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attualita, edizione cartacea
11 Aprile 2016 | in categoria/e attualita edizione cartacea
Un camorrista a scuola: Davide Cerullo dai ragazzi delle medie di Rapallo, per ricordare che gli irrecuperabili non esistono. La svolta grazie a un Vangelo trovato in cella
di Michela De Rosa
Quando siamo venuti a conoscenza di questo incontro abbiamo ritenuto che fosse una cosa speciale da condividere con i nostri lettori, perché se da un lato è sempre bene ricordare la “brutta vita” e le situazioni difficili che ci sono dietro alla “bella vita” e ai soldi facili, dall’altro lato anche quello della redenzione è un insegnamento importante, da valorizzare. Perché ci ricorda che se si sbaglia non si è costretti a rimanere nell’errore per sempre, ma si può cambiare, magari trasformando quegli errori in qualcosa di utile. Come in questo caso. Abbiamo quindi chiesto ai ragazzi di raccontarci cosa hanno imparato da questo incontro e quali emozioni hanno provato. Ecco il loro racconto.
IN FOTO: i ragazzi della 3B autori della testimonianza:
Marco Ercole e Flavio Carioti, Abies Karthigesu,
Enrico Sigillò, Filippo Restano e Martina Malatesta
Non capita spesso di parlare di mafia con uno che mafioso lo è stato davvero. Le parole hanno un altro peso, che di solito a scuola non hanno. Lo abbiamo provato incontrando Davide Cerullo, che oggi fa il fotografo e scrive libri, ma è stato un pusher e un camorrista. Nel Tigullio per presentare il suo ultimo libro, “Dal Vangelo secondo Scampia”, ci ha parlato della possibilità di cambiare la propria vita, anche dove il disagio sociale è portato alle estreme conseguenze, come alle Vele, il quartiere napoletano noto per la diffusa criminalità.
Il cammino di trasformazione per diventare altro da quello che era camorra non è stato breve né facile. Grazie a persone che l’hanno aiutato a creare, come dice lui “un piccolo spazio di pulito dentro di me”, Cerullo ha lasciato la sua vecchia vita e ora vive tra Scampia e la provincia di Modena, ha una moglie e due bimbi.
“A 14 anni guadagnava 500 euro al giorno vendendo droga – racconta Leonardo Lazzara - Era una vita che aveva il suo fascino e lui era felice di guadagnare come un adulto e potersi permettere vestiti firmati”.
A 16 anni ha conosciuto la prigione, ma dopo essere uscito ha ripreso a condurre quella vita sregolata che ormai era diventata la sua routine: “Usavano Davide per trasportare droghe e armi, perché essendo piccolo non dava nell’occhio – ricorda Celine Morello – Non è stato facile sentirlo raccontare, penso che un ragazzino non dovrebbe aver a che fare con niente del genere”.
Un giorno è stato aggredito da due ragazzi di un clan avversario, che hanno sparato all’amico che era con lui, uccidendolo: “Lui è scappato e ha cercato di nascondersi in uno sgabuzzino, ma i due l’hanno inseguito e gli hanno sparato ai polpacci”, racconta Flavio Carioti.
Al suo ritorno, curata la ferita alle gambe, il suo superiore gli ha dato una mazzetta per l’ottimo lavoro: “Di solito queste storie le leggiamo sui giornali o le vediamo nei film – osserva Cecilia Gullifa – ed è stato impressionante avere davanti una persona che ha vissuto realmente queste esperienze”.
Durante un soggiorno nel carcere di Poggioreale comincia a sfogliare un Vangelo, che qualcuno aveva lasciato sulla sua branda nell’ora d’aria: “Davide ne ha strappato alcune pagine, dove il suo nome si ripeteva più volte – racconta Francesca Merlo – e ha cominciato a portarle con sé”.
Rincara Filippo Restano: “La fase dell'incontro che mi è piaciuta di più è stata quando Davide ci ha parlato del suo abbandono della mafia per cercare di crearsi una nuova vita e ricominciare da capo. Per lui è stata sicuramente una scelta difficile abbandonare una vita in cui poteva permettersi di tutto. Da questo si capisce la sua determinazione a migliorare e dare un aiuto alle persone che sono cadute o cadranno nel suo stesso errore”.
Due le passioni di Davide: la fotografia e la poesia. “Mi ha colpito il fatto che potrebbero sembrare due cose molto astratte – commenta Veronica Cecconi - invece nel suo caso libri e foto gli hanno concretamente salvato la vita, facendogli capire che la libertà è un modo di vivere”.
Molte le domande che sono emerse durante l’incontro, di cui riportaimo quello che ci ha colpiti di più.
Come ci si può trovare dalla parte sbagliata?
“Davide ci ha raccontato di essere cresciuto solo con la madre e tredici fratelli – spiega Anna Ronci - Dopo la morte del padre e l’arresto della madre non ha potuto fare altra scelta che prendere in mano la situazione familiare ed entrare nel giro mafioso”.
Ha mai ucciso qualcuno o provato la tentazione di farlo?
“Ci ha rivelato che nella sua vita ha odiato così tanto delle persone da portarlo a compiere azioni molto pericolose, che però fortunatamente non ha terminato completamente – racconta Marco Ercole - Mantenendo il controllo di sé è poi riuscito a “riconvertirsi” e a dare una nuova direzione alla sua vita”.
Pensa mai ai bambini che continuano a vivere a Scampia e che non hanno possibilità di scegliere una vita diversa?
“Nel suo quartiere ha aperto un centro dove i bambini possono ritrovarsi il pomeriggio e giocare o studiare, insomma fare le cose che dovrebbero fare alla loro età - dice Abies Karthigesu - cercando così di proteggerli dalla vita che li aspetta se nessuno se ne prende cura”.
Cosa può fare concretamente la scuola?
“Ci ha spiegato che la cultura è un’arma molto temuta dalla mafia – dice Matteo Tiné – perché insegna a pensare e mette all’angolo chi invece vuole far credere che questo sia un sistema invincibile”.
Come convincere un ragazzo a non cedere al richiamo dei soldi facili e della malavita?
“Ricordare che niente è mai del tutto compromesso – risponde Enrico Sigillò - Si può sbagliare, ma nessuno è irrecuperabile”.
I commenti dei lettori
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