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edizione cartacea, storia locale
di Pier Luigi Gardella | 08 Maggio 2014 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
Alla scoperta dell'origine dei nomi dei nostri paesi: Uscio, “la porta è aperta” è il motto sullo stemma di questo paese immerso nei boschi dove vive la tradizione degli “sprenaggi”
Anche se la prima risposta che verrebbe da dare sul significato e l’origine del nome di Uscio è quella della porta verso la Fontanabuona, o verso la Riviera per chi viene dall’interno, il nome ha origini ben diverse che risalgono all’epoca della dominazione romana sui Liguri. Infatti, nei documenti medievali ed anche in quelli più recenti, la troviamo citata come Auguxa, nel 1162, Auguxi nel 1153, ed ancora Agoxium e Auguscium, quest’ultima divenuta Ausci nella parlata dialettale. Nessun documento la cita come Ostium che sarebbe il termine latino corrispondente a ‘porta’ e quindi ‘uscio’. Esaminando, invece, i termini citati possiamo tranquillamente pensare ad una loro derivazione dal nome latino Augustus, con il quale le milizie imperiali al principio dell’era volgare chiamarono la ‘stazione’ o pagus da esse fondato su queste alture lungo la strada che da Piacenza scende a Recco, passando per le valli dell’Aveto e della Fontanabuona. L’attuale denominazione si inizia a trovare nei documenti d’archivio dal 1734. Rincresce pertanto osservare che il motto che compare sullo stemma ufficiale del Comune Janua patet, che significa ‘la porta è aperta’ non è altro che un gioco di parole usato dall’araldica, al quale non possiamo però attribuire alcun fondamento storico. Dopo la caduta della Repubblica Aristocratica Genovese nel 1798, il territorio ligure fu diviso in 20 giurisdizioni con i rispettivi cantoni; Uscio fu compreso come capocantone nella Giurisdizione delle Frutta che aveva Recco come capoluogo. Nel 1804 Uscio aggregava i comuni Salto e Terrile, costituiti nel 1797, mentre nel 1877 cedette al comune di Avegno la frazione Salto.
Gli sprenaggi, folletti buoni e dolcissimi che diventano però irascibili con chi non rispetta la natura
Al territorio di Uscio è legata la credenza popolare degli Sprenaggi recentemente riscoperta e rivalutata dal ricercatore Franco Lagomarsino. Gli Sprenaggi sono creature immaginarie che possono presentarsi sotto diverse forme, ma sostanzialmente sono i folletti buoni che la leggenda dice abitino sulle colline di Uscio. Le fiabe, che generazioni di nonne hanno raccontato ai loro nipotini, raccontano quanto sia facile incontrarli sulle alture della valle di Recco e nei boschi della Fontanabuona. Gli Sprenaggi sono così diventati protagonisti a Uscio e il paese li ha adottati come simbolo dedicando a loro eventi e manifestazioni. La bontà di questi folletti è proverbiale come l’irascibilità nei confronti di chi non rispetta la natura, loro rifugio e sostentamento. Le leggende ci dicono che siano molto piccoli (quasi precursori dei moderni Puffi), gentili, che vivano in sintonia con gli animali del bosco interpretandone il linguaggio. Hanno le orecchie molto sviluppate e un naso lungo e sensibile che serve per riconoscere gli amici, strofinandolo con loro in segno di amicizia e saluto. Hanno anche una specialità gastronomica, diventata oggi un piatto tipico della cucina di Uscio: la ‘zuppa di sprenaggi’, che è una saporita zuppa preparata con erbe selvatiche. Tra queste erbe può anche esservi l’asparago selvatico (spægo) dal cui nome dialettale qualcuno ha fatto derivare il termine Sprenaggio.
Tratto da CORFOLE! del 5/2014, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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