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edizione cartacea, itinerari, storia locale, uscire
22 Giugno 2016 | in categoria/e edizione cartacea itinerari storia locale uscire
Mezzanego: dove si vendeva il ghiaccio alla riviera e i noccioleti tenevano in piedi un'economia, oggi fortunatamente riscoperta
Inoltrandoci nella Valle Sturla con la Strada Statale 586, incontriamo presto il Comune di Mezzanego. Due strade, in realtà, segnavano da antichissima data i limiti di questo territorio: una è quella più in alto, sottocosta ma sempre al di qua dello spartiacque, e una nel fondovalle, l'attuale statale. Ed è proprio la presenza di queste due strade che darebbe origine al nome del Comune di Mezzanego che lo farebbe risalire al Vicus medianicus che contrasta con il Summus Vicus, l'attuale Semovigo, frazione posta in posizione più elevata lungo la strada sottocosta.
Il medianicus potrebbe riferirsi al fatto che il comune era interposto tra due municipi, probabilmente Genua e Veleia. È questa l'unica e probabile derivazione etimologica del nome che testimonia l'antica origine del paese, già presente in epoca romana, presenza confermata peraltro da ritrovamenti archeologici fra Mezzanego e Semovigo. La sede comunale si trova nella frazione Prati di Mezzanego, dove il territorio è appunto caratterizzato da vasti prati. Un'altra frazione di Mezzanego è Vignolo raggiungibile attraversando un bel ponte a doppia arcata sul torrente Sturla, ed il cui nome può farsi risalire alle coltivazioni della vigna, in passato molto diffuse.
Ma una coltivazione, un tempo molto ampia, che rese celebre il territorio di Mezzanego, è quella delle nocciole; essa costituiva la sua principale fonte economica; oggi pochi la praticano come pure la coltivazione della vite e dell'olivo. Tuttavia risalgono al tardo Medioevo le prime testimonianze documentali che attestano la pratica di questa attività; in esse si fa riferimento alla predominanza di questa coltura nell'economia locale. La coltivazione della nocciola diede anche origine ad una attività artigianale caratteristica della Val Carnella (comune di Mezzanego), dove venivano realizzate le tradizionali reste (collane di nocciole) che tutti ricordiamo come un acquisto obbligatorio quando ci si recava in visita nei nostri Santuari di Liguria. Oggi molti noccioleti sono stati recuperati dall’abbandono grazie alle Cooperativa Borgonovo di Mezzanego che poi le vende direttamente al consumatore insieme a tanti altri prodotti locali. Ai confini amministrativi tra Borzonasca e Mezzanego, presso le pendici settentrionali del monte Zatta (1.404 m. che deve il nome alla caratteristica forma “a nave” e potrebbe etimologicamente derivare da zattera), è presente un'ampia faggeta costituita da antichi esemplari e considerata tra più belle della Liguria, questa foresta è popolata da meravigliosi esemplari di faggio, che rivestono particolare interesse per le copiose fioriture e per il curioso fenomeno della deformazione "a bandiera" dei faggi di crinale i quali, soggetti all’azione dei venti da sud che seccano le gemme esposte in tale direzione, sviluppano la loro chioma dalla parte opposta. Tra questi è da ricordare il grande "Faggio 40", di duecento anni, alto 20 metri e mezzo, la cui storia è narrata in un cartello del Parco. Questo albero monumentale pare debba il suo nome al gran numero di contadini, quaranta appunto, ai quali offrì riparo durante un temporale. Nella faggeta si incontrano anche le testimonianze di antiche attività montanare, come aie carbonili e neviere; erano queste ultime grandi fosse in cui si raccoglieva la neve, venduta poi come ghiaccio durante la stagione calda nei paesi di riviera.
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di Giansandro Rosasco
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