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cultura, letture
LA STREGA E IL MARINAIO - Il bagno in pelliccia, il fantasma, il primo cinema, i nazisti, la liberazione e la speranza: ricordi e curiosità prima e durante la Guerra
Se questo libro avesse un sottotitolo sarebbe “piccole, grandi, storie dei tempi di guerra”. Un marinaio, la scrittrice, a bordo della sua “casa-nave” in rada a Santa Margherita sfoglia un album di famiglia e racconta la sua vita e quella delle fotografie in esso contenute. Dal bagno in pelliccia della borghesia di fine ‘800 “per proteggersi dal freddo” ai “legni d’ebano” che venivano battezzati prima di diventare schiavi. Filo conduttore i riferimenti storici legati a Santa Margherita (che un tempo si chiamava Pescino) e territori limitrofi, fino ai personaggi noti come Giò Luca Durazzo il “protettore” del borgo, Antonio Molfino lo scultore, affianco a quelli meno noti come “Marinin” e le sue manie di pulizia. Splendidi gli aneddoti del nonno relativi al primo cinematografo della zona e delle bottiglie di cognac. Intanto arriva anche la strega, la guerra, che inghiotte e tormenta la scrittrice e fa partire un carosello di ricordi: l’oscuramento della luce dalle sette della sera alle sette del mattino, il finto cuoio, la finta seta, il “bellissimo impermeabile autarchico”, il bombardiere Pippo (quello di cui abbiamo già parlato negli scorsi numeri nei ricordi di un valligiano), il mercato nero, i rastrellamenti, le torture. Ma anche le aspettative come Radio Londra e i protagonisti della speranza: la contessa e il marito Janos che distribuivano pasticcini ai bambini, la ricca signora ebrea Rosenthal diventata Rosentani “grazie alle mani abili che avevano ritoccato il passaporto” che sprezzante del pericolo incalza personaggi cardini del nazismo come Goering e Goebbels e la baronessa Von Mumm che salva Portofino dall’essere rasa al suolo “so perchè avete minato Portofino, perchè è un’opera d’arte della natura, ma non si può rubare, impacchettare e spedire a Goering come un quadro di Caravaggio...non potete più fare niente. E’ finita la follia”. Inevitabili i riferimenti alle malattie del tempo e a tristi storie di suicidi e di fantasmi che ancora tormentano le mura di alcune case. Flash-back di guerra e orrore che però non rendono la scrittrice vendicativa. Prova tristezza per “le ragazze dai capelli rasati, che erano state gentili con i tedeschi, e avevano sguardi spaventati” e persino pietà per le fotografie, appese macabramente da tutte le parti, dei corpi di Mussolini e della Petacci martirizzati dalla folla.
L’insegnamento le arriva anche grazie a Maria Carla, sua amica, che in quella guerra consegna ai posteri un ricordo doloroso ma carico di buon senso “erano tempi di grande confusione... Sono cose che non si possono e non si devono dimenticare. Bisogna ricordare ma senza odio, senza desiderio di vendetta, bisogna chiedersi il perchè, capire che è la guerra, non il nemico che si deve odiare”.
Sforzarsi di capire la “banalità del male” per far si che certe situazioni non accadano più, scriverebbe la Arendt. Un libro consigliatissimo che si legge, purtroppo, in pochissime ore e obbligatorio per chi ama questo spicchio di Liguria.
I commenti dei lettori
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di Giansandro Rosasco
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