerose specie animali, da insetti a uccelli fino ai micro e macro mammiferi), sia – e forse ancor più – sottoterra, dove avvengono processi silenziosi e ancora misteriosi, come l’interazione dei funghi con le radici degli alberi, o dove, per scendere ancora più in basso, si svolge l’esistenza invisibile di miliardi e miliardi di batteri, tra cui quelli responsabili del ben noto odore di pioggia. Insomma, un presepe a cavallo tra passato e presente: da una parte, la memoria di stili di vita superati dal benessere, dall’altra l’attenzione all’equilibrio tra uomo e natura”.
Giorni di visita
Dal 12 dicembre al 13 gennaio: il martedì h15.30-18.00 e il sabato h 9.30-12.00. Sarà visitabile anche il presepe “Il miracolo del pane: omaggio al castagno”, inserito fuori concorso nella rassegna Presepi in Fontanabuona.
Messa di Mezzanotte
Sarà preceduta da spiegazione del presepe e da alcune letture tratte dal libro di Lidia Gardella e Paola Giunco “Il Natale sul filo della memoria”. Al termine, scambio di auguri con pandolce genovese, panettone, cioccolata calda e vin brulé.
Contatti
Daniele Balletto 349.3924956
Lidia Gardella 329.2134478
Paola Giunco 349.2916215
Altre immagini collegate alla notizia:
I commenti dei lettori
Luciano Berlingeri:
Bel articolo e notizia molto interessante, lodevole iniziativa di Balletto, mi piacerebbe esserci alla Messa del 24 Dicembre a mezzanotte.
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