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    attualità

    01 Maggio 2010 | in categoria/e attualita

    Euroscandali: al comparto pesca in crisi le briciole dei finanziamenti mentre milioni di Euro finiscono nelle ‘associazioni'

    E con le ‘eurofollie' in vigore dal 1 giugno rischiamo di trovare sulle nostre tavole solo pesce... foresto
    Euroscandali: al comparto pesca in crisi le briciole dei finanziamenti mentre milioni di Euro finiscono nelle ‘associazioni'


    Mentre a Roma e a Genova si fa poco, la pesca italiana e ligure rischiano di affondare nel mare della burocrazia di Bruxelles, dove comandano i più forti, alla faccia del senso comunitario della UE. Il Commissario europeo per gli affari marittimi e la pesca, la greca Damanaki, più che a preservare il patrimonio ittico dei fondali mediterranei, sembra tutelare e proteggere di più la grande pesca atlantica. Infatti l’industria ittica europea è guidata da quattro nazioni: Danimarca, Spagna, Francia e Regno Unito, che forniscono il 60% del pescato dall’Atlantico.
    Le nuove misure tecniche per la pesca entreranno in vigore il prossimo 1° giugno. Tra i provvedimenti, l’allargamento delle maglie utilizzate per la pesca a strascico, attualmente di 40 mm. quadrati. Inoltre sarà consentito lo strascico a una distanza minima di un miglio e mezzo di distanza dalla costa. Non sono mai stato un sostenitore della pesca a strascico, ma a fine aprile ho partecipato a una conferenza stampa organizzata dai pescatori professionisti del Levante, che ha visto la presenza di Alessandro Mannini, biologo marino e ricercatore presso l’Università di Genova, di Aldo Panini (armatore a Santa Margherita Ligure) e di Sandro Capelli e Massimo Manzi, proprietari di un peschereccio a Sestri Levante.
    Qual è il problema? Lo spiegava il grande Giacomo Leopardi: "Molte nazioni o paesi sarebbero ricchi se il governo non cercasse di farli tali, usando [i suoi sistemi] là dove l’unico mezzo che convenga si è non usarne alcuno, come nel commercio ch’è più prospero quanto più è libero e men se ne impiccia il governo".
    E infatti la commissaria Damanaki sa poco: "E’ come giocare alla roulette russa, gli stock possono essere in salute o sull’orlo del collasso, semplicemente non lo so." (Testo citato da Federcoopesca).
    I pescatori, che il mare lo conoscono, parlano chiaro: in Liguria, pescare a strascico a oltre un miglio e mezzo dalla costa significa non trovare il fondale, ma la profonda scarpata oceanica. Il pregiato gambero imperiale dop del Levante, inoltre, non crescerebbe comunque più delle misure attuali con cui viene pescato, mentre nell’Adriatico o in altri mari i pesci hanno mediamente dimensioni più grandi di quelli nostrani.
    Ciò significa che sulle nostre tavole e nei ristoranti "tipici di mare" del Tigullio si rischia di mangiare pesci provenienti dall’Atlantico, dalla Tunisia o dall’Adriatico. Persino la frittura di pesce nostrana sfuggirà alle maglie eurocratiche. Addio anche a gronghi, moscardini e novellame. Un disastro anche per il turismo e per l’indotto.
    Qualcuno dirà: ma non si può continuare a pescare come se il mare fosse una miniera inesauribile! Vero, ma in questi anni la consistenza del gambero nella zona dop Portofino-Mesco è aumentata. Inoltre oggi ci sono meno pescherecci di prima: la flottiglia di Santa Margherita ligure, la più imponente delle Riviere, è passata da 40 barche a meno di 20 in pochi anni.
    Inoltre, come conferma il biologo Mannini, la pesca a strascico ha un impatto negativo sul fondale, ma non sulle alghe verdi e la poseidonia, che vivono sopra i 50 metri di profondità. Inoltre ogni "aratura" opera su una larghezza di due metri, per un numero medio di giorni di pesca nell’anno solare inferiore ai 200. Quella ligure insomma è una pesca artigianale e di qualità: "mangiamo il pesce più fresco d’Italia". O mangiavamo?
    Infine ci sono le ragioni economiche.
    La Regione Liguria avrebbe dovuto fare ricorsi alla Corte Europea, visto che le deroghe per particolari conformazioni della costa erano previste. Anche il governo centrale si è mosso troppo tardi. La UE farebbe pressioni sulle Regioni: o si accetta il nuovo regolamento o non si avrà più nessun tipo di finanziamenti. Ma senza una deroga la Liguria rischia di perdere il 35% del pescato nelle aree strascicabili, e si calcoli che seppie, moscardini e gamberi si pescano soltanto con questa tecnica.
    I deliri della eurocrazia di Bruxelles non si fermano qui: i pescatori avranno l’obbligo di tenere un giornale di bordo su computer, ma lo si dovrà compilare almeno quattro ore prima di entrare in porto. Peccato che la pesca a strascico in Liguria si compia a un’ora di distanza dal porto. Altra nota dolente: i finanziamenti. Secondo il bilancio della Regione Liguria del 2007, di fronte a un fabbisogno calcolato in 25 milioni, ne sono stati resi disponibili 12,3. La sorpresa sta nelle modalità di erogazione dei fondi: secondo quanto denunciato dagli armatori del Levante ai pescatori veri e propri arrivano soltanto 172.000 euro all’anno. Invece alle così dette "associazioni" 8,7 milioni nel solo 2007! Alla faccia di Slow fish… Per le "missioni" (viaggi e indagini) sul territorio la Regione spende 50.000 euro all’anno, aggiunge Panini. Per la "promozione sindacale" i costi sono di 880.000 euro. Per i pescatori che vanno per mare invece solo 172.000 euro, e "non abbiamo mai visto nemmeno un euro per il fermo biologico", aggiunge Capelli. E ora? Si spera che la Regione si muova, e che si arrivi a una formula di compromesso già prevista dalla stessa UE: poter pescare fino a 0,7 miglia dalla costa. Ciò salverebbe un comparto fondamentale per l’economia, la tradizione, il turismo, la ristorazione e l’industria conserviera. Si calcoli che un peschereccio costa da un minimo di 150.000 euro a un milione, che i lavoratori del settore in Italia sono più di 10.000. E che il pesce fa bene. Almeno fino al 1 giugno.
    Paolo Della Sala
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    I commenti dei lettori
    Armanino Umberto S.L.TV:

    Ottimo articolo, tenete duro, siamo con voi !!!


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