attualità

01 Aprile 2010 | in categoria/e attualita

"S'ascondemo bell'e ben": filastrocche, ninna-nanne, giochi, poesie, modi di dire, preghiere e immagini dal borgo di Sestri

Corredato da preziose fotografie (da inizio ‘900 ai giorni nostri), da disegni, riproduzioni di documenti storici e con una utile traduzione in italiano, è uscito il volume “S’ascondemo bell’e ben”, di Anna Bertolotti (disponibile nelle edicole e librerie).
Il testo tratta di “filastrocche, giochi, poesie, modi di dire, preghiere”, ma è soprattutto un documentario in parole e immagini sulla vita delle famiglie in un borgo marinaro. In questo libro si trova ciò che la scrittrice Natalia Ginzburg chiamava “Lessico familiare”, la lettura è pertanto raccomandata sia ai residenti sia ai turisti che vogliono usare una chiave di accesso al territorio, uscendo dalla mera frequentazione delle spiagge, dei bar, del condominio o della stanza d’hotel, per entrare nella più autentica dimensione del viaggio. Viaggio utile anche per i sestrini, per i quali una Macchina del tempo di questo tipo evita di smarrire il contatto con la propria storia.
Ci si imbarchi nel viaggio, dunque, non senza dimenticare la struttura di “S’ascondemo”. Il testo è diviso in una raccolta di filastrocche, ninna-nanne e non-sense (i non-sense costituirono un vasto filone della cultura europea nell’età vittoriana).
Seguono poi alcune poesie di autori sestrini e genovesi, alcuni dei quali sono anonimi, col testo tramandato per via orale.
Vi sono anche proverbi e preghiere. Tra i primi si ricordi “Pe’ Pasqueta ‘n’oeta, pe San Bastian inn’oa e in boegio de can”= Per l’Epifania un’oretta [di sole in più], per san Bastiano un’ora e uno sbadiglio di cane [preludio di primavera], dal quale si desume che “pasquetta” indicava l’Epifania o la Candelora. Tra le preghiere si ricordi “A san Nicolò”: “San Nicolò, vescovo gentile/tre navi nel porto/ avete fatto venire/ tre vedovelle avete consolato,/ tre belle ragazze avete maritato. (…). Interessante il lavoro di recupero dei testi, compiuto porta a porta e interrogando le donne del borgo (i loro nomi sono riportati nel testo).
Non manca una raccolta di giochi di strada, meno impressivi della play station, ma più divertenti, almeno in certi momenti. Anche questi sono riferiti e recuperati direttamente dalle famiglie. Pur non essendo un rudere, anche il sottoscritto ricorda il gioco delle “sciaccate”, praticato nel cortile di casa con una decina di ragazzi in perenne stazionamento e starnazzamento.
Consisteva nel tracciare con una pietra un campetto con una riga in mezzo, e poi giocare a tennis con la mano al posto della racchetta. Bellissimo.
Paolo Della Sala
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