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edizione cartacea, storia locale
05 Marzo 2018 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
Il sacrificio del Ponte di Gallinaria: fu fatto saltare per fermare la ritirata delle truppe tedesche, così per attraversarlo qualcuno imprvvisò una strafia
Percorrendo la Provinciale che in Fontanabuona sale da Cicagna a Ferrada, passato il ponte che sta all’ incrocio con la strada per Cornia, dopo una curva a sinistra ci si trova in una stretta gola dove non giunge mai il sole; il Lavagna scorre in fondo ad essa tra le rocce, e c’è un altro ponte dopo il quale sale la vecchia strada per il centro di Ferrada. Questo ponte é stato protagonista di uno dei tanti piccoli episodi dell’ultima guerra che si vanno dimenticando con la scomparsa dei testimoni. Non ricordo l’anno esatto, forse l’ultimo della guerra, ma una notte questo ponte venne minato e fatto saltare, per intralciare la ritirata delle truppe tedesche verso Nord.
SULLA STRAFIA... IN BICICLETTA
Così tra Cicagna e Ferrada non esisteva in quel punto altra possibilità di transito carrabile: per passare a piedi bisognava arrampicarsi per mulattiere ripide e tortuose, per cui qualche spirito ingegnoso trovò la soluzione. In questa valle esiste una lunga tradizione di teleferiche (‘e strafìe) che servivano per la legna, il fieno e soprattutto le ardesie: qualcuno pensò bene di impiantarne una che collegasse le due rive. Allora non erano ancora state emanate le norme 626 sulla sicurezza, e quindi fu facile realizzarla artigianalmente: c’era un cavo d’acciaio fissato sulle due sponde, sul quale correvano due pulegge, alle quali era sospeso un pianale fatto con due tavole di legno. Un sistema di vai-e-vieni con una corda e due ruote con una maniglia costituiva il meccanismo di traslazione del carrello, sul quale saliva un passeggero per volta, seguito poi, se l’aveva, dalla bicicletta. Ricordo tutto questo perfettamente perché mio padre doveva, per lavoro, utilizzare giornalmente questo mezzo aereo di trasporto; e tutto ciò sino a che non venne costruita una passerella in legno. Non ricordo più chi fosse il sagace imprenditore di tale impianto, che probabilmente era anche il manovratore che, per una modesta mercede, eseguiva i trasbordi.
BAMBINI A GIOCARE CON GLI ORDIGNI
Tornando al motivo della distruzione del ponte; questo fece sì che non fosse possibile per i tedeschi in ritirata eseguire lo sgombero di una grande catasta di cariche e proiettili per cannone da 88 che era stata abbandonata in un prato vicino. Si diceva, allora, che questo deposito sia tornato utile a chi, in seguito, aveva bisogno di esplosivi per i lavori di cava o per altri usi. Ognuno di questi ordigni era contenuto in un tubo di cartone catramato, e noi ragazzini ci divertivamo a farli rotolare per tutto il prato. Facevamo anche delle strisce con le bacchette di cordite (l’esplosivo delle cariche) che attraversavano la strada, per poi darvi fuoco di nascosto e spaventare i rari passanti. Ancora una volta l’ingenua incoscienza infantile riusciva a trasformare le calamità della guerra in motivi di svago...
Testimonianza di
Carlo Pasquali,
Chiavari
I commenti dei lettori
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di Giansandro Rosasco
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