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agenda, edizione cartacea, storia locale, tempo libero, uscire
di Simone Parma | 01 Maggio 2018 | in categoria/e agenda edizione cartacea storia locale tempo libero uscire
L'ENTROTERRA CANTA MAGGIO! Da Borzonasca alla Val Graveglia allo riscoperta di una tradizione…un po' matta!
“Freddo, buio, vento e grandine: addio!”. Dovevano aver pensato questo i primi fautori del Cantamaggio, una festa tra il goliardico e il propiziatorio che ogni anno, il Primo di Maggio, anima le vallate dell’entroterra con canti e rituali…un po’ particolari.
Gli innamorati si dichiaravano con un castagno!
In Val Graveglia – racconta sul proprio sito il Consorzio Ospitalità Diffusa “Una Montagna di Accoglienza” - il Cantamaggio era l’occasione per dichiararsi, aiutati nell’impresa da un gruppo di amici. Gli uomini andavano nel bosco e tagliavano un bel castagno novello da portare a mezzanotte a casa dell’amata, decorato con rose e rami di maggiociondolo: doveva essere il più alto possibile, fino a superare l’altezza della casa, per essere ben visibile a tutti e normalmente rimaneva al suo posto fino all’anno successivo. I ragazzi trasportavano l’albero cantando fino alla casa della ragazza, dove venivano ben accolti e rifocillati dalla famiglia della prescelta, con ravioli, gallina bollita, cima ripiena, dolci e, naturalmente, tanto vino! E il canto “maggio giocondo, rallegra tutto il mondo” durava fino all’alba.
A ogni ragazza il suo albero
In Valle Sturla il “portar maggio” prendeva invece una forma meno romantica e più goliardica. Anche qui era usanza portare gli alberi davanti alle case delle ragazze del paese, ma ogni pianta aveva un significato: il ciliegio (çêxa figgia de gêxa), l’ontano (öna figgia bona), il noce (nôxa figgia spozâ) o l’acacia, per le fanciulle un po’ meno “morigerate”.
Dalla Val d’Aveto a Genova: tutti a cantare
La tradizione del Cantamaggio affonda le sue radici nei rituali magico-propiziatori che la cultura contadina ha tramandato nel tempo: doni e canti benauguranti in cambio di una buona stagione di raccolto. Col passare del tempo è diventata sempre di più una festa, una celebrazione della primavera e dei suoi frutti, diffondendosi ovunque, ognuna con le sue particolarità.
A Santo Stefano d’Aveto si inizia la sera del 30 Aprile e si canta tra le vie del centro fino al giorno dopo, con la magica coreografia dei rami di ciliegi in fiore. A Prato Sopralacroce invece, dall’anno scorso, il Cantamaggio è rinato sottoforma di “cantama…ngio” (28 aprile), una festa itinerante che, grazie all’impegno dei più giovani, mantiene viva la tradizione e attira turisti in valle. I suonatori invece hanno la tradizione di radunarsi nei borghi dell’entroterra per dare vita a danze e portare un po’ di allegria tra la gente del posto. «Per anni Castiglione Chiavarese è stata animata con canti e costumi d’epoca dai suonatori maggerini – ci racconta Federico Descalzi del gruppo folk Amici della Valgraveglia – e insieme a Varese Ligure e agli altri borghi della Val di Vara è ancora uno dei posti dove la tradizione del Cantamaggio è ancora molto sentita». E allora, un buon Cantamaggio a tutti, tra riti propiziatori e canti goliardici o della tradizione, come quello di seguito.
“Canto del maggio dellaVal Bisagno”
e per il mondo andiamo
Maggio cantar vogliamo.
Benvenuto Maggio
capo di Primavera
di ogni stagion primiera.
Noi ce ne andiamo
su per il Bisagno
fiorite son le rose.
E la rondinella
che in cielo va volando
Maggio è qui cantando.
E il rosignolo
Che canta notte e giorno
Maggio è qui d’intorno.
Dio ve lo mandi
un bel figlio maschio
dategli moglie e cavallo.
Dio ve lo mandi
e Dio ve lo allevi
che sia un buon cavaliere.
Da questa casa
noi ce ne andiamo
e a un’altra casa andiamo.
Noi ce ne andiamo
e in pace vi lasciamo
arrivederci a un altr’anno.
Tratto da CORFOLE! del 5/2018, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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