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Per quelli come me, cresciuti guardando a sfinimento “Mamma ho perso l’aereo” l’inverno e il Natale non saranno mai all’altezza delle aspettative. Ho sempre atteso la neve la sera della Vigilia, ma non è mai arrivata. Ho desiderato con tutto me stesso addobbare completamente la facciata di casa con un milione di lucine colorate, ma costano troppo. Ho sempre desiderato appendere le calze a un camino in vero stile americano, ma qui da noi non hanno mai costruito niente di simile. Chi non avesse visto il film può rifarsi a una qualunque delle pubblicità natalizie della bevanda gasata più famosa al mondo e giungerà alla stessa conclusione: ci hanno illuso.

Da bambino non capivo perché a noi era toccata questa sorte infame. Niente neve, poche lucine e niente Babbo Natale che scende dal camino. Crescendo però ho iniziato ad apprezzare quello che l’inverno nostrano ci propone. Una cosa su tutte che la stagione fredda porta con sé ovunque è l’ordine. Le cataste di legna appena tagliata, impilate con la cura di chi costruisce un muro che debba durare per sempre; nell’orto i solchi delle poche specialità che tipicamente l’inverno ci propone: fave, carciofi, lattuga; la potatura e il riordino delle piante; la messa a dimora. Ogni cosa al proprio posto. C’è sempre infine quel rituale che ha qualcosa di magico e così profondamente altruistico che è la copertura delle piante più delicate e dei fiori da giardino con gli appositi teli per preservarli dal freddo.

Per un periodo ho pensato che l’inventiva e l’arte dell’arrangiarsi si fossero perse, poi navigando su YouTube e sui Social Network ho scovato loro! Ci sono ancora “pazzi” che invece di comprare nuovi addobbi se li creano, magari con materiali della natura come pigne e scorze d’arancia. E c’è chi addirittura si costruisce attrezzi o utensili: chi si è creato uno spaccalegna a molla (l’originale costa qualche migliaio di euro), chi si produce il pellet da solo con un macchinario inventato da lui ed utilizzando materiali di scarto, chi fa scorte di fieno imballandolo con macchinari ricavati da vecchi mobili e chi si è costruito da solo un aratro.

Rientrando in casa non c’è il caminetto in grande stile americano, ma ad attendermi una stufa economica, tanto amata dalla nonna che ancora ci cucina il pane. Il fuoco della casa arde comunque e, anche se fuori la neve non c’è e non credo che Babbo Natale riuscirà passare attraverso il piccolo tubo della stufa, qualcosa di magico nell’aria c’è davvero. Probabilmente è nascosto nel significato di “fare provviste per l’inverno”. Un modo di dire (e di vivere) ormai divenuto inconcepibile e forse inutile di fronte agli scaffali sempre pieni degli ipermercati, ma vivere l’inverno in campagna è anche questo, la natura lo impone. La dispensa infatti, con l’avvicinarsi del freddo, si riempie di confetture, di passata di pomodoro, di olio e di qualsiasi cosa che si possa conservare. E’ la regola.

Allora, forse, il tempo della stufa economica non è ancora finito. Me ne ricordo ogni inverno quando sto davanti a lei in piedi a scaldarmi le mani e ripeto a me stesso che la sorte in fondo non è stata così cattiva come credevo da piccolo. Avere un fuoco con cui scaldarsi, alimentato dalla legna che ho tagliato e accatastato insieme alle persone a me care, cucinare le cose che la stagione propone e stringersi tutti intorno alla stessa tavola. Anche l’inverno nostrano non è poi così male... ma una nevicata la sera della Vigilia la aspetto ancora.