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    edizione cartacea, itinerari, storia locale

    di Simone Parma | 05 Febbraio 2018 | in categoria/e edizione cartacea itinerari storia locale

    Il mistero buffo dei cartelli di Traso: chi è l'artefice? Perché lo fa? Siamo andati a scoprirlo

    Il mistero buffo dei cartelli di Traso: chi è l'artefice? Perché lo fa? Siamo andati a scoprirlo

    In questa parte di entroterra le tradizioni sono ancora salde e vive, i paesi e perfino i boschi hanno soprannomi in dialetto, come le persone; ma molto di tutto questo va via via perdendosi. E’ così che Emilio Delfino, operaio nel porto di Genova e abitante a Traso, frazione di Bargagli, inizia la sua opera di divulgazione attraverso cartelli bene in vista sul suo terreno affacciato sulla Statale per Genova: “Tutto nasce sentendo i vecchi citare i nomi delle varie zone dei nostri boschi, dove anche io andavo a raccogliere castagne e funghi: “In Ta ronco”, “Cian da lunga”, “Campo negra”. Per evitare che andassero dimenticati ho iniziato a creare dei cartelli ed appenderli nei boschi, come si fa con le frazioni dei comuni”.

    Proverbi e modi di dire
    Dopo aver ripristinato la “toponomastica locale” dei boschi ha proseguito la sua opera di raccolta e divulgazione con i detti del posto: “Sentendoli sempre da mia nonna Mary e mia zia Carla, ho iniziato a scriverli. Ad esempio “A Russu i mangiu e i buffo” è un detto che si è tramandato di generazione in generazione. I nostri vecchi si prendevano in giro gli uni con gli altri e in questo caso, essendo che in località Russu faceva più caldo li schernivano dicendo che mangiavano e sbuffavano per il caldo”.
    Poco tempo dopo Emilio conosce l’amico e poeta Giancarlo Fraguglia di Caffarena: “Questo incontro ha ulteriormente allargato il bagaglio culturale con tantissimi nuovi detti, credo quasi 300! Ricordarli tutti è impossibile per questo in cantina ho già preparato tutti i cartelli da esporre. L’ultimo ad esempio: “chi sa sa, chi nu sa va a scoa” è uno di quei modi di dire che si usano quando qualcuno protestava per l’obbligo scolastico e contiene, come gli altri sempre un fondo di verità!”.


    I personaggi locali
    Ma non è tutto: ci sono anche cartelli “personalizzati”, dedicati ai personaggi della valle “Molto spesso da Bargagli – continua Emilio – si andava in Val Fontanabuona, ricca di ardesia per le costruzioni. Così i legami si strinsero, a tal punto che alcuni ardesiaci avevano il loro detto personalizzato che Giancarlo mi ha tramandato”. Come atto di gentilezza per la privacy degli interessati Emilio li ha recapitati direttamente agli interessati. Ora a dargli una mano nella sua instancabile opera di raccogliere e divulgare a modo suo la nostra storia, ci sono le figlie Giorgia e Ilaria. Quando passerete ricordate di dare un’occhiata al proverbio del momento. E se ne conoscete altri potete lasciarglieli scritti su un biglietto.




     


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