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    attualita, cucina, ecologia, edizione cartacea, ricette

    di Cristina Parente | 05 Novembre 2018 | in categoria/e attualita cucina ecologia edizione cartacea ricette

    Cibo naturale, integrazione, socialità e tutela del territorio: l'Orto Collettivo è tutto questo. In progetto anche a Levante

    Cibo naturale, integrazione, socialità e tutela del territorio: l'Orto Collettivo è tutto questo. In progetto anche a Levante

    Si può diventarne coltivatori e avere così una quota del raccolto, oppure fare un abbonamento di 50Euro mensili e avere 4 quattro cassette di prodotti. E per chi ha il terreno ma non sa o non può coltivarlo ci sono il “contadino in affitto” e quello “a chiamata”

    Una volta c’erano gli orti dei nostri nonni a fornirci frutta e verdura sempre fresche, di stagione e soprattutto non trattate. Oggi è difficile trovare in commercio quelle davvero “naturali” tanto che c’è un grande ritorno agli orti, anche in città. Tantissime le formule: dall’angolo in giardino all’orto “verticale” in terrazza, fino a quello sui tetti. Ma qui vi parliamo di un’altra formula, l’orto collettivo e in particolare l’Orto Collettivo Genova (OCG), nato nel maggio 2015 dall’associazione comitato Quattro Valli con sede a San Colombano Certenoli, che riunisce oltre 2000 aziende agricole della provincia di Genova.


    UN INSIEME DI COSE BUONE E BELLE
    Il progetto è molto interessante e sta avendo grande riscontro perché unisce diversi aspetti sociali e di benessere delle persone, a partire appunto dalla possibilità di avere frutta e verdura coltivate “come un tempo”, senza utilizzo di chimica. Lo si fa attraverso il progetto “Adotta un orto”: con un abbonamento di cinquanta euro mensili si possono ritirare quattro ceste al mese di prodotti di stagione freschissimi: «Intendiamo così mostrare cosa può nascere e crescere in questa collina in città ed educare a un consumo consapevole» -  ha spiegato Valentina Grasso Floris, presidente Orto Collettivo, il più grande d'Europa e uno degli orti colettivi più grandi al mondo.

     

    C’è poi il recupero e la tutela del territorio: siamo sulla collina tra Campi e Coronata, proprio nella zona tra Ponte Morandi e la foce del Polcevera. Un terreno di sette ettari abbandonati da decenni. Ora, dove prima c’erano solo rovi tanto da non riuscire nemmeno ad entrare, si coltivano frutta, ortaggi, verdure ed erbe profumate, seguendo il ritmo delle stagioni. Inoltre offre una bellissima occasione di inclusione sociale: è infatti gestito da un gruppo variabile di persone a seconda della loro disponibilità e vi lavorano diversi migranti e persone sottoposte a pene alternative che qui possono riscattarsi, imparare un mestiere, integrarsi e sentirsi utili.


    Tra gli aspiranti agricoltori, che coltivano insieme la terra e si dividono il raccolto in base alle ore di lavoro svolte utilizzando lo Scec, una moneta cartacea alternativa, operai, architetti, medici e avvocati ma anche tanti pensionati e casalinghe: per loro l‘orto collettivo è anche un’occasione per scoprire una nuova filosofia di vita. In meno di un anno si sono avute oltre 700 richieste di partecipazione e hanno già aderito 300 cittadini.

    HAI L’ORTO MA NON SAI O NON PUOI COLTIVARLO? ADOTTA UN CONTADINO
    Gli obiettivi di prossima realizzazione sono il “Contadino a chiamata”, per gli anziani che non hanno le forze di coltivarsi il loro terreno e richiedono un lavoro occasionale. Esiste poi “Adotta un contadino” per chi già ha un orto ma desidera farlo coltivare non avendone il tempo. In questo caso i cinquanta euro mensili verranno dati al contadino che si reca presso l’orto del privato per produrre ortaggi che il proprietario dovrà poi solo raccogliere.

    MIGRANTI E STUDENTI UNITI PER LA TERRA
    Mahadi S., 20 anni, nel suo paese, il Mali, faceva l'imbianchino ma all'Orto ha imparato un mestiere nuovo. Ora è il responsabile, volontario e non retribuito, del progetto "Adotta un orto" e uno dei 45 richiedenti asilo a cui è stato consegnato il diploma di "Costruttori del paesaggio", un progetto che, da maggio 2015, ha coinvolto più di 300 migranti che lavorano fianco a fianco con altrettanti italiani: «Hanno imparato a fare un terrazzamento naturale e a gestire spazi che si trovano in stato di abbandono - spiega Valentina Grasso Floris - trasformandoli e creando dei sistemi di ingegneria naturalistica con dei terrazzamenti composti da elementi vivi, cioè i tronchi d'albero: una nuova tipologia molto efficace in un territorio tormentato dalle alluvioni».



    PROGETTI A LEVANTE
    Sestri Levante, Tribogna, Lavagna, Né

    L’Orto Collettivo è frequentato anche da scolaresche (56 solo l’anno scorso, tra cui quella di Cicagna) per fare applicazione pratica di educazione ambientale e alimentare, ma anche per camminare a piedi nudi e riscoprire il contatto con la terra.


    A ottobre è partito un progetto in cui i neo geometri faranno un corso per diventare il tramite con i migranti
    (che non parlano italiano): «Abbiamo concordato con l'istituto Firpo-Buonarroti una borsa di studio finanziata dal Ceis per quattro neo-diplomati - spiega Andrea Pescino, uno dei promotori -. Impareranno ad essere i capisquadra di questi ragazzi: perché qui si lavora in sintonia, richiedenti asilo e italiani, bianchi, neri, gialli o rossi. La terra è di tutti». Questo permetterà di attivare diversi impianti tra Sestri Levante (Sorgenti del Gromolo), Tribogna, Lavagna (Barassi), Né. Uno degli scopi principali è la riduzione dei danni derivanti dall'abbandono, quali frane, smottamenti, ruscellamenti anomali, esondazioni, con il semplice metodo della tenuta delle acque in quota e sui terrazzamenti di risulta dal recupero dell'abbandono.


    Per info: www.ortocollettivo.it
    GENOVA Corso Perrone, dal 38 al 46.




     


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