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attualita, cucina, ecologia, edizione cartacea
di Michela De Rosa | 04 Giugno 2015 | in categoria/e attualita cucina ecologia edizione cartacea
Tartufi nel Levante, un tesoro da (ri)scoprire: contributi a fondo perduto per diventare tartufai e/o rivalutare i propri terreni, come fare e a chi rivolgersi
Alla presentazione del progetto, l’8 maggio a Mezzanego, la sala era stracolma. Proprietari di terreni e aspiranti cercatori di tartufi hanno ascoltato per quasi due ore la presentazione che ha illustrato le potenzialità del nostro territorio, scoprendo anche che - come spesso accade- i nostri vechi già sapevano. Sono infatti emerse diverse storie di nonni e bisnonni che già trovavano tartufi nell’entroterra o sulle immediate alture della costa per poi rivenderli ai piemontesi, dove già esisteva una forte tradizione (e mercato). Nel tempo questa attività si è persa, ma ora si tenta di “dissotterrare” questo vero e proprio tesoro nascosto che può rivitalizzare (e non poco!) anche i terreni rimasti incolti.
Le aree in cui lo si trova
Questo prezioso fungo, dalle eccezionali qualità organolettiche, cresce spontaneo in diverse aree del territorio regionale. Il centro di maggiore produzione, con vaste aree idonee alla sua crescita, e che vanta tradizioni antiche, è sicuramente la Valle Bormida in provincia di Savona. Tuttavia, grazie a diverse ricerche, svolte negli ultimi anni dal Laboratorio di Micologia DISTAV dell'Università degli Studi di Genova, oltre alla Valle Bormida, sono state individuate diverse aree vocate alla crescita di tutte le sette specie di tartufi ammesse alla vendita (normativa nazionale vigente), nelle provincie di Imperia e Savona. Inoltre, sulla base dei risultati ottenuti e grazie ai recenti studi effettuati, è stata riscontrata una potenzialità alla produzione di tartufi anche in diverse aree del Levante.
Il progetto
Nel dicembre 2014, la Regione ha stipulato con il Laboratorio di Micologia una convenzione della durata di due anni denominata “Messa in opera di impianti pilota per incentivare la tartuficoltura in aree marginali dell'entroterra”. Scopo di tale collaborazione è quello di mettere a dimora impianti pilota per la tartuficoltura in quelle aree agricole poco sfruttate, dove insistono le condizioni idonee alla crescita del tartufo. Le principali specie coltivabili, da scegliersi soprattutto in base alle caratteristiche dei suoli, sono: il tartufo nero di Norcia, lo scorzone o tartufo estivo e il tartufo bianchetto.
Attualmente, con il supporto della Cooperativa Agricola Rurale Isola di Borgonovo, sono stati individuati alcuni proprietari terrieri interessati a intraprendere la coltivazione del tartufo e sono stati messi a dimora tre impianti dimostrativi. I lavori continueranno attraverso ulteriori indagini sul territorio al fine di individuare nuove aree potenzialmente vocate e proprietari di fondi interessati a cimentarsi in questa attività. A tal proposito nei prossimi mesi saranno organizzati incontri informativi nei territori interessati.
Per info: 349.0063440
Cooperativa Isola di Borgonovo, Mezzanego
Tratto da CORFOLE! del 6/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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