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attualita, edizione cartacea
di Michela De Rosa | 03 Settembre 2018 | in categoria/e attualita edizione cartacea
Cura e decoro: ora i cittadini possono collaborare col comune, ecco la nuova formula che rivoluziona tutto
Comuni che dovrebbero fare ma non riescono e cittadini che vorrebbero fare ma non possono: due mondi assurdamente divisi, così il risultato è che tutto va a catafascio. Ecco le soluzioni.
Ha destato molte reazioni il nostro articolo apparso sul numero di giugno dal titolo “Puliscono, aggiustano, riqualificano dove i Comuni latitano. Ma per un paradosso italiano andrebbero puniti”. Diversi lettori ci hanno scritto per condividere le loro esperienze di “cittadini attivi” mentre da Cicagna Cino Repetto (in foto) ci scrive che ”la situazione è purtroppo comune a molte pubbliche amministrazioni italiane, ed è stata sollevata e denunciata a più riprese”, allegando lo scritto seguente che illustra due formule che i Comuni possono adottare.
Collaborare in modo regolare è possibile: ecco le formule
Con le norme bizantine che ci ritroviamo sembra impossibile riuscire a trovare una forma che consenta di utilizzare a vantaggio della Comunità l’energia e la buona volontà dei cittadini, che anziché ricevere encomi per la loro generosità si espongono al rischio di denunce o richieste di risarcimento danni. Un’assurdità tutta italiana, peraltro in un periodo in cui sono ormai passati i tempi delle “vacche grasse” per i Pubblici Amministratori, che faticano ad assicurare anche i servizi essenziali. In realtà alcune vie d’uscita esistono, vediamo quali.
Baratto Amministrativo
Da alcuni anni ogni Amministrazione locale può introdurre nel proprio ordinamento il cosiddetto Baratto Amministrativo: in pratica, offrire ai propri cittadini la possibilità di saldare i propri debiti (es. multe o tasse locali) svolgendo lavori socialmente utili come pulizia di strade, edifici, manutenzione di parchi e giardini, interventi di decoro in aree degradate, etc.. E’ un’opzione introdotta con il Decreto Sblocca Italia (DL 133/2014, art 24), di cui hanno già approfittato molti Comuni italiani, grandi e piccoli; una soluzione vantaggiosa per la Pubblica Amministrazione, che limita l’evasione ed evita di dover effettuare appalti sovente più costosi, ma anche per il cittadino, che magari trovandosi in difficoltà economiche ha difficoltà a onorare il proprio debito con il Comune.
Regolamento per l’amministrazione condivisa dei Beni Comuni
Un’opzione che si sta diffondendo tra i Comuni più innovativi. Realizzato da Labsu (INFO QUI) per il Comune di Bologna ha riscontrato subito un enorme interesse e oltre 150 Comuni lo hanno subito fatto proprio. Per la prima volta si ha infatti un Regolamento che disciplina le forme di collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni materiali (un edificio storico da gestire, un parco da manutere, una pista ciclabile da ripristinare…) o immateriali (un bene culturale, una tradizione locale…) riconosciuti come essenziali per la comunità attuale e delle future generazione. In pratica il Comune individua una serie di beni da preservare e gruppi di Cittadini Attivi (privati, associazioni o anche aziende) si possono candidare a prendersene cura, stipulando un Patto di Collaborazione. In questo modo viene riconosciuta anche legalmente la valenza sociale dell’intervento.
Quindi, per rispondere all’appello che chiudeva l’articolo le formule del buonsenso e della buona volontà (perché alla fine è di questo che si tratta) in effetti esistono, e anzi ce n’è più d’una: basta che gli Amministratori abbiano il coraggio di adottarle, visto che l’entusiasmo e la voglia di fare tra i nostri concittadini di sicuro non manca.
I commenti dei lettori
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