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storia locale
06 Luglio 2015 | in categoria/e storia locale
Esaudito il desiderio di Giovanni: ritornare nella stanza a Portofino dove fu imprigionato e interrogato dai nazisti fino al tragico annuncio "domani vi fucileremo", ma poi successe che..
Giovanni Pernigotti, classe 1924, aveva il desiderio di tornare a Portofino dove nel Luglio del ’44 fu rinchiuso dai tedeschi in attesa della fucilazione, per rivedere quella piccola finestra... e ringraziare Maria. Era infatti uo dei sei giovani di Rapallo che, dopo una retata a Montallegro, furono portati dai tedeschi nel piccolo borgo, interrogati per sei giorni, senza cibo, nutriti solo ad acqua… fino a quella sera in cui fu servita loro la zuppa insieme all’annuncio
< …Eravamo in 7, tra cui Nespolo, il nonno di Renato Barcucci, Gigetto che piangeva perché aveva una bimba di 6 mesi e Giovanni Maggio che sarebbe poi diventato il primo sindaco della Rapallo liberata. Maggio cercò di tranquillizzarci dicendoci < se ci portano a Chiavari non c’è più nulla da fare, ma se ci portano a Portofino una piccola speranza c’è> Restai col fiato sospeso fino al bivio e quando vidi che la direzione era Portofino incominciai a pregare e sperare. Per 5-6 giorni ci interrogarono, io fui l’ultimo e mi dissero di scrivere a mia madre perché la mattina successiva, alle 6, ci avrebbero fucilati tutti. Mi rifiutai, forse ancora aggrappato a quella piccola speranza, dicendo loro < voi uccidete degli innocenti> Mi rinchiusero nella stanza all’ultimo piano di quella torre, con un’unica piccola finestra quadrata dalla quale, come dentro ad una crudele cornice, si vedeva, dritto dritto, il Santuario di Montallegro. Pregai e pregai quella Madonna ai cui piedi ero cresciuto….>
Ebbene, 71 anni dopo il sogno si è avverato, e proprio il 2 Luglio alle 18 e 30.
Grazie al Sindaco di Portofino Giorgio D’Alia che accolse l'appello del Circolo della Pulce e contattò gli attuali proprietari di Villa la Torre, giovedì 2 Luglio alle 18.30 la Signora Marisetta Savinelli, tornata in villa per l’estate, ha aperto con un sorriso di benvenuto la porta, senza forse rendersi conto del grande regalo che stava facendo a Giovanni, né della “coincidenza” della data scelta, anniversario dell’Apparizione di Maria a Montallegro.
Ad accompagnare Giovanni, emozionato come chi deve sostenere un esame per la prima volta, c’erano il figlio Carlo, il sindaco di Portofino, Carlo Bagnasco sindaco di Rapallo, insieme al padre Roberto, oltre a Nadia Molinaris del Circolo della Pulce che ci riporta le emozioni della giornata: "Siamo rimasti un po’ in giardino, a sentire i particolari di quella storia, direttamente da chi l’aveva vissuta, prima di andare a cercare quella “stanza” . Una villa splendida che certo oggi non ha nulla della prigione, così diversa per Giovanni, che quasi non riusciva a trovare i suoi ricordi.
Ma finiti i quattro piani di scale, quella piccola finestra quadrata, in quella stanzetta, divenne all’improvviso il libro aperto del suo passato. Non posso descrivervi ciò che ha provato Giovanni, quando ha soffermato lo sguardo sulla porta della sua cella o quando appoggiato alla finestra è stato in silenzio a guardare il Santuario di Montallegro, un momento tutto suo, che nessuno di noi ha voluto contaminare. Posso però descrivere la mia di emozione, quando si è voltato ed ho visto i suoi occhi, che probabilmente hanno pianto raramente in pubblico, lucidi, ed ho sentito il suo grazie, rotto da singhiozzi che cercava di contenere… Mi son sentita ciò che ogni giorno dovremmo tenere presente tutti: singolarmente, qualunque sia il nostro ruolo nella Società, siamo piccola cosa, è compartecipando alla vita e per la vita degli altri che anche un nostro minuscolo gesto può diventare importante. Già, perché in fondo, al di là delle nostre scelte, al di là di ciò che siamo , al di là dei nostri progetti, ognuno di noi è pur sempre piccolo strumento nelle mani del destino o… per chi crede, nelle mani del Cielo. Personalmente e a nome di Giovanni e Carlo Pernigotti si ringraziano i Sindaci Giorgio D’Alia e Carlo Bagnasco, Roberto Bagnasco e in modo particolare i Signori Savinelli per la splendida ospitalità."
La lettera di Giovanni del 12 Dicembre 2014
Era il luglio del ’44 io vivevo con la mia famiglia a Montallegro, il 28 ci avvisarono che i tedeschi avrebbero perquisito la zona, da lì a poco arrivò un sergente della divisione Monterosa insieme alle SS e iniziarono a perquisire le case; anche la mia stanza fu messa a soqquadro, non trovarono nulla, finchè un signore in abito chiaro entrò qualche minuto, per poi urlare di perquisire nuovamente e bene. Sotto il materasso spuntarono una pistola e due bombe, non erano mie, ma a nulla valse ripeterlo, venni arrestato e fatto scendere a piedi sino a Rapallo e caricato su un camioncino. Eravamo in 7, tra cui Nespolo, il nonno di Renato Barcucci, Gigetto che piangeva perché aveva una bimba di 6 mesi e Giovanni Maggio che sarebbe poi diventato il primo sindaco della Rapallo liberata. Maggio cercò di tranquillizzarci dicendoci < se ci portano a Chiavari non c’è più nulla da fare, ma se ci portano a Portofino una piccola speranza c’è> Restai col fiato sospeso fino al bivio e quando vidi che la direzione era Portofino incominciai a pregare e sperare. Per 5-6 giorni ci interrogarono, io fui l’ultimo e mi dissero di scrivere a mia madre perché la mattina successiva, alle 6, ci avrebbero fucilati tutti. Mi rifiutai, forse ancora aggrappato a quella piccola speranza, dicendo loro < voi uccidete degli innocenti> Mi rinchiusero nella stanza all’ultimo piano di quella torre, con un’unica piccola finestra quadrata dalla quale, come dentro ad una crudele cornice, si vedeva, dritto dritto, il Santuario di Montallegro. Pregai e pregai quella Madonna ai cui piedi ero cresciuto. Alle 5 ci urlarono nuovamente che a breve ci avrebbero fucilato, poi, rumori di passi avanti e indietro e frasi concitate che non capivo, ma passarono le 6. ed eravamo ancora vivi, continuai a guardare il Santuario e a pregare. Verso le 7 ci dissero di andarcene, facendoci uscire due a due; incominciai a piangere mentre camminavamo svelti lungo la strada per Rapallo; a metà percorso una carrozza ci diede un passaggio, fino all’Excelsior però, perché aveva paura ad entrare in Paese. Senza mai fermarmi arrivai finalmente a Montallegro, non vedevo l’ora di riabbracciare mia madre e come misi piede all’entrata del viale, il Rettore sul piazzale, vedendomi iniziò a suonare le campane. Lo so che quella mia prigione oggi è una villa privata, ma il mio sogno è tornare in quella torre, in quella stanza a guardare Montallegro, anche solo per un istante, per dire alla Madonna: .
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