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edizione cartacea, storia locale
di Pier Luigi Gardella | 28 Novembre 2015 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
Perché si chiama così? Chiavari: mero ammasso di ciottoli, luogo di transito o chiave strategica tra quattro valli? Tra le ipotesi anche quelle che riportano a una proverbiale avarizia...
Chiavari è forse il Comune, tra i tanti che fin qui abbiamo visto, per il quale esiste una sterminata serie di interpretazioni sull'origine del nome, alcune strampalate o spiritose, altre con più precisi fondamenti scientifici. Partiamo da quelle meno attendibili e più fantasiose, come quella che si rifà al dialettale “cià”, inteso come luogo o piazza e “vai” che starebbe a significare transito, ma secondo molti un po' forzata. Più spiritosa ma altrettanto inattendibile è quella che interpreta il chi come forma dialettale di qui e aggiungendo avari ma con l'accento spostato: quindi non “Chiàvari” ma “Qui avàri” alludendo ad una supposta tirchieria della popolazione... Affidandoci invece al Dizionario Etimologico UTET apprendiamo che il toponimo è attestato tra la fine del X e dell’XI sec. Sotto la forma Clavari loco et feudo Clavari dipendeva originariamente dalla Pieve di Lavagna.
L’impianto urbano medievale pianificato con deliberazione dei Consoli di Genova nel 1147, occupa l’area pianeggiante sulla destra del torrente Entella ove di recente sono stati scoperti importanti resti di una necropoli pre romana del VII sec. A.C. Il toponimo sarebbe di origine incerta: o si inserisce nella serie di Clavenna, Clavatium, per cui si ricostruisce una base celto-ligure Klavo, oppure si tratta di un clavulis piantagione forse di ulivi dal latino rustico clavula (piantone) fissatosi nella forma del plurale e con la trasformazione di ulis in ari che è comune ad altri toponimi liguri.
La guida Liguria del Touring Club Italiano cita la parola Clavaro (chiave), presente in un antico documento del 980, come la più probabile antenata di Chiavari, e si suol spiegare tale origine in quanto la città si trova allo sbocco di quattro valli: Fontanabuona, Sturla, Graveglia e Aveto. Taluni invece fanno derivare il nome dal castello eretto dai genovesi nel 1147 e chiamato “Clavarium”, cioè luogo difeso, mentre altri la indicherebbero come “chiave di Ri”. È questo un quartiere di Chiavari, ma non si capisce perché la città deve essere la porta di accesso a un suo sobborgo. Forse l'ipotesi più affidabile potrebbe essere quella proposta da Temistocle Franceschi, glottologo di fama internazionale, e presentata nel 1978 durante il convegno sull'urbanizzazione di Chiavari.
Egli collega il nome al celtico “klava” che significherebbe "ciottoli prodotti e convogliati dall'acqua", "ghiaia", "greto di torrente". La piana alluvionale del Rupinaro e il greto del torrente, infatti, sembrano indicare approssimativamente quello che era il “fundus Clavari” prima della costruzione del Castello. Sino al Mille questa pianura, formata dai depositi del torrente del fiume, non esisteva o era limitata una sottile striscia alluvionale. Il mare si spingeva quasi a ridosso della collina, e penetrava nelle valli del Rupinaro e dell'Entella.
Tratto da CORFOLE! del 11/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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