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attualita, edizione cartacea
di Simone Parma | 09 Luglio 2014 | in categoria/e attualita edizione cartacea
Ponte Carasco - indagini chiuse, polemiche aperte. Indagati quattro responsabili della Provincia ma gli altri ponti come se la passano?
Il traffico è scorrevole sul ponte intitolato a Claudio Rosasco e Lino Gattorna e i disagi sono ormai un lontano ricordo. Certo, l’estetica e la sicurezza di pedoni, ciclisti e motociclisti lasciano a desiderare (come denunciato nello scorso numero), ma la giustizia ha iniziato a fare il suo corso. L’indagine avviata subito dopo il disastro è stata chiusa e il pm Alberto Landolfi ha emesso quattro avvisi di garanzia ai dirigenti responsabili della Provincia di Genova che avrebbero dovuto vigilare e intervenire sull’infrastruttura, ma che invece non avrebbero di fatto agito in alcun modo. Pietro Bellina, Stefano Cianelli, Gino Delucchi e Renzo Garbarino dovranno quindi rispondere delle accuse di crollo colposo, omicidio e lesioni colpose. L’erosione della pila che poi cedette è infatti ormai documentata. Ma oltre alla Procura c’è chi pone l’accento sulle cause e le responsabilità del crollo della costruzione, dicendo la sua. Si tratta di Francesco Traldi, ingegnere lavagnese che aveva avvertito della possibilità del cedimento in tempi non sospetti. Già nel Gennaio 2012 aveva infatti organizzato una conferenza presso la Società Economica di Chiavari nella quale illustrò i pericoli derivanti dai comportamenti dei tecnici (ir)responsabili. Ora invece nella missiva indirizzata alla Procura di Genova Traldi può solo ribadire e documentare gli atteggiamenti non conformi dei tecnici, sin dal 1977. L’ingegnere pone infine l’accento sulla mancata considerazione del ricorso presentato nel 2009, nel quale si sottolineava un pericoloso intervento di asportazione di materiale dall’alveo (poi utilizzato nel cantiere adiacente di Via Gazzo).
Traldi rincara poi la dose nei confronti delle istituzioni contestandone il comportamento e la gestione della ricostruzione e ponendosi diversi quesiti: «perché realizzare un ponte nuovo monotrave, non a “chilometro zero”, non arcuato, costruito con struttura chiodata e materiale ossidabile e con la presenza di nervatura interne pericolose?». Gli automobilisti ora non sono più costretti a decine di minuti di attesa per raggiungere Carasco, il fiume è quasi in secca e l’estate porta con sé il bel tempo, ma le nubi che da quella notte avvolgono il crollo del Ponte di San Pietro non si sono ancora dipanate. Molti, come l’ingener Traldi aspettano risposte e verità dalle istituzioni coinvolte. Non abbassare l’attenzione su questa tragedia è forse il modo migliore per evitare che il Tigullio viva di nuovo una notte come quella.
Gli altri ponti come se la passano?
Il Ponte del Settembrin è finito al centro dell’attenzione del partito Italia dei Valori che ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica. Secondo il Comitato Salviamo la Fontanabuona pare probabile ora l’apertura di un’indagine da parte dello stesso p.m. Landolfi per verificarne la situazione.
La passerella di Rivarola sembra che la passerella, punto nevralgico della Rete Ciclabile Ligure, che collega Lavagna alla Fontanabuona, sia stata dimenticata. Chiusa per problemi strutturali, dopo diversi mesi è ancora in attesa di un intervento. Un peccato perchè abitanti della zona, clisti, corridori e amanti delle passaggiate sarebbero sicuramente felici di avere a disposizione un passaggio da una sponda all’altra sicuro e protetto dal traffico, che invece ora si trovano costretti ad affrontare.
Tratto da CORFOLE! del 7/2014, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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