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    attualita, edizione cartacea

    di Simone Parma | 19 Ottobre 2015 | in categoria/e attualita edizione cartacea

    Il dramma dei piccoli Comuni: qui ci sono più capannoni che case, ma buona parte della ricchezza finisce allo Stato

    Il dramma dei piccoli Comuni: qui ci sono più capannoni che case, ma buona parte della ricchezza finisce allo Stato

    Intervista al sindaco di Cicagna Roberto Bacigalupo: «Risparmiamo sulle bollette per poter realizzare i nostri piccoli sogni»

    Per anni le parole d’ordine sono state “federalismo fiscale”, il sistema in cui gli enti locali hanno più autonomia e potere di intervento, passando ovviamente per un’indipendenza economica dallo Stato centrale. Ma oggi, a conti fatti, di quell’idea non c’è traccia. Anzi, sembra che tutto vada nel senso opposto.

    TRA IVA E IMU MANDIAMO UN PATRIMONIO A ROMA
    Per farci raccontare come stanno le cose abbiamo chiesto come sia la situazione a Roberto Bacigalupo, sindaco di Cicagna, uno dei comuni trainanti per l’economia della Val Fontanabuona: «Da anni la situazione non è facile per noi piccoli comuni, complice la crisi, ma soprattutto un regime fiscale del tutto sfavorevole. L’esempio più lampante è il fatto che anche le amministrazioni si trovano costrette a pagare il 22% di IVA sui servizi che devono acquistare. Una delle tante incongruenze che stanno rendendo le cose sempre più difficili anche per un Comune come il nostro, piccolo ma storicamente molto produttivo».
    Anche per quanto riguarda l’IMU sui locali industriali lo Stato centrale trattiene una quota maggiore del 38%, sottratta alle casse comunali. E considerando che Cicagna ha più locali produttivi che abitazioni a conti fatti sono circa 200.000€ ogni anno che non restano sul territorio.

    I fondi comunali? Bloccati
    Accanto a queste “beghe” burocratiche si trova il problema centrale di tutta la questione: il Patto di stabilità. «Mentre le entrate per noi si riducono all’ordinario (NDR: parte dell’IMU e i servizi indivisibili) e gli oneri per l’edilizia sono praticamente nulli a causa della crisi di settore, quello che un comune come il nostro può fare è sfruttare i finanziamenti vincolati a progetti di riqualificazione. Nel nostro caso siamo riusciti a riqualificare i centri abitati, intervenendo su marciapiedi e zone pedonali, ma in altri settori questo non può accadere per il nostro bilancio è bloccato dal Patto di stabilità».

    Le bollette? Salate anche per noi
    Difficoltà economiche, apparenti follie legislative e calamità naturali. Tutto questo allo stesso tempo. Finisce che per ragranellare soldi ci si attacchi a tutto e, se vogliamo vedere il lato positivo, “il bisogno aguzza l’ingegno” aprendo a soluzioni più economiche ed ecologiche: «Per poterci permettere qualche intervento di messa in sicurezza del territorio in più e per poter inseguire i nostri sogni e realizzare un’area gioco in centro ho dovuto impegnarmi personalmente e cercare di ridurre i costi per i consumi della Casa Comunale e del complesso scolastico. Dopo aver valutato uno ad uno tutti gli operatori telefonici abbiamo creato una rete che connette tutto il complesso Comune-Scuole-Biblioteca, con un unico centralino ed un unico contratto telefonico. Accanto a questo ci siamo inoltre impegnati nell’installazione dell’impianto fotovoltaico che consente al nostro comune di ricevere ogni anno ben 20.000 € di contributo GSE».

    Sicurezza del territorio e regimentazione delle acque
    La preoccupazione del Sindaco si fa evidente quando si parla di questi temi: «Anche in questo caso i fondi che sono stati stanziati non sono ancora arrivati materialmente nelle nostre casse, pure essendo già stati erogati. Gli interventi urgenti sono stati eseguiti, ma per quelli ordinari e di prevenzioni non resta spazio di manovra dovendo prima saldare le imprese che hanno lavorato sin ad ora. Per poter svolgere qualche intervento in più ci avvaliamo di personale aderente al programma LPU (Lavori di Pubblica Utilità) e abbiamo siglato una convenzione con Orero per poter unire le forze degli operai, che si alternano sui due territori».
    Come a dire, se lo Stato non fa quel che deve ci inventiamo qualcosa per poter andare avanti. Una politica che non potrà continuare però per lungo tempo.

    Tratto da CORFOLE! del 10/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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