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03 Settembre 2018 | in categoria/e edizione cartacea salute

Donare sangue per salvare vite: tre sezioni Avis locali festeggiano importanti traguardi, ma occorre più partecipazione

Subito dopo la tragedia del Ponte Morandi sul web e sui social si è attivata una chiamata generale a recarsi negli ospedali di Genova a donare il sangue. Seppur fatto con tutte le buone intenzioni, in realtà non ce n’era bisogno, tanto che i centri trasfuzionali e le Avis hanno dovuto fare un controappello a non andare, in modo da lasciare liberi gli ospedali e le strade per i soccorsi e per i parenti delle vittime. Questo evento ha messo in evidenza tre assetti: l’importanza vitale di avere scorte di sangue per casi di emergenza, l’incredibile sensibilità e generosità delle persone, l’importanza delle associazioni che raccolgono sangue durante l’anno. Per le situazioni di emergenza la cosa migliore è infatti quella di donare in modo programmato e fidelizzato, così da permettere ai centri trasfusionali di essere sempre approvvigionati. Può sembrare assurdo, ma fare la coda per le donazioni subito dopo una catastrofe, pur essendo un gesto di grande umanità, può non essere sufficiente e in alcuni casi perfino di intralcio. Ecco allora che iscriversi alla sezione AVIS di appartenenza si rivela ancora una volta la scelta più umana e saggia da fare, per aiutare non solo in caso di catastrofi ma anche tutte quelle persone che tutti i giorni rischiano di perdere la vita dopo operazioni o incidenti.

130 anni: tanti sono gli anni di attività ottenuti sommando gli anniversari delle sezioni AVIS di Casarza Ligure, Chiavari e San Colombano Certenoli. Un traguardo se si contano anche le sezioni di Rapallo e Sestri, ma anche una necessità considerato che la donazione di sangue è sempre un gesto necessario e di stretta attualità.

San Colombano: record di donazioni

Tocca il record di ben 268 l’inossidabile Prete Rinaldo Rocca, 100 per Alberto Sanguineti, 50 Maurizio Natalini e Angelo Iraci: sono le generose donazioni di sangue delle benemerenze consegnate quest’anno nella sezione presieduta da Franco Bevilacqua: «La consegna delle benemerenze è un momento importante, in particolare quest’anno con i 30 anni di attività e il record di donazioni di Prete Rinaldo che ci ha anche omaggiato di una bellissima ed emozionante lettera, di cui cito il passaggio “E’ incredibilmente bello essere fratelli di sangue con tanta gente che nemmeno conosciamo».

Una bella pedalata in compagnia fino a Calvari, tanti premi e un ricco rinfresco finale: è l’appuntamento tradizionale dell’AVIS di Chiavari che quest’anno si rinnova il 16 Settembre con ritrovo in Piazza Gagliardo (Piazzetta dei Pescatori) alle 8:30 (partenza ore 9:00). «E’ un momento importante – spiega la presidentessa Sofia Fattore – perché permette di inviare un messaggio anche a chi ci vede passare».


L’evento sarà anche l’occasione di celebrare ancora una volta i 60 anni della sezione, già festeggiati in un clima di fratellanza e collaborazione insieme all’altra storica realtà di raccolta sangue, la FIDAS, fondata nello stesso anno: «Donare il sangue è importante a prescindere dalla maglia – conclude – e siamo molto felici di continuare a collaborare con le realtà del territorio con un solo scopo: salvare vite umane».  Consegnate le benemerenze: Oro per 50 donazioni a Casella Alessandro, Sanguineti Simone, Specchia Stefano, Vestrelli Giuseppe; Oro con rubino per 75 donazioni a Fondi Giorgio, Muscaridola Angelo, Nicolini Remo; Oro con smeraldo per 100 donazioni a Paganini Fabio, Squeri Bianca, Vignale Elisabetta.

Il presidente Claudio Staderoli si dice soddisfatto delle donazioni raccolte: «Per noi è una soddisfazione essere fermati per strada dai donatori che ti chiedono “Quando ci sarà la prossima raccolta?” oppure ci informano che possono venire a donare. Si è instaurato un bel rapporto di fiducia che ci ha permesso di superare i 110 donatori attivi». Un bel numero considerando il bacino di donatori a disposizione della sezione, che però si trova in serie difficoltà sotto l’aspetto logistico: «Per poter proseguire nel nostro lavoro, il cui unico scopo è quello di salvare vite umane, abbiamo bisogno di maggiore attenzione dalle istituzioni. Siamo l’unica AVIS del Levante a non avere una sede propria e l’unica soluzione possibile è condividere uno spazio con altre associazioni. Questo ci impedisce di avere un archivio fisso e qiuindi dobbiamo fare avanti e indietro ogni volta che andiamo in sede con i documenti dei pazienti per evitare che altre persone ne abbiano accesso. Una situazione difficile sostenere sul lungo periodo». Ed è questo uno dei motivi che ha portato l’AVIS a festeggiare un anno dopo i propri quaranta anni di attività.