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Si apprendono le basi della cucina, si assaggia, si chiacchiera, si brinda e ci si diverte: il senso di questi incontri è migliorare le proprie capacità culinarie e socializzare, senza p...
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edizione cartacea
di Michela De Rosa | 28 Marzo 2019 | in categoria/e edizione cartacea
"Senza Zuzzurro mi sono sentito perso, ma ho trovato la forza di ricominciare": la nuova vita di Nino Formicola, la vittoria all'Isola dei famosi e l'amore per Rapallo
L’ironia deve averla ereditata dal nonno, un napoletano verace, imprenditore, inventore e un po’ folle, che nei primi del ‘900 “voleva comprarsi il Castello di Sem Benelli a Zoagli, ma non lo fece perché "era umido"”. Lo stesso che diceva di “mangiare solo il petto di pollo perché le cosce sudavano”. Ce lo racconta ridendo Nino Formicola, ossia “quello senza barba” del duo comico Zuzzurro e Gaspare, nonché vincitore dell’edizione 2018 dell’Isola dei Famosi.
L'ho incontrato a Rapallo, dove è praticamente di casa: “Appartengo alla generazione che faceva le vacanze da giugno a settembre. Ho infiniti ricordi di localini, di pesca in mare di notte, delle fritture a Santa con i pescatori che portavano il pesce e lo mangiavi lì, sulla calata del porto... E di un chiosco all’inizio della passeggiata di Rapallo che vendeva le cozze crude... ancora mi ricordo il sapore...”.
Quando alle Clarisse organizzò un Festival di cabaret con grandi nomi.
E presentava Pippo Baudo
Alle estati da bambini seguono quelle da ragazzi, con “la compagnia”, le serate, i locali, il divertimento, gli spettacoli al Covo e al Porticciolo. Finché sul palco ci sale lui: “Ho debuttato proprio qui a Rapallo, al Teatro delle Clarisse, nel 1975, con i Licantropi, la mia compagnia di cabaret”.
Poi al rientro a Milano, al Derby, il famoso locale di cabaret, conosce Andrea Brambilla, col quale forma la leggendaria coppia Zuzzurro e Gaspare. O Gaspare e Zuzzurro.
Siamo sul finire degli anni ‘70 e Nino è talmente legato a Rapallo che gli viene un’idea oggi impensabile, organizzare alle Clarisse un vero Festival di Cabaret con i più promettenti comici di allora: “In una settimana di qui passarono Gianfranco Funari, La Smorfia, I gatti di vicolo Miracoli, Enrico Beruschi, Pino Caruso, Franca Valeri e molti altri. Presentava Pippo Baudo e lo spettacolo andò in onda su Rai1”.
Nomi che danno l’idea di quanto fosse vivo il Levante, oggi sarebbe ripetibile? “Il fatto è che se una località è poco frequentata allora è spronata ad investire in attrazioni, ma se la gente ci viene lo stesso manca la motivazione. Per fortuna esistono iniziative come il Palco sul mare”.
La nuova vita al contrario: single nel lavoro, in coppia nell’amore
La vita di Nino cambia nel 2013. Andrea Brambilla, ossia il compagno Zuzzurro, nonché cognato, amico, complice di mille avventure, viene stroncato da una malattia. “Mi sono ritrovato improvvisamente solo, come persona e come comico. Non avevo previsto di dover ricominciare tutto daccapo a sessan’tanni”.
Eppure ci riesce, in modi davvero insoliti per lui. Il primo è partecipare al reality “L’isola dei famosi”, proprio lui che di quelle trasmissioni non ne voleva sapere: “Volevo dimostrare che esisto ancora, che ci sono, che ho cose da dire e da dare. Mi sono divertito a fare quello che avrei fatto da casa, ossia lo spettatore, commentando quello che accadeva. Solo che ero lì. La gente si è riconosciuta e mi ha fatto vincere”.
Ma le sorprese - e i cambiamenti - della sua vita non sono finite: noto scapolo incallito, a sopresa lo scorso settembre è convolato a nozze con la sua compagna Alessandra Raya. Per l’occasione ha indossato una fusciacca e il papillon scozzesi che portava quando con Zuzzurro vinsero il Telegatto, un bellissimo modo per rendere presente il collega e amico scomparso.
E poi ci sono i giovani: Nino infatti insegna agli aspiranti comici, anche a quelli di casa nostra come già avvenuto grazie alla collaborazione con l’assocciazione Artemis Levante. Ma non la comicità: “Quella è impossibile da insegnare, o ce l’hai - e hai la tua - o niente. Tengo una sorta di corso di artigianato, in cui racconto la mia esprienza spiegando tutto il lavoro che c’è dietro, che non si vede, ma che soprattutto impari solo con l’esperienza”.
Cuoco provetto: “ma la prima farinata fu un disastro”
“Amo la cucina ligure in maniera totale. Mi piace tutto, non potrei dire un piatto. I frisceu, potrei morire di frisceu”.
E Nino non si limita a gustare: da qualche tempo ha scoperto un nuovo talento, cucinare. E quando sta a Milano ci sono delle cose a cui proprio non può rinunciare: “Ho perso un anno della mia vita per cercare di fare la focaccia come si deve, ma alla fine ci sono riuscito. Un po’ più problematica la farinata. La prima volta ho seguito una video ricetta in cui facevano fare all’impasto una specie di “onda”, come per il risotto: mi sono ritrovato col pavimenti ricoperto di un intruglio di farina di ceci e olio. Un disastro. Poi ne ho bruciate altre cinque o sei e poi finalmente ce l’ho fatta”.
Allora gli facciamo il test sulla sua “ligurità”: il pesto con o senza aglio? “Se me lo chiedono senza aglio mi rifiuto. Tra l’altro lo faccio seguendo un’antica ricetta del levante, quando del parmigiano e del pecorino non si sapevao neanche l’esistenza e si usava solo la prescinsöa. Fino a qualche tempo fa facevo la scorta a Rapallo, ora per fortuna la trovo anche a Milano”. Viste le tante vite e l’entusiasmo di Nino non ci resta che aspettare di vedere cosa “bolle in pentola” per il futuro.
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