attualita, edizione cartacea

di Andrea Raffetto | 04 Giugno 2015 | in categoria/e attualita edizione cartacea

"In quelle ore c'è la rara chance di respirare il mondo, perché soffiano venti latino-americani, pakistani, albanesi, marocchini: non importa se sei cristiano cattolico, ortodosso, musulmano o ebreo; alla fine “Utopia” non è poi così lontana". La storia di Camilla e del progetto “ragazzi insieme”

l filosofo Thomas Moore, nel suo libro “Utopia”, aveva progettato una società ideale, insediata sull'isola omonima, dove tutti gli uomini erano uguali. Da quel momento il termine “utopia” è entrato nel nostro lessico indicando qualcosa di non raggiungibile, al limite dell’idealismo. Un mondo senza confini etnici è un pensiero forse ancora “utopico”, ma nulla è irrealizzabile se l'uomo ci mette la sua immensa forza di volontà: certo dall'oggi al domani nessuno può cambiare il mondo, ma il processo di svolta può avere inizio partendo dalle nostre piccole realtà.

Il progetto “Ragazzi insieme” nella testimonianza di Camilla
Appoggiato dalla Caritas chiavarese ha luogo nei locali del Centro Sociale San Giovanni: l'iniziativa prevede attività di doposcuola (martedì e giovedì) per ragazzi stranieri e non, compresi tra i 6 e i 19 anni; giochi, merenda e compiti, coadiuvati da un gruppo di educatori. Camilla Coldani è una neolaureata in lettere che ha deciso di mettere a disposizione dell'altro il proprio sapere in modo del tutto gratuito; è stata una “chiamata” a indirizzarla su questa rotta del volontariato: “Credo che sia stato importante anche l'invito da parte del nostro parroco, che aveva chiesto ad alcuni universitari una mano per sostenere questo progetto: è stata una richiesta concreta e fatta suggerendo una strada di bene”.
Per questi ragazzi è diventato un appuntamento aspettato, quasi desiderato, a testimonianza della “fame di umanità” che abita la nostra società: “sono presenze esigenti che chiedono il meglio di noi; in quei due giorni ci aspettano e ci aspettano in orario per poter giocare assieme o nella speranza che ci sia quell'educatore bravo in matematica con cui preparare la verifica. Sono ragazzi che ti portano nel cuore, che quando incontro per strada mi chiedono perché l'ultima volta non sono andata; sono curiosi di quello che facciamo e fanno tante domande”.

VITE che si intrecciano, una più suggestiva dell'altra
“Porto nel cuore l'impegno e la dedizione allo studio da parte di un ragazzo, che quest'anno si è iscritto al liceo scientifico, scelta che ha intrapreso mettendo in conto la fatica e la necessità di fare alcune rinunce per stare al passo con un ritmo di studio pesante ma sicuramente alla sua altezza. Credo per che per un ragazzo straniero e per la sua famiglia sia bellissimo poter sognare di andare all'università e di diventare una figura professionale competente e riconosciuta in un altro paese. Penso che lo studio di alcune materie che si affrontano al liceo, come il latino, significhi per lui anche una possibilità di integrazione e al contempo un riconoscimento di quelle che sono le radici linguistiche profonde della cultura italiana e neolatina. Comunque laddove esiste il filtro della lingua la comunicazione è più immediata e passa attraverso il sorriso, lo sguardo, un pianto, il contatto, un abbraccio, una carezza, il solletico, il movimento, il ballo, il canto. Infine "Ragazzi insieme" è stato uno spazio positivo per un ragazzo dalla storia un po' complessa (lui ironicamente dice che le sue origini sono un po' sparse per tutto il mondo) e così come la sua situazione di salute. Qui ha accettato la sfida del gioco e ha trovato uno spazio in cui la sua presenza è importante e richiesta da tutti gli altri ragazzi, perché se non c'è lsi sente la mancanza”.

I bambini, maestri nella via dell’integrazione
Una piccola realtà questa, ma un grande esempio di integrazione che deve essere d'esempio e riaccendere la speranza: “I bambini e i ragazzi in età scolastica sono maestri nella via dell'integrazione: le loro classi sono multietniche e questo li porta ad interagire fin da piccoli con persone che sì vengono da una cultura e da un paese straniero, ma frequentano i loro stessi ambienti, fanno i loro stessi giochi, hanno i loro stessi amici”.
In quelle ore e in quel luogo c’è la rara chance di “respirare” il mondo, perché soffiano venti latino-americani, pakistani, albanesi, marocchini: non importa se sei cristiano cattolico, ortodosso, musulmano o ebreo; alla fine “Utopia” non è poi così irrealizzabile.

Tratto da CORFOLE! del 6/2015, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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