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attualita, ecologia, edizione cartacea, itinerari, tempo libero, uscire
di Simone Parma | 28 Novembre 2015 | in categoria/e attualita ecologia edizione cartacea itinerari tempo libero uscire
L'acqua ha sempre ragione: a un anno dall'alluvione che ci colpì duramente un viaggio in Scozia offre un punto di vista su cui riflettere
E' passato un anno dall’alluvione che colpì Chiavari e la Val Fontanabuona. Un anno trascorso tra allerte, paura di nuove frane, richieste di messa in sicurezza e l'inizio di qualche lavoro nei punti critici. Un anno buono per riflettere su cos’è successo, ma soprattutto sul perché è successo. Viaggiando in questi mesi ho potuto portare a casa qualcosa che ha cambiato il mio modo di vedere la pioggia: il rispetto per l'acqua. Sono stato in Scozia e non è che gli scozzesi siano migliori di noi (ad esempio è difficilissimo riuscire a fare la raccolta differenziata anche impegnandosi a cercare i bidoni), ma viaggiare per ore e ore nella loro bellissima e incontaminata brughiera ti fa notare le piccole cose: le case e i paesi sono costruiti nei punti migliori, non deviano corsi d'acqua e sono al sicuro in caso di piogge eccessive. Non uno, ma praticamente tutti. Fanno eccezione come sempre le città un po' più grandi, ma nei villaggi state tranquilli che non troverete niente ad ostacolare l'acqua.
Poi ho pensato a noi, alla nostra Liguria e ho avuto una rivelazione: pensate alle Chiese, ai campanili e a dove sono state costruite. Erano i centri della vita quotidiana dei secoli scorsi e molto spesso i paesi si sono sviluppati attorno ad esse e, fateci caso, sono tutti in posizione rialzata o quantomeno al sicuro da rivi o torrenti. Partendo da Sestri e arrivando a Santa Margherita Ligure e a Portofino... chi ha costruito quelle chiese e le prime case era come gli scozzesi, rispettoso dell'acqua.
"Con la pioggia non ci sono escursioni da fare"
Partiti per un'escursione semplice abbiamo attraversato un fiumiciattolo senza ponte. Poi inizia a piovere, quindi dopo meno di un'ora ritorniamo sui nostri passi, ma... quel corso d’acqua innocuo era diventato un fiume insuperabile che siamo riusciti a passare solo unendo le forze con altri escursionisti e facendo una catena umana per arrivare sull'altra sponda. Ma non era il ponte a mancare, eravamo noi nel posto sbagliato. Con la pioggia non si può stare lì, punto. Quindi mettiamoci il cuore in pace. Non ha colpa la pioggia, la colpa è di chi ha costruito e soprattutto di chi ha fatto costruire troppo e male dove non si doveva. Probabilmente sì, anche i nostri vecchi dopo la guerra lo hanno fatto sull’onda entusiasta della ricostruzione e di un nuovo benessere che sembrava senza fine e senza ostacoli. Così hanno interrotto rivi, coperto i fiumi con colate di asfalto per farci strade e immensi parcheggi per non rovinare le nuove FIAT fiammanti, poi ipermercati, palazzi, palazzi, palazzi, e campi da calcio per sfogarsi dallo nuovo stress della nuova vita cittadina. Ma l’acqua non la comandi. E così "la maledetta", come l'hanno definita, ha invaso tutto: una pioggia “straordinaria, incredibile e mai vista” (a dire il vero sì, ma abbiamo memoria corta). L'anno dopo di nuovo e ancora l'anno successivo. Ma non è l'acqua ad essere passata nel posto sbagliato, siamo noi. La prossima volta dovremo dare retta all’addetta del punto informazioni che ci dice "No, con la pioggia non ci sono escursioni da fare", mettiti il cuore in pace.

Massima concentrazione di case vicino a un corso d'acqua nel nord della Scozia. Notare la differenza con la Liguria
La soluzione: una catena umana che ci coinvolga ogni giorno
La soluzione: una catena umana che ci coinvolga ogni giorno
Bene mi dico, ora che la lezioncina sull'acqua è finita cosa ne facciamo nelle migliaia di case, strade, stadi e negozi nei posti sbagliati? Ce li teniamo e continueremo ad abitarci. Non dobbiamo però lamentarci per la pioggia, le allerte, gli allagamenti e maledire l'acqua o lo scolmatore che manca. Dobbiamo essere consapevoli che lì il fiume è sempre passato e sempre passerà, non c'è argine che tenga. La soluzione l'ho vista in Scozia: unirsi e fare gruppo. Una catena umana che compia interventi sensati, soprattutto tra i privati. Canalizzare il più possibile le acque bianche, evitare che le grondaie facciano uscire l'acqua in mezzo alla strada. Costruire canali di scolo e "cunette" dove mancano (ad esempio nelle intersezioni delle strade private), pulirle da sé quando sono sporche. La soluzione non è quella di girare l'acqua nella proprietà del nostro vicino. Se prima frana o si allaga lui, quelli che si allagheranno dopo saremo noi. Non ci deve essere rivalità fra comuni e campanili, e se vogliamo continuare a vivere qui dobbiamo smettere di costruire, sfruttare quello che abbiamo e dare spazio all'acqua per farla passare nel modo giusto, rispettandola come gli scozzesi e portandola nei rivi che i nostri vecchi avevano costruito a mani nude, subito prima di mettere le chiese in posti sicuri. Perché lei, l'acqua, ha sempre ragione. Punto.
Tratto da CORFOLE! del 11/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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