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    benessere, edizione cartacea, itinerari, salute, sport, tempo libero

    di Noceti - De Rosa | 02 Febbraio 2016 | in categoria/e benessere edizione cartacea itinerari salute sport tempo libero

    Una “passeggiata” di 10.000 km - La clamorosa impresa di un pensionato camoglino: ha attraversato la Russia a piedi, da solo

    Una “passeggiata” di 10.000 km - La clamorosa impresa di un pensionato camoglino: ha attraversato la Russia a piedi, da solo

    Un pazzo tentativo di fuga dalla routine o un’intensiva interpretazione della sfida a sé stessi? Delle due, l’una…o forse entrambe! Nasce così la storia di Pier Luigi Delvigo, 67enne pensionato che ha da pochi mesi ultimato la più clamorosa delle imprese: attraversare l’intero territorio russo. Da solo. A piedi. Con un passato da mezzofondista, prima che problemi muscolari lo costringessero a “convertirsi” alle camminate in solitaria, il camoglino ha mantenuto il salutare vizio del moto. Lunghe passeggiate che lo hanno perfino reso in grado di snobbare la possibilità di una seconda partecipazione al cammino di Compostela, perché “lì è tutto organizzato, zero difficoltà”. Urgono emozioni più intense.

    E l’avventura parte nel 2010, con Delvigo impegnato a calcare i suoli baltici, dove, tra incontri bizzarri e prime volte storiche (“difficile trovare da dormire e in Lettonia compro la mia prima tenda. A 63 anni.”), varca le porte di San Pietroburgo e si convince: “questa Russia s’ha da attraversare!”. Beh, l’accento manzoniano è forse di troppo, ma aiuta a conferire epicità a una sfida che ha dell’incredibile.


    E che non è stata priva di intoppi: a San Pietroburgo-Mosca tanto per cominciare, all’ombra della celebre Piazza Rossa (precisamente ad Ekaterinburg) arrestò la prima tappa, causa scadenza del visto; l’anno dopo arrivò fino a Babushkin, sulla riva meridionale del lago Bajkal, mentre il 2013 fu poco proficuo (si fa per dire) a causa del riacutizzarsi di alcune infiammazioni muscolari che lo costrinsero a interrompere la marcia dopo soli 36 giorni. 


    Poco male, considerata la forza d’animo del personaggio, che si cibava di zuppe tipiche, “le ho assaggiate praticamente tutte”, e comprava, nelle modeste botteghe, pane (“una leccornia quello russo con Nutella”), acqua e succhi, per la sera o in previsione di finire in luoghi inabitati. Il gran finale12 mesi dopo, quando, recuperata la condizione atletica con camminate preparatorie nella sua Camogli, gli sarà sembrato un attimo affrontare gli ultimi 2182 Km che lo hanno condotto a Vladivostok, estrema punta orientale al confine con la Cina.


    La’ dove vendono i sassi perché sono rari come diamanti
    Una traversata ricca di incredibili sorprese, umane, culturali e paesaggistiche: “ho dovuto spiegare ai russi di Vladivostock che prima dei monti Urali nelle strade venivano venduti i sassi. Non ci credevano, ho dovuto mostrare loro le foto. Nell’area da San Pietroburgo agli Urali infatti c’è solo terra, sempre terra, tutto pianeggiante, tanto che è difficile capire la direzione dei fiumi. Trovare un sasso è come trovare un brillante”. Poi in Siberia  un altro spaccato di realtà davvero incredibile: “per loro vivere 3-4 mesi a meno 30°- 50° sono la normalità e si arrabbiano quando sentono che i moscoviti quando sono solo a -30 non vanno a lavorare.” Il che dalla nostra calda Liguria fa pensare!

    Oltre 10.000 km con 30kg sulle spalle
    Ben 10650 Km in 279 giorni di marcia: “una media di 35 km al giorno il primo anno, il secondo sono salito a 44,5 di media per 15 ore di cammino”. Il tutto con uno zaino di circa 30kg sulle spalle con il necessario per vivere. Ma non proprio tutto: “le zanzare sono noiosissime! Così una volta, a una signora che mi offriva ospitalità, chiesi solo una pomata protettiva”. E per sopravvivere al clima e a eventuali incontri strani? “Il clima è simile al nostro, solo più secco, quindi la calura estiva è persino più piacevole. Riguardo ai pericoli, non ho mai avuto incontri spiacevoli.“

    Quella signora che mi ha portato la zuppa sul fiume in bicicletta
    Quello legato all’ospitalità è un tema che sta molto a cuore al protagonista: “il popolo russo è molto ospitale. Per loro accogliere a casa un forestiero incontrato per strada è normale, aiutarlo quasi un obbligo. La gente si fermava e mi chiedeva di cosa avessi bisogno e se non avevano l’acqua, per me indispensabile, mi porgevano dei soldi. Si mettevano la mano sul cuore e mi dicevano che dovevo accettarli. Perfino la Polizia locale, vedendomi in tenda, mi offrì una camera di hotel, ma declinai l’invito”.
    L’apice dell’accoglienza arriva dove meno te lo aspetti, in un posto isolato in Siberia, dove a una donna in bicicletta chiede consigli su dove mettere la tenda: “Là, vicino al fiume, così ti potrai anche lavare”, mi dice. “Ci vado e dopo qualche ora al calar della sera sento chiamare. Era questa signora che era tornata con un pentolino di minestra calda. Però non avevo il cucchiaio. è risalita in bicicletta ed è andata a prenderlo”. Gesti non pervenuti in Germania: “l’ho percorsa nel 2015 ricevendo poca considerazione. L’unico è stato un camionista musulmano che mi ha invitato a casa sua. Una persona squisita”. E viene da chiedersi, qui in Liguria come sarebbe andata?

    L’unico vero limite? La mente.
    Una grande lezione quella regalataci da questo turbo-nonno, visto che fonti Istat confermano il preoccupante trend secondo cui un italiano su tre, dai 18 ai 69 anni fa vita sedentaria. Lui consiglia le camminate a tutti “perché aiutano a liberare la mente. Sono stato “perseguitato” dall’Agenzia delle Entrate per 10 anni, ne sono uscito bene ma non nascondo che il viaggio in Russia mi ha permesso di non mettere le mani al collo a qualcuno! È un modo di rimettersi in gioco e sentirsi vivi”. Certo, attraversare un intero paese a piedi, non è per chiunque, ma una rilassante passeggiata in riva al mare o tra i nostri carruggi è consigliato a tutti, scolari sedentari, lavoratori stressati e anziani dall’animo stanco. Lo stesso Delvigo ritiene di aver colto un’opportunità di crescita, “scoprendo qualità, soprattutto mentali, che pensavo sconosciute in me”. I limiti quindi ce li poniamo noi: “non ho tempo”, “non fa per me”, “non ho l’età”, “non posso, “non devo”. Schemi che una volta spezzati ci rendono liberi e ci portano là dove non avremmo mai pensato. Fosse solo “qualche metro più in là del solito”.

    Tratto da CORFOLE! del 2/2016, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    Carla:

    Un uomo di ferro, un camoglino doc. È ritornato nella sua Camogli? La famiglia lo ha atteso x tsnto tempo. E bravu ommu de fero.


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