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cucina, ecologia, edizione cartacea, storia locale
di Simone Parma | 06 Novembre 2014 | in categoria/e cucina ecologia edizione cartacea storia locale
Dal “perteghin” allo scuotitore ad aria compressa: come è cambiata la raccolta delle olive (Ma certe tradizioni non spariranno mai)
Parte la nuova rubrica "Tra zappe e pc: diario di un ragazzo di campagna"
Al mattino esco di casa e nemmeno me ne accorgo: passeggio sulle ardesie che duecento anni fa qualche mio avo ha tirato fuori (solo lui sa con quanta fatica) dalle cave del Monte San Giacomo; salgo le scale e il bosco di castagni, ordinato e silenzioso mi guarda impassibile. Scendo verso valle e le olive sulla strada rendono viscido il mio viaggio; per un po' le maledico, poi rifletto. Che non sia io quello nel posto sbagliato, invece che loro? Da qui nasce questa rubrica che vuole essere un luogo di scambio di pareri, metodologie, trucchi ereditati dagli avi e novità offerte dalla tecnologia, ma soprattutto un invito a non abbandonare la nostra terra, in particolare a chi può ancora cambiare le cose.
Novembre, il mese dell'olio
C'è un odore, quello dell'olio appena spremuto, che chi non è mai stato in un frantoio non può capire. Un odore così forte da rimanerti addosso. L'ulivo e l'olio di oliva sono sempre stati un perno fondamentale dell'economia del Mediterraneo e fanno ancora parte della nostra cultura. Figurarsi che mia nonna quando il tempo minaccia forti piogge o grandine, molto scaramanticamente, mette ancora fuori dalla porta d'ingresso il ramo d'ulivo. Novembre per me è questo: la raccolta delle olive. L'aria è più frizzante, il cielo è terso, le reti sono state stese ed è il momento di raccogliere i frutti di un anno di lavoro.
Dal perteghin allo smartphone
Fino a qualche anno fa si partiva da casa con i sacchi di juta, il “perteghin” (così mio nonno chiamava la pertica per scuotere i rami) e qualche piccola conca per raccogliere le olive “intrappolate” nelle reti. Con fatica si portavano poi al Frantoio, quello con la F maiuscola, dove la mola era di pietra e la sansa non veniva buttata, ma riutilizzata. Ora tanto è cambiato. La pertica non c'è più, lo scuotitore ad aria compressa ha preso il suo posto e perfino lo smartphone in tasca può aiutare. Durante l'anno ho controllato e valutato in Internet (insieme a mio padre, il “capo”) il lavoro da fare sulle piante: il sito www.agriligurianet.it fornisce un valido strumento per programmare i vari trattamenti (anche biologici) sulle piante. Qualche giorno di lavoro e le olive saranno raccolte, pulite dalle foglie e spremute il prima possibile in un frantoio di ultima generazione. Non quest'anno però, perché la raccolta sarà “magra”. Poche olive, malate per colpa della mosca olearia, non basteranno a fare la scorta per l'anno che sta per arrivare. Sulla strada di casa incontriamo il vicino, preoccupato come noi, si chiede se l'anno prossimo sarà migliore. Come sarà sarà, ma il piacere di essere stati a contatto con la natura non me lo può togliere nessuno, nemmeno la mosca.
I grandi vantaggi della vita in campagna
Inoltre il tempo passato fuori dalla civiltà ha dei vantaggi pratici:
1) Puoi vestirti come ti pare, nessuno ti giudica. E la camicia a quadri (rigorosamente di flanella) a Novembre non è poi così male.
2) Puoi anche non aver speso centinaia di Euro in un orologio, ci pensa il campanile a dirti che ore sono.
3) I sensi si riattivano. L'udito riconosce i rumori: i ricci che cadono, l'acqua che scende nella “valle”, le api che fanno la scorta per l'inverno; la vista scorge dettagli che nemmeno la fotocamera da 8 megapixel riesce a immortalare; il tatto ritrova la sua origine (già, gli ulivi non sono touch!). Il gusto e l'olfatto invece saranno soddisfatti dopo la spremitura.
4) L'esercizio fisico è gratis e all'aria aperta. Nessuna iscrizione annuale è richiesta, solo la buona volontà e la voglia di sporcarsi le mani.
A tutto questo si somma ogni volta la soddisfazione più grande: aver fatto qualcosa (forse ancora troppo poco) per la nostra terra, aver onorato il lavoro e sacrificio di persone che hanno dedicato la loro vita a curare e migliorare le nostre colline. Accendo il PC, aggiorno il file di Excel con le statistiche di quest'anno (quantità di olive raccolte, resa, litri di olio prodotti) e mi godo un po' riposo. Domani è un altro giorno, l'università, la tecnologia e i libri mi aspettano. Peccato solo che non potrò mettere la camicia di flanella.
Tratto da CORFOLE! del 11/2014, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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