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attualità
01 Settembre 2010 | in categoria/e attualita
MISTERI DI LIGURIA - Una frase su un antico diario di bordo, un'isola regalata, il nome storpiato di un borgo e i ruderi di una dimora. TRADOTTO IN SPAGNOLO DA ICAL El ‘misterio' de caboto
Ecco gli ingredienti del mistero sulle origini del grande navigatore Caboto
Castiglione Chiavarese è collegata a personaggi importanti, la cui vita spesso e volentieri rimane avvolta nel mistero. Un nome per tutti? Giovanni Caboto. Secondo un’antica credenza popolare, infatti, Castiglione avrebbe dato i natali al grande navigatore: una tradizione che si aggrappa alle esigue testimonianze dell’epoca a disposizione e alle interpretazioni che di esse gli storici hanno dato.
Il nome del paesino della Val Petronio infatti salta fuori da un carteggio nel quale si racconta che il navigatore, al servizio della Corona Inglese, essendo divenuto concessionario di diritti sulle terre scoperte, aveva donato un’isola ad un “barbiero di Castione Genovese. Proprio sulla figura del barbiero si è soffermata l’attenzione degli studiosi: con questo nome si indicava abitualmente il medico chirurgo di bordo, scelto tra persone di fiducia. Il fatto che Caboto ne avesse imbarcato uno castiglionese, secondo la tradizione, poteva solo voler dire che egli stesso era nativo di Castiglione e dovendo affidare la propria salute ad una persona fidata, aveva scelto un compaesano.
Inutile dire che le possibili spiegazioni per la presunta origine castiglionese del navigatore si sono moltiplicate nel corso degli anni. Oltre all’ipotesi di una frettolosa lettura del documento, scritto in spagnolo antico, che avrebbe tratto in errore i traduttori, gli storici hanno ipotizzato che la credenza popolare potesse essere collegata ad alcuni luoghi di Castiglione, come “O Cian du Bacottu”, un nome probabilmente derivante dall’inversione delle sillabe del cognome del navigatore. Un’ipotesi bizzarra che non trova fondamento nelle testimonianze storiche.
Anche se non esiste certezza storica la tradizione dell’origine castiglionese di Caboto si è tramandata di generazione in generazione, radicandosi nel territorio a tal punto che gli abitanti della zona hanno individuato in una costruzione a ridosso della chiesa parrocchiale la casa natia del navigatore. La memoria popolare non ricorda i tempi in cui la struttura era abitata, ma per tutti è sempre stata “Il Castello” (o la Villetta), la casa dove il navigatore genovese sarebbe nato. Secondo i documenti reperiti negli archivi locali, però, i ruderi sarebbero appartenuti ad un’abitazione padronale con annesso frantoio, costruita da un notabile della zona intorno al 1840.
Tradizione o no, i castiglionesi restano fortemente legati alla figura di Caboto e poco importa che questa sia o non sia la verità storica: lui era castiglionese. I ruderi della sua (presunta) abitazione e una parte dell’area circostante sono stati recentemente acquistati da un privato, per essere risistemati ed utilizzati, mantenendone, per quanto possibile, l’unità culturale e l’impianto originario.
Nel 2008 l’amministrazione comunale ha acquistato una parte dell’area- circa 500 metri quadrati- da adibire a verde pubblico. Il progetto prevedeva la creazione di una zona di svago di valenza culturale con il posizionamento di arredi e di bacheche riguardanti la tradizione di Caboto, nonché la creazione di un percorso pedonale. Secondo i programmi l’opera avrebbe dovuto essere completata entro fine 2008. Così non è stato, per motivi non ben precisati; nel frattempo gli alberi secolari che conferivano particolare valore all’aspirante parco sono seccati – o fatti seccare, non è dato sapere- e le scorse elezioni hanno portato in Municipio una nuova amministrazione e le sorti dell’area sono cambiate. Ad aprile, infatti, in sede di approvazione del bilancio, il progetto del parco Caboto, così come formulato due anni fa, è stato espunto dall’elenco delle opere da realizzare, anche in seguito al provvedimento della Provincia che ne ha cambiato la destinazione d’uso. Attualmente non esiste nemmeno l’ombra di un parco e l’area verte in stato di abbandono. Tuttavia, l’esclusione del Comune di Castiglione dal bando per l’erogazione dei finanziamenti Par Fas ha invertito la rotta delle cose e fatto propendere per la realizzazione di un parcheggio interrato: “La predisposizione di parcheggi in diversi punti del capoluogo- spiega il sindaco Giovanni Collorado- era stata inserita nel progetto per i Fas; dato che siamo stati esclusi abbiamo pensato di “arrangiarci”, per così dire, con le aree a disposizione, predisponendo, tra gli altri,un progetto per la costruzione di 16 box interrati sotto il parco”. La realizzazione del progetto, redatto dall’ufficio tecnico comunale, sarà affidata mediante appalto pubblico e i box saranno messi all’incanto; il ricavato della vendita servirà per la realizzazione o di altrettanti posti auto pubblici o di un’area verde attrezzata, entrambe destinazioni che la nuova qualificazione rilasciata dalla Provincia non esclude in alcun modo. Quando si dice l’arte di arrangiarsi!
Chiara Staderoli
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Giovanni Caboto è stato un navigatore ed esploratore, famoso per aver continuato l’opera di Cristoforo Colombo iniziando la serie di grandi viaggi di scoperta verso il nord-ovest, in particolare per aver scoperto il Canada il 24 giugno 1497. Nonostante alcune ricerche sostengano che sia nativo di Castiglione Chiavarese altri storici suggeriscono che sia nato a Gaeta nel 1450 circa, da una famiglia molto in vista che per circa due secoli aveva prosperato, ricoprendo ruoli di ambasciatori, consoli nonché navigatori e mercanti. Poi, a seguito della conquista di Gaeta da parte degli Aragonesi, temendo la vendetta dei vincitori dovettero rifugiarsi nel 1461 a Venezia. La Serenissima non fu così lungimirante ed interessata a sfruttare le qualità del giovane navigatore, perdendo l’occasione storica di inserirsi nel gruppo delle grandi potenze marinare europee impegnate nell’esplorazione di mari sconosciuti, non capendo che da lì a poco tutto il mondo dei traffici commerciali sarebbe stato rivoluzionato. Caboto si spostò infatti a Valencia dove diresse i lavori di ampliamento del porto voluti dal re Ferdinando II d’Aragona, che furono però bloccati nel 1493, a causa di una grave crisi finanziaria. In quello stesso anno Cristoforo Colombo ritornò dal suo primo viaggio transatlantico. Caboto intuì che non aveva raggiunto l’Estremo Oriente e propose a Ferdinando II e Isabella di Castiglia di affidargli un viaggio esplorativo lungo una rotta più settentrionale. Avendo ricevuto un rifiuto, si trasferì in Inghilterra, per convincere il re Enrico VII a sostenere il suo progetto. Il re, che già aveva perso l’occasione di avere Colombo al proprio servizio, si affrettò a concedere l’autorizzazione. Il 24 giugno 1497, Caboto approdò sull’isola di Capo Bretone e toccò la Nuova Scozia, avvistando l’isola di Terranova, e, nell’illusione di aver toccato l’estremità Nord Orientale dell’Asia, ne prese possesso in nome di Enrico VII. L’anno successivoil re autorizzò Caboto ad approntare una spedizione allo scopo di colonizzare le terre scoperte e proseguire la ricerca di altre terre, nella speranza di poter raggiungere il favoloso Cipangu (l’odierno Giappone). Le navi salparono nell’estate e Caboto toccò il Labrador e costeggiò la Groenlandia meridionale. A questo punto, si perdono le tracce. Diverse le ipotesi circa la sua scomparsa:
*la flotta naufragò, si salvò una sola nave
*i ghiacci costrinsero a piegare verso sud e Caboto è morto durante il viaggio
*seguendo un varco a Nord verso il Giappone ha raggiunto la Groenlandia, dove l’equipaggio si è ammutinato per il freddo
*ha raggiunto le coste del Nord America come previsto. Ciò sarebbe avallato dal fatto che tre anni dopo l’esploratore Gaspar Corte-Reál ricevette dagli indigeni del Nord America alcuni oggetti probabilmente appartenuti alla spedizione di Caboto.
Nonostante il misterioso epilogo, la spedizione pose le basi della futura colonizzazione inglese del Nord America. Inoltre le esplorazioni di Caboto assicurarono ai geografi europei le prime indicazioni scientifiche circa la vastità del continente americano e stimolarono la ricerca di un passaggio a Nord-Ovest verso l’Estremo Oriente.
El ‘misterio’ de caboto
Una frase en un antiguo diario de bordo, una isla regalada, el nombre estropeado de un pueblo y las ruinas de una casa: estos son los ingredientes de la leyenda de los orígenes del gran navegante
Castiglione Chiavarese está conectada a importantes personajes, cuya vida frecuentemente y a propósito queda envuelta en el misterio. ¿Uno de ellos? Giovanni Caboto (para los de habla hispana Juan Gaboto, padre de el más conocido Sebastián). Según una antigua creencia popular, el gran navegante abría nacido en Castiglione; una tradición que se aferra a los testimonios de la época disponibles a las interpretaciones que de ellas hicieron los historiadores.
Efectivamente el nombre del pueblito de la Val Petronio aparece en una correspondencia en la que se cuenta que el navegante, al servicio de la corona inglesa, habiendo sido concesionario de derechos sobre las tierras descubiertas, había donado una isla a un “barbero de Castiglione Genovese”. Justo sobre la figura del barbero se detuvo la atención de los estudiosos, con este nombre habitualmente se indicaba al medico cirujano de a bordo, elegido entre personas de confianza. El hecho es que Caboto había embarcado a un castiglionés, según la tradición, podía solamente querer decir que él mismo era nativo de Castiglione y debiendo confiar su propia salud a una persona de fiar, había elegido a un paisano. Es inútil decir que las posibles explicaciones del presunto origen castiglionés del navegante se multiplicaron con el transcurrir de los años. Aparte de la hipótesis de una apresurada lectura del documento, escrito en español antiguo, que habría inducido a error a los traductores, los históricos hipotizaron que la creencia popular podría ser ligada a algunos lugares de Castiglione, como “O Cian du Bacottu”, un nombre probablemente derivando de la inversión de las silabas del apellido del navegante. Una hipótesis bizarra que no encuentra fundamento en los testimonios históricos. Aunque si no hay certeza histórica del origen castiglionés de Caboto ella se transmitió de generación en generación, radicándose en el territorio de manera tal que los habitantes de la zona individualizaron en una construcción al lado de la iglesia parroquial la casa natal del navegante. La memoria popular no recuerda el tiempo en que la estructura fue habitada, pero para todos siempre fue “El Castillo” (o la Casona), donde habría nacido el navegante genovés. Según la documentación encontrada en los archivos locales, las ruinas habrían pertenecido a casa señorial con anexo un molino, construida por un notable de la zona cerca del 1840.
Tradición o no, los casiglionenses quedaron fuertemente ligados a la figura de Caboto importando poco la verdad histórica. Las ruinas de su (presunta) casa y parte de la superficie circundante, fueron recientemente adquiridas por un privado, para ser restaurados y utilizados manteniendo, dentro de las posibilidades, la unidad cultural y la instalación original.
En el 2008 la administración municipal adquirió una parte de la superficie –aproximadamente 500m2- para destinarlas a espacio verde público. El proyecto preveía la creación de una zona de esparcimiento con valor cultural con la instalación de carteleras relacionadas con la tradición de Caboto, como también la creación de un recorrido peatonal. Según lo proyectado la obra debía ser concluida para fines del 2008. Por razones no precisadas no se cumplió con ello y mientras tanto los árboles seculares que conferían un valor particular al aspirante parque se fueron secando (o posiblemente ayudados a secarse, no se puede saber) y las pasadas elecciones llevaron al municipio una nueva administración con lo que la suerte del área cambió. Efectivamente durante abril, cuando se aprobaba el balance, el proyecto del parque Caboto tal como fuera formulado fue eliminado del listado de las obras a realizar mas teniendo una disposición provincial que cambio su destino de uso. Actualmente no existe siquiera la sombra de un parque y el área está quedando en el abandono. Sin embargo la exclusión de Castiglione de la convocatoria para la aplicación de la financiación Par-Fas (programa de actuación regional – fondo para las áreas subutilizadas) invirtió el curso de los acontecimientos tendiendo a realizar un estacionamiento subterráneo. El intendente Giovanni Collorado explica “la predisposición de estacionamientos en diversos puntos de cabecera fue instalada en el proyecto para los Fas y, como hemos sido excluidos pensamos en arreglarnos, por decir, con las áreas disponibles predisponiendo, entre otros la construcción de 16 cocheras subterráneas debajo del parque”. La realización del proyecto fue de la oficina técnica municipal y la ejecución se contratará mediante licitación pública y las cocheras vendidas en concurso público y con su producido se realizarán obras para otros estacionamientos públicos y/o áreas verdes equipadas, ambos usos que la nueva calificación emanada por la provincia absolutamente no excluye. Cuando se dice el arte de arreglarse.
La historia oficialDGiovanni Caboto fue un navegante y explorador, famoso por haber continuado la obra de Cristóbal Colón iniciando la serie de grandes viajes exploratorios hacia noroeste, habiendo descubierto Canadá el 24 de junio de 1497. No obstante que algunas investigaciones sostienen que sea nativo de Castiglione Chiavarese, otros históricos sostienen que habría nacido en Gaeta aproximadamente en 1450, en una familia reconocida que en dos siglos había prosperado desempeñándose como embajadores, cónsules y navegantes mercantiles. A continuación de la conquista por los aragoneses y temiendo la venganza de los vencedores tuvieron que refugiarse en Venezia. La Serenissima no fue visionaria ni estuvo interesada en aprovechar la calidad del joven navegante, perdiendo la ocasión histórica de insertarse en el grupo de las grandes potencias navales europeas empeñadas en la exploración de mares desconocidos, no entendiendo que de ahí a poco todo el tráfico comercial habría sido revolucionado. Por ello Caboto se transfirió a Valencia donde dirigió los trabajos de ampliación del puerto por encargo del rey Fernando de Aragón que por una gran crisis financiera fueron bloqueados en el año 1943, año en que Cristóbal Colón retornó de su primer viaje transatlántico.
Caboto intuyó que este no había alcanzado el extremo oriente y propuso a Fernando II e Isabel de Castilla que le confiasen un viaje de exploración por una ruta más septentrional. Habiendo recibido una negativa se transfirió a Inglaterra para convencer al rey Enrique VII a sostener su proyecto. El rey que ya había perdido la ocasión de tener a Colón a su servicio se apresuró a concederle la autorización. Caboto arribó a la isla de Cabo Bretón y toco Nueva Escocia, avistando la isla de Terranova y, en la ilusión de haber tocado el extremo nororiental de Asia, tomó posesión en Nombre de Enrique VII. El año siguiente el rey autorizó a Caboto para aprontar una expedición con el fin de colonizar las tierras descubiertas y proseguir en la búsqueda de otras tierras, en la esperanza de alcanzar el fabuloso Cipangu (hoy Japón). Las naves zarparon en el verano y Caboto toco Labrador y costeó la Groenlandia meridional. Desde este punto se pierden las trazas y son varias las hipótesis acerca de su desaparición: a) la flota naufragó; b) los hielos obligaron a virar hacia el sur falleciendo Caboto durante el viaje; c) siguiendo un paso hacia el norte alcanzó Groenlandia, donde el equipaje se habría amotinado por el frío; d) alcanzó las costas de Norte América como estaba previsto. Esto último estaría avalado por el hecho que tres años después el explorador Gaspar Corte-Real recibió de los indígenas de Norte América algunos objetos que posiblemente habrían pertenecido a la expedición de Caboto.
No obstante el misterioso epílogo, la expedición puso las bases de la futura colonización inglesa en Norte América. Además las expediciones de Caboto les aseguro a los geógrafos europeos las primeras indicaciones científicas acerca de la vastedad del continente americano y estimularon la búsqueda de un paso al noroeste hacia el Extremo Oriente.
Traducido por S. Bertucci (I.C.A.L.), del original en italiano publicado por Chiara Staderoli en el “Corriere della Fontanabuona e del Levante” (ºww.corfole.com)
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