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attualita, edizione cartacea
di Michela De Rosa | 06 Dicembre 2018 | in categoria/e attualita edizione cartacea
Intervista a Luigi Attanasio, imprenditore a Carasco e nuovo presidente della Camera di Commercio di Genova
Si parla di tunnel, unione comuni, accoglienza e trasporti, ma anche ambiente e valori
Luigi Attanasio, genovese ma levantino di adozione, con alle spalle un lunghissimo curriculum imprenditoriale e associativo, dai primi di agosto è il nuovo presidente della Camera di Commercio di Genova. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio a Carasco perché è principalmente qui che si svolge la sua giornata lavorativa: nel ‘74 ha trasferito la Spiga Nord che produce glicerina e nell’84 è stato tra i fondatori della Re.Vetro che ricicla vetro, carta, lattine e plastica. Lo abbiamo quindi intervistato in questa doppia veste di imprenditore locale e rappresentante del settore commercio per capire quale direzione sta prendendo - o potrebbe prendere - il nostro territorio.
Lei ha vissuto l’esperienza del crollo di due ponti, quello di Carasco e quello di Genova: che impatto ha avuto sulla sua vita imprenditoriale e sul nuovo ruolo in Camera di Commercio?
Sì, a Carasco l’ho vissuto appieno con le conseguenze sulla Spiga Nord e a Genova con un’azienda di raccolta differenziata che si trova proprio sotto il ponte Morandi. Questi eventi mi hanno messo di fronte alla fragilità del nostro scarsissimo e vetusto sistema di trasporti. Io vivo a Genova e tutti i giorni vengo qui a Carasco uscendo dall’Autostrada a Lavagna e anche in periodi di normalità ogni giorno è un delirio. Inoltre la questione Morandi e poi le mareggiate delle scorse settimane hanno molto condizionato il mio esordio in Camera di Commercio: quello che avrei voluto fare è stato bypassato dalle emergenze.
A proposito di collegamenti, cosa ne pensa del Tunnel Costa-Entroterra?
Che la Val Fontanabuona sia condizionata come unico sbocco a Chiavari è assurdo e molto condizionante. Il Ponte Morandi ci insegna che sotto uno sta zero, ossia che quando ti si preclude l’unica via sei alla fine. Qui non ci sono alternative alla 225 che ogni santo giorno, a mattina e sera, si trasforma in un serpentone di auto incolonnate; e questa strada non vede miglioramenti da trent’anni. Quindi tutto quello che agevola gli spostamenti dei lavoratori, delle persone e delle merci non può che essere una priorità, da vedere all’interno di un progetto più ampio che preveda un adeguamento dell’uscita di Lavagna e trasporti pubblici più efficienti. Il minimo per entrare in un’epoca moderna.
C’è chi afferma che quest’opera non sia giustificata in rapporto agli abitanti, cosa ne pensa?
Che dimentica che questa è una zona ricchissima di aziende di ogni taglio. Ho visto come è stato collegato l’entroterra di Imperia verso Milano, con tunnel e contro tunnel, per la maggior parte non giustificati. E qui che è un’opera voluta e giustificata non si fa? E’ assurdo.
A proposito di numeri di abitanti, pensa che la parcellizzazione del territorio sia una delle cause di mancanza di servizi?
Sì, anche perché non si ha mai peso politico né economico. Penso che si dovrebbe andare verso l’unione dei Comuni anche per poter attuare gli interventi su larga scala, come la pulizia dei fiumi. Ma anche per la creazione di un polo scolastico, un polo sportivo con piscine e trasporti moderni con ad esempio un tram ad anello che colleghi Chiavari e Lavagna.
Come ogni imprenditore ha a che fare con la burocrazia, la Camera di Commercio cosa può fare per semplificare la vita, specie a quelli piccoli?
Intanto abbiamo spostato on line tutte le pratiche possibili in modo da non dover sprecare giornate a venire in sede. Poi noi purtroppo viviamo in un Paese che ha una vera bulimia di burocrazia a ogni livello, nazionale regionale e comunale, che si va a sommare a quello europeo. Le associazioni sono un vero paracadute per districarsi in questa complessità e davvero possono dare un supporto molto efficace, anche per capire il linguaggio legislativo così tecnico e volutamente incomprensibile.
“Torta di riso finita”: cosa ne pensa del fatto che la Liguria, specie nell’accoglienza e nel commercio, abbia adottato uno slogan negativo?
E’ un modo di pensare legato alla passata rendita di posizione: “Qui devono passare, qui devono venire, ora devono pagare”. Penso che l’evento del Ponte Morandi abbia mostrato in maniera molto chiara i limiti di questa visione rendendo evidente che possiamo anche restare isolati o addirittura scomparire e gli italiani neanche se ne accorgerebbero. Ora che chiunque può prendere un aereo e andare ovunque l’unica strada è migliorare l’empatia e la qualità dell’offerta. Dobbiamo fare tesoro delle nostre disgrazie e cambiare. Oggi vedo che c’è una volontà di riscossa importante, spero nella generazione Erasmus che studia in tutta Europa, che viaggia in tutto il mondo e che quindi porta una nuova apertura mentale. Anche il commercio è davanti a delle sfide importanti e occorre un rinnovamento nell’offerta e nel servizio.
Fa acquisti sul territorio?
Sì, sia personalmente sia come azienda per la quale acquistiamo di tutto , dall’arredo alla cartoleria.
Tema ambiente: qui a Levante non è ancora una priorità delle persone né delle aziende
Non c’è mai stata una vera sensibilizzazione e purtroppo riguarda la Liguria in generale. Per quanto riguarda la raccolta differenziata ad esempio le cose stanno migliorando, in particolare a Sestri Levante, mentre a Chiavari funziona a corrente alternata e si potrebbe fare meglio. A Lavagna... beh sappiamo dei problemi che ci sono stati. Per fortuna nei giovani le cose stanno cambiando e si domandano cosa possono fare per l’ambiente.
L’ambiente di questa zona può diventare una risorsa economica?
Anni fa ho dato vita insieme ad altri imprenditori a Genova un’azienda che si chiama Ecolegno e che ogni anno recupera e ricicla ventiduemila tonnellate di legno derivante da mercati generali, porto, pallet, imballaggi, arredi abbandonati, legno sulle spiagge... che poi diventa truciolato. Mi guardo attorno e vedo queste montagne abbandonate che invece potrebbero diventare una risorsa di combustibile naturale e quindi di lavoro. Ci sarebbe molto da fare.
Quindi se avesse la bacchetta magica cosa farebbe per il Levante?
Sistemerei la viabilità e i trasporti perché da quello dipende tutto. Senza è tutto un incubo.
Cosa pensa di portare come persona in Camera di Commercio? Che tipo di visione e di valori?
Come imprenditore ho un’industria chimica, ma chimica verde, e dall’altra parte il riciclo. Quindi penso di portare una sensibilità sulla scarsità delle risorse ambientali e lasciare un mondo meno imbrattato e meno consumistico di quello che ho trovato. Questo è dovuto alla mamma contadina che mi ha insegnato il rispetto della terra e il valore di non sprecare. Inoltre porto l’attenzione ai lavoratori: ad esempio qui alla Spiga Nord attualmente abbiamo quattro ragazze in maternità, significa che stanno bene, che si sentono al sicuro e possono fare progetti di vita. Poi certo, qui le aziende sono in genere troppo piccole per ospitare gli asili aziendali o formule di questo tipo. Ecco, mi piacerebbe portare questa visione nordica della responsabilità sociale dell’impresa. E poi ricordiamoci che se non permettiamo tutto questo non ci saranno consumatori, quindi è un cane che si morde la coda.
I commenti dei lettori
Pino:
Sono un imprenditore commerciale in Rapallo, e concordo appieno con quanto letto. Per me un collegamento diretto con l'entroterra sarebbe auspicabile per sviluppare i rapporti commerciali e le idee degli uomini di buona volontà. Ricordo che già dalla metà del seicento esisteva il "Capitaneato di Rapallo" che abbracciava politicamente ma specialmente commercialmente una porzione notevole di entroterra, dai Portofino credo fino a Ferrada di Moconesi o giù di lì. Forse gli uomini di allora avevano capito meglio l'importanza dell'entroterra e dei collegamenti con il mare. Saluti
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