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    "Scrivo canzoni per Tiziano Ferro grazie a un libro sbagliato": intervista a cuore aperto a Emanuele Dabbono, autore, scrittore e poeta ligure

    "Scrivo canzoni per Tiziano Ferro grazie a un libro sbagliato": intervista a cuore aperto a Emanuele Dabbono, autore, scrittore e poeta ligure

    di Michela De Rosa

    Si sono conosciuti 20 anni fa all’Accademia di Sanremo, per ritrovarsi nella piena maturità con una collaborazione “di anime” che regala veri capolavori: parole potenti e testi profondi, che spazzano via i canoni della musica “pop” per parlare di valori, fede, verità e autenticità.

    Emanuele, tra poco ci sarà il Festival di Sanremo: nel 2015 Tiziano Ferro ti ha citato al termine di Incanto e quest’anno si esibirà con il brano “Il conforto” (n.d.r. serata di apertura, 7 febbraio). Per la seconda volta sei l’autore della canzone del super ospite (con tutto ciò che comporta) che effetto ti fa?
    E’ una scarica di gioia improvvisa. Di solito quando cercano di definire la felicità ne parlano in termini di passeggero, fugace. Sarà. Io però la sto vivendo da almeno due anni. E credo che accorgersi di essere felici mentre succede, sia privilegio. Conservare sano stupore migliora la qualità della nostra vita.

    Tiziano è un autore che quasi mai si è avvalso di collaborazioni nella stesura dei pezzi: cosa di te ha superato i suoi argini?
    Abbiamo in comune molte più cose di quanto si immagini. Condividiamo la passione per la verità. Siamo schivi. Lavoratori instancabili e sempre sul pezzo. Poi, ci conosciamo da vent’anni. Queste cose hanno un valore di sicurezza sulla lunga durata dei rapporti. Significa guardarsi intorno e sentire che a fianco c’è qualcuno che ti rispetta e segue “da prima”.

    La vostra collaborazione dà subito l’idea di un incontro di anime, di profondità di emozioni e sottigliezza di pensiero rari: quando si verifica questa magia si crea un’atmosfera particolare… portaci lì, cosa accade?
    è proprio così. La ricerca della bellezza nascosta. Un giardino segreto che va scavato nel profondo. Come si dice “bisogna sporcarsi le mani” per rientrare in contatto con quella parte pura di noi. E’ così che nascono i testi. Dall’aprirsi senza vergogne a chi si è veramente, a quella parte più fragile di noi che è anche la più nobile, nonché la meno semplice da raccontare ma che davvero è il contatto con gli altri.

    Canzoni come “Incanto”, “Valore assoluto”, “Il conforto” hanno già nel titolo concetti all’apparenza non proprio “di massa”; invece il pubblico risponde con dischi di platino. C’è bisogno di poesia, di verità… a quale chiamata rispondono?
    Queste canzoni parlano di rialzarsi da terra, di amore universale, di dedicarsi completamente. Quando si toccano corde che emozionano in primis chi scrive, la sensibilità della gente risuona. La risonanza emotiva ha un metal detector per la menzogna, così invece quando si avverte che c’è verità, ci si sente inclusi, abbracciati, capiti.



    “Valore assoluto” parla dell’amore come il valore più importante. Cosa cambia nella vita quando arriva questa consapevolezza? E tu quando l’hai avuta?
    L’amore è l’unica forza possibile. Colora e sconvolge. E’ in grado di farci compiere pazzie normali. Sa sempre come trovarci. Il più grande dono che mi abbia regalato la vita è il mistero di essere diventato padre, da svelare a poco a poco.

    E cosa ti dà conforto?
    Le persone. I cosiddetti piccoli momenti di trascurabile felicità. Le mie bambine. Il sostegno misurato di mia moglie Francesca. Riguardare al mio lungo percorso fino qui e poter sorridere a testa alta degli errori, chiamandoli per nome. Adesso sono tutti punti di una strada dal panorama bellissimo.

    Ora sei arrivato al grande pubblico, ma hai scritto circa 1500 canzoni, due libri e 5 album (di cui 2 in inglese): resta che la pazienza è la virtù dei forti?
    Sì. La determinazione come il talento non si insegnano. Io ho impiegato 17 anni ad avere quel successo che poteva non arrivare persino mai. Ma la differenza e’ stata nel crederci, nel superare situazioni difficili e porte in faccia anno dopo anno. Soffrire per un sogno, rende più chiare le motivazioni per cui avevi intrapreso il viaggio all’inizio. Quando è arrivata la ricompensa, posso dire che ne è valsa la pena.

    AUTORE ANCHE DI DUE LIBRI

    “Genova di spalle” (romanzo)
    “Musica per lottatori” (poesie)



    Sei anche scrittore e poeta. Perché alcune diventano canzoni e altre poesie?

    Le parole hanno una vita loro. A volte arrivano piene di ritmo, vestite di assonanze e rime interne e ti godi l’attesa di farne canzone. Altre, sono flussi di coscienza joyciani senza punteggiatura e lasci scorrere il fiume nel letto di una storia. Altre ancora non necessitano di un ritornello e le chiamiamo poesie.

    So che hai iniziato a scrivere grazie a dei libri sbagliati: il destino percorre davvero strane vie per arrivare dove vuole!
    Sei preparatissima! Sì. Credo molto nell’intuito e nella guida di chi evidentemente, dopo averci lasciato, si mette a correggere le bozze dall’alto, della storia che stiamo vivendo quaggiù.

    Sei docente di scrittura di testi, quali consigli dai e dove ti si può seguire?
    Mi sono inventato una sorta di metodo chiamato Alphabet street. Un consiglio per ogni lettera dell’alfabeto. Una specie di prontuario moderno per chi non vuole solo scrivere una frase ad effetto, ma voglia davvero comunicare. La differenza si sente.


    Facciamo un passo indietro: nel 2008 sei arrivato terzo a Xfactor e lì hai fatto una scelta coraggiosa, rifiutando il contratto con Sony. Cosa ti ha spinto a farlo allora e cosa ne pensi oggi guardandoti indietro?

    Il rispetto verso i miei valori e la coerenza nei confronti di quei pochi che al tempo già mi seguivano. Mantenersi intatti.Quello è il vero successo. All’epoca avevo già oltre 700 canzoni mie. Magari brutte, ma mie comunque. Mi fu offerto di incidere un ep di cover. Non lo ritenevo dignitoso.

    Racconti che nonostante tanta tv e partecipazioni forti non avevi raggiunto l’indipendenza per cui facevi l’educatore con i bambini: cosa ti hanno insegnato?
    L’umiltà, il rispetto per le proprie radici e tradizioni, il bisogno di riparo e avere un rifugio fatto di persone dove tornare sempre.

    Dona una parola a questo momento professionale e di vita...
    Illumina.

    Parafrasando il titolo del disco di Tiziano, qual è “il mestiere della vita”? Di cosa siamo apprendisti?
    E’ capirsi. Credo siamo tutti alla ricerca quello. Come potessimo vederci da fuori e finalmente dopo esserci incontrati, perdonarci gli errori passati e abbracciarci, come nel video de “Il conforto”.


     


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