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attualita, edizione cartacea
di Simone Parma | 06 Dicembre 2017 | in categoria/e attualita edizione cartacea
La casa con le braccia aperte: la storia di Paolo e Mony e il caso del senzatetto che ha mobilitato l'Italia
Si dice che a Natale siamo tutti più buoni, ma Paolo Giovagnoli e Mony Scifo di Ferriere di Lumarzo hanno deciso di essere generosi non solo quel giorno, ma per tutta la vita e per questo si sono ritrovati al centro di un’attenzione mediatica che ha dell’incredibile.
“Una sera sul gruppo Facebook “Sei di Marassi Se..” ho visto il video che raccontava la situazione di un senzatetto e ho pensato subito che dovevo fare qualcosa - racconta Paolo - così ne ho parlato con Mony e abbiamo deciso di aiutarlo”. Lo hanno raggiunto sotto il ponte dove viveva, vicino al Cimitero Monumentale di Staglieno: “Dopo esserci presentati gli abbiamo lasciato il nostro numero dicendogli di chiamarci se voleva essere ospite a casa nostra. E così ha fatto, dopo nemmeno un’ora”.
L’arrivo di Giuseppe è rimbalzato su tutti i social network ed è stato ripreso dai media nazionali. è scattata anche una gara di solidarietà: “Lorena del negozio Bardi ci ha offerto un armadio, il panificio di Bargagli (dove Mony lavora NDR) ha donato il pane per tutta la sua permanenza, una fiorista di Genova gli ha offerto fiori e lumini per ornare ogni giorno la tomba della sua ex convivente, ma, cosa ancora più incredibile, è iniziata una raccolta fondi da tutta Italia per permettere a Giuseppe di potersi rifare una vita”.
La coppia ha quindi ricevuto richieste di partecipare a Pomeriggio Cinque, i Fatti Vostri, Mi Manda Rai Tre e altri programmi, ma hanno sempre declinato l’invito. Questa è la prima volta che raccontano l’esito di questa storia che, come accade nella vita reale, non sempre ha il lieto fine.
“Da subito Giuseppe si è mostrato umile e gentile - continua Paolo - ma col passare dei giorni il problema dell’alcolismo è diventato insostenibile, portandolo a sperperare gli aiuti in alcol invece che in una sistemazione. E così, vista la crescente tensione in casa, lui stesso ci ha chiesto di poter tornare a Staglieno. Per noi è stato un momento triste, una sconfitta non poterlo più aiutare”.
Le soluzioni per lui esistono: potrebbe dormire al dormitorio di San Marcellino o iniziare una terapia per disintossicarsi, ma sembra voler continuare a restare sotto il ponte. Chissà che lo spirito del Natale non gli faccia cambiare idea.
La generosità come sana abitudine
Paola e Mony non sono nuovi a questo tipo di atti generosi: “Quando eravamo titolari del nostro bar a Pra’ ci capitava spesso di avere come clienti persone in difficoltà. Spesso accumulavano debiti con noi, così un giorno decidemmo di offrire un’opportunità ad uno di loro che dormiva in una vecchia roulotte: vitto e alloggio in cambio di giardinaggio e lavoretti domestici. Andò molto bene e per quasi un anno rimase con noi, poi lo aiutammo a trovare lavoro come tuttofare in una villa. Lavoro che a tutt’oggi svolge”. In un’altra occasione offrirono dimora per mesi ad una persona in difficoltà e lo aiutarono a trovare lavoro in una lavanderia. Nel frattempo Mony svolgeva volontariato per le Suore di Calcutta e poco dopo i due presero in affido temporaneo una bambina: “Donare agli altri ci è sempre venuto naturale e ci fa stare bene”.
I commenti dei lettori
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