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edizione cartacea, itinerari, storia locale, uscire
di Pier Luigi Gardella | 04 Giugno 2015 | in categoria/e edizione cartacea itinerari storia locale uscire
Perché si chiama così? Camogli: Terra bassa, case a mucchi o porto di mogli in attesa?
Alla scoperta dell'origine del nome dei nostri paesi.
Quando nel 1853 raggiunse il suo massimo momento di gloria Camogli si conquistava l’appellativo di “Citta dei Mille Bianchi Velieri”, vantando di possedere quasi 40 navi più di Genova. Con le sue duecentomila tonnellate di armamento, fu la terza potenza italiana in mare e la quinta a livello mondiale. Il borgo marinaro si era formato nel Medioevo sotto la protezione dei Fieschi, tuttavia già nell’XI secolo lo troviamo citato come “Villa Camuli” comparendo per la prima volta in un inno liturgico del basso medioevo (1018–1045) in onore di S. Giovanni Bono mentre nel secolo successivo troviamo il toponimo attestato come “Camulio” o “Camugi”.
Secondo il Dizionario toponomastico UTET deriverebbe dal cognome Camullius, fissatosi sull’ablativo plurale, ma i Sabini e gli Etruschi chiamavano “Camulo” o “Camulio” il dio Marte, mentre “Camolio” era anche una divinità solare Gallo-Celtica.
Altri studi ritengono che la parola sia di origine greco-ligure e che significhi “terra in basso” da “cam” (in basso) e “gi” (terra). Questa traduzione coinciderebbe con la caratteristica topografica del borgo, posto a valle rispetto alla Rua (Ruta).
Vi fu anche in passato chi, come lo storico genovese Girolamo Serra (1761-1837) identificava Camogli con la lontana “Casmona” fondata dai Liguri Casmonati che abitavano l’area compresa fra la confluenza della Bormida con il Tanaro.
Esistono inoltre altre teorie, magari più suggestive ma sicuramente fantasiose, che fanno derivare la parola Camogli da “casa delle mogli”, con riferimento al gran numero di naviganti le cui mogli aspettavano a casa il loro ritorno; oppure da “Cà a muggi” ovvero “case a mucchi”, per la particolare collocazione delle case così disposte per dare maggiore difesa dagli attacchi dei Saraceni.
Nel 1877 Camogli acquisì il titolo di città, su decreto del re Vittorio Emanuele II ed acquisì il suo stemma: imbarcazione a tre vele latine che si dirige tra i flutti verso una torre d’oro che poggia su uno scoglio che sorge dal mare. In alto, al centro, una stella d’oro circondata da raggi d’argento.
Un paese di pescatori che si trasformarono in naviganti e combattenti
Gli abitanti di Camogli erano in passato prevalentemente pescatori; divennero naviganti per necessità, costretti al servizio della flotta genovese e poi autonomamente, come armatori. La loro fortuna, risale al XIX secolo, quando furono coinvolti in numerosi eventi internazionali. Parteciparono alla campagna d’Egitto con l’esercito di Napoleone (risoltasi peraltro per molti di loro in un vero disastro economico) a quella d’Algeri (noleggiando a Carlo X di Francia i loro velieri) e soprattutto alla guerra in Crimea, dove l’apporto degli armatori camogliesi fu determinante, come riconobbe lo stesso Cavour che, secondo lo storico Roberto G.B. Figari, disse al Sen. Bombrini: “Se i servizi per le truppe di Crimea sono andati così bene, il merito è di quei diavoli di camogliesi che hanno saputo donare al Piemonte una vera marina mercantile”. Per Camogli il ritorno economico fu decisamente alto e grazie alla ricchezza giunta con la guerra di Crimea furono realizzate grandi opere come l’ospedale, gli istituti filantropici, i palazzi, il Teatro Sociale.
Tratto da CORFOLE! del 6/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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