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attualita, cultura, edizione cartacea, storia locale
di Michela De Rosa | 03 Maggio 2016 | in categoria/e attualita cultura edizione cartacea storia locale
Un articolo letto per caso, un baule dimenticato e una coppia di scienziati affamati di verità: riemerge così l'incredibile storia della Scuola Ebraica di Recco
di Michela De Rosa
Una storia che meriterebbe un film di spessore; e Jude Lowe non vi sembra identico al protagonista?
Questa è una storia che vuole essere raccontata. Non c’è altra spiegazione per l’incredibile insieme di incontri, persone e ritrovamenti che sono stati calamitati come tessere di un puzzle intorno a quella che oggi è Villa Palme, a Recco. E’ qui che nel 2009 i coniugi Maria Pia Abbracchio e Angelo Reggiani (in foto) acquistano un appartamento: si innamorano dell’edificio e di quella terrazza affacciata sul mare, ma soprattutto sentono di trovarsi in un posto speciale. Ancora non sapevano di aver appena dato il via a un’avventura straordinaria.
Tutto inizia da un articolo letto per caso...
Un giorno, navigando in rete incappano in un lungo articolo su una “villa di Recco” che si rivela proprio la loro nuova casa. Scoprono così che un tempo quella dimora era sede della “Scuola sul Mediterraneo”, fondata nel 1934 dal dottor Hans Weil (1898-1972) per accogliere giovani ebrei in fuga dalla Germania nazista e chiusa nel 1938 con l’avvento delle leggi razziali. I due vengono subito rapiti da questa storia, ma la sorpresa arriva alla fine del testo dove c’è scritto che quella casa non esiste più: “ma come, ci abitiamo!”. Così scrivono alla giornalista per segnalare l’errore e lei ricambia dando loro il nome di Sandro Pellegrini, uno storico locale che può fornire alla coppia altre informazioni sulla vicenda.
“La Recco che ricordo era bellissima”: dagli USA una testimonianza preziosa
Incredibilmente le informazioni su questa scuola sono andate per lo più perdute: pochi ricordi vaghi e nessun documento scritto. Ma dallo storico avranno un dato essenziale per questa storia: il telefono di Constance “Connie” Weil, figlia dei fondatori della Scuola, residente negli USA. Nel 2005 era infatti tornata a Recco per cercare la villa della sua infanzia, ma non la trovò: quella cittadina stravolta da una frettolosa ricostruzione non somigliava per nulla al bellissimo borgo dei suoi ricordi (n.d.r tra il 1943 e 1944 Recco fu totalmente rasa al suolo da ventisette bombardamenti, il cui obiettivo era distruggere il viadotto ferroviario). Come si può immaginare la nuova telefonata dall’Italia la riempì di gioia e nel 2010, dopo ben 72 anni dall’abbandono forzato, Connie poté rimettere piede in quella che, oltre a una scuola, era stata la sua casa.
Un baule abbandonato ha custodito per anni il segreto della Scuola di Recco
Come dicevamo i coniugi Reggiani sono ricercatori, persone che hanno come missione quella di indagare e comprovare fino alla verità. Coinvolgono così in questa appassionante ricerca anche amici scienziati della comunità ebraica di Washington, tra cui il dott. Kenneth Jacobson che li mette in contatto con la direttrice del Museo dell’Olocausto della città: appena le nominano “la Scuola del prof. Weil” la signora ha un sussulto; “abbiamo qualcosa a questo nome”. Giù, nelle cantine, trovano un baule con il nome di Hans Weil, donato venti anni prima da una certa Nina Weil (che poi si scoprirà essere la nuora) e che nessuno ha mai reclamato. Dopo una serie di vicende per ottenere il permesso, il baule viene aperto e ne emerge un vero tesoro di dati, foto, informazioni, documenti, registri. E’ incredibile pensare al giro del mondo che ha fatto questo materiale, da Recco a chissà dove per finire dimenticato in un Museo a Washington in attesa che due italiani arrivassero proprio da Recco per aprirlo!
Un modello di educativo e di crescita personale che il prof. Weil ha realizzato mettendo in gioco tutto se stesso: inizialmente infatti fu chiamato da Francoforte, dove era docente universitario, a Firenze per dirigere la prima di alcune scuole rifugio per bambini e ragazzi ebrei. Ma non condivideva l’impostazione fortemente tradizionale che vedeva l’istruzione intesa come soddisfazione personale. Per lui la scuola doveva essere un luogo di “educazione all’umanesimo sociale” e fu così che nel 1934 fondò la “Scuola sul Mediterraneo”.
L’arrivo delle leggi razziali e la fuga sugli sci
Con l’arrivo delle leggi razziali nel 1938 la Scuola dovette chiudere: Connie all’epoca era piccola, ma nei suoi ricordi c’erano dei particolari ancora vivissimi, tra cui quello “di una gita sui monti” a cui le fu vietato di partecipare. Pare che come ultimo atto di amore Weil mise in salvo i suoi allievi guidandoli in una pericolosa fuga sugli sci attraverso le Alpi fino in Svizzera, da dove sarebbero partiti per essere accolti da famiglie fidate sparse nel mondo. Connie invidiò per anni quei bambini che avevano potuto sciare con suo papà, ma si rese conto che “la gita scolastica” in realtà doveva essere la copertura per la fuga di quei ragazzi ormai perseguitati anche in Italia. Poco dopo anche la famiglia Weil è costretta a lasciare l’Italia e si trasferisce a New York, dove però il prof. Weil non riesce a trovare un lavoro e diventa fotografo. Nonostante le difficoltà economiche rifiutò i risarcimenti che dagli anni ‘60 vennero riconosciuti dalla Germania agli esuli forzati.
L’eredità di Hans Weil (e la beffa al nazismo)
Questa è una storia che vuole essere raccontata, dicevo, e per farlo ha creato una concatenazione incredibile di eventi. Proprio ora che il sistema scolastico è arrivato a un punto di rottura con la realtà, ecco che dal passato arriva un metodo all’avanguardia e paradossalmente più in linea con i nostri tempi. Proprio ora che ovunque germogliano iniziative volte a diffondere un nuovo umanesimo per risvegliarci da decenni di ipnosi materialista, ecco una pianta carica di frutti preziosi, da cui dovremmo attingere a piene mani. Proprio ora che intere popolazioni sono costrette all’esilio, ecco una testimonianza di accoglienza e salvezza. Proprio ora che si riaffacciano prepotentemente le ombre di “questioni religiose e razziali”, ecco che si scopre una villa scampata miracolosamente ai bombardamenti, proprio questa villa, rimasta lì per oltre 70 anni a custodire l’eredità di un sognatore, facendosi beffe di chi quel sogno di umanità e fratellanza voleva distruggerlo.
Prossimamente un docu-film
Durante il suo soggiorno del 2015 Connie Weil ha incontrato gli studenti dell’Istituto Comprensivo Bogliasco-Pieve-Sori. È nato così il progetto di realizzare un video interpretato dagli stessi studenti per ricostruire questa vicenda. Per realizzare il progetto è stato lanciata una campagna per raccogliere i soldi necessari (per info: Tel 010.3471494 - geic85600n@istruzione.it).
Direi però che meriterebbe l’interesse di una vera produzione cinematografica per raccontare una storia che ha tutte le carte e i contenuti per diventare un film cult. Lancio l’idea anche per il protagonista: guardate la foto di Hans Weil, non è uguale a Jude Law?
>>>ENGLISH VERSION
with the collaboration of Maria Abbracchio and Angelo Reggiani
Two curious neuroscientists have reconstructed the incredible story of Villa Palme and the German-Jewish School in Recco: from a forgotten box an extraordinarily lesson for our time.
A documentary movie is under realization but the story deserves a real movie maybe with Jude Law in the leading role.
I commenti dei lettori
Annamaria "Lilla" Mariotti:
Io ho avuto l'oppotunità e l'onore di conoscere la Signora Connie quando è venuta a Recco per rivedere la sua casa, mi è stata presetata dallo storico di Recco Alessandro Pellegrini che l'aveva accolta e abbiamo partecipato insieme a lei e alle sue nipoti ad una cena in un ristorante di Recco. Una donna incredibile, colta e gentile, giovanile nel corpo e nello spirito nonstante l'età. E' uno di quegli incontri che ti rimangono dentro e che non scorderai mail
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