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attualita, diritto, edizione cartacea
di Giansandro Rosasco | 03 Aprile 2017 | in categoria/e attualita diritto edizione cartacea
VOUCHER: "Andava migliorato non eliminato" - "Senza questo strumento niente lavoro"
C’è chi ha potuto riscattare le rate del condominio lavorando e non vedersi così la casa all’asta, chi ha potuto fare esperienze e chi arrotondare
Qual è la vostra esperienza? Raccontatela a redazione@corfole.com
Ormai è ufficiale: i voucher, spesso accusati di “rendere istituzionale il precariato” sono stati archiviati. Il “buono lavoro” è - o meglio, era - una modalità di retribuzione per lavoro occasionale di tipo accessorio. Il rischio che qualuno ne abusasse c’era, ed è stato dato molto spazio a questo lato della medaglia, togliendo così di fatto questo importante strumento ai tantissimi che invece ne stavano facendo uso con il giusto criterio, offrendo lavoro retribuito e coperto dai contributi che altrimenti sarebbe stato impossibile dare. è infatti irragionevole pensare che abolendo questo metodo i lavori si trasformino magicamente in contratti a tempo determinato o indeterminato. Il costo del lavoro in Italia è alto ed è necessario trovare strumenti fruibili da entrambe le parti. Abbiamo così deciso di ascoltare le voci di alcune persone sul nostro territorio per sentire una “campana diversa”, quella di chi li utilizzava in maniera regolare.
GLI iMPRENDITORI: “Abbiamo potuto dare lavoro regolarizzato e risolvere situazioni critiche”
1) Luca Antonini, pasticceria Copello di Chiavari
“Dopo aver sperimentato un periodo di contratti a chiamata, ridondanti e burocratici, siamo passati ai voucher, uno strumento facile sia per l'imprenditore sia per il lavoratore. Abbiamo risolto molte problematiche relative alle prestazioni occasionali come il personale di cucina e di sala per gli eventi di catering: prestazioni che potevano durare da un paio di ore ad un paio di giorni, fino al ragazzo delle consegne per prestazioni veramente occasionali durante l'anno ed alcuni giorni a Pasqua ed una decina durante il mese di dicembre. Era uno strumento che permetteva di far incontrare la domanda con l'offerta ed in questo paese le cose non vogliamo che funzionino quindi invece che regolamentare meglio, ovvero definire cosa si intende per lavoro occasionale, hanno preferito cancellarli”.
2) Anna Cella, Studio Cella amministrazioni condominiali di Lavagna
“Per noi sono stati molto utili per quelle prestazioni occasionali che nel nostro settore capitano sovente. In un caso abbiamo regolarizzato una situazione che nell’amministrazione condominiale precedente non era stato possibile sistemare, offrendo la copertura assicurativa che non era affatto prevista. In un altro abbiamo dato la possibilità a chi voleva intraprendere un’attività di impresa di pulizie di poter lavorare in un condominio senza dover aprire una Partita Iva che avrebbe avuto un esborso impossibile da sostenere (anche solo in termini di Inps sono migliaia di Euro l’anno NDR). Ultimo, ma per certi aspetti più importante caso, i voucher hanno fatto da ammortizzatore sociale in quanto un condomino, sempre regolare nei pagamenti, si è trovato a non poter pagare più le sue rate e per evitare di fargli andare l’appartamento in asta gli altri condomini hanno acconsentito di fargli svolgere qualche mansione tutelando il condominio e lui stesso con principi di buon senso. Senza i voucher come sarebbe finita questa situazione?”.
3) Giacomo Figà, Studio Odontoiatria Naturale di Rapallo
“Ci serviva un’assistente per quattro ore la settimana e per qualche mese. Senza i voucher avrei dato più soldi al commercialista per le pratiche che all’assistente. Peraltro lavorava già in altro studio e così ha potuto arrotondare le entrate in modo regolare”.
I LAVORATORI: “non avrei fatto esperienze importanti"
4) Andrea Chiantore, grafico e operatore tv di Rapallo
“Nel 2014 quando tornai dall’Inghilterra i voucher furono per me molto utili in quanto mi permisero di lavorare in regola presso una televisione locale. Successivamente il lavoro si incrementò e una volta stabilizzato ho aperto la Partita Iva e ora mi occupo a tempo pieno di sviluppo e grafica web per realtà come PrimoCanale e AppFactory; se non fossero esistiti i voucher avrei potuto fare la stessa esperienza?”
L’ECONOMISTA: “andava migliorato, non buttato”
In un momento di incertezza economica e con la scomparsa dei lavori a progetto, l’imprevedibilità dell’economia tollera a fatica la rigidità dei rapporti di lavoro, spiega l’Istituto Bruno Leoni. Se c’è una cosa che fa più male della rigidità e onerosità dei contratti, è - come al solito - l’incertezza del contesto legale. E’ bastato minacciare un referendum perché il governo mettesse in discussione la sua riforma dei voucher che tanto aveva difeso solo pochi mesi prima. Il disegno di legge in discussione ne consente l’uso solo in ambito familiare o da imprese prive di dipendenti e studi professionali, e torna ad abbassare il limite economico di utilizzo, con una severità ancor più marcata rispetto alla legislazione precedente il Jobs Act. La convenienza dei voucher non è stata quella di aumentare, di per sé, i posti di lavoro, bensì quella di agevolare prestazioni regolari di lavoro in un mercato incerto: facilissimi da usare, immuni da ogni burocrazia, semplici da capire sia per il datore che per il lavoratore, poco costosi dal punto di vista fiscale, si sono dimostrati uno strumento agile e immediato, anche nella riscossione, per far fronte a molte ipotesi di prestazioni occasionali e accessorie. Se ne è abusato da quando ne è stato consentito un uso più esteso col Jobs Act? Forse. Come si può abusare di ogni strumento che il diritto ci mette a disposizione. Ma altrettanto probabilmente se ne è abusato molto meno di quanto si pensi.
- I NUMERI
Dal 2011 al 2015 i voucher sono passati da 15 milioni a 115 milioni, per un peso economico rispetto al lavoro dipendente privato che è andato dall’1,5% all’8,8%. Nel 2016, appena dopo il Jobs Act, sono stati venduti 300 mila voucher in più.
La loro fortuna, quindi, non è storia di oggi, ma è andata crescendo perché ha consentito di far fronte in maniera legale e poco costosa a mutevoli e disparate esigenze. Il rischio è che l’alternativa al lavoro dipendente non sia il lavoro accessorio, ma quello in nero.
I commenti dei lettori
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