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    attualita, edizione cartacea

    10 Dicembre 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea

    L'ATP rischia il testacoda: utenti disorientati, lavoratori in fermento e l'azienda non risponde. Sotto esame i dirigenti pubblici piazzati dalla politica e incapaci di fronteggiare questioni aziendali

    L'ATP rischia il testacoda: utenti disorientati, lavoratori in fermento e l'azienda non risponde. Sotto esame i dirigenti pubblici piazzati dalla politica e incapaci di fronteggiare questioni aziendali

    Se gli scioperi e i tagli alle corse hanno già messo a dura prova la pazienza degli utenti, la gestione a cura degli “amici di” e gli illeciti interni potrebbero gettare sul lastrico intere famiglie

     Mai come ora trasporto pubblico è sinonimo di confusione e incertezza. I casi AMT (a Genova) e ATP (nel Levante) sono l’emblema di una gestione paradossale e per correre ai ripari per entrambe si paventa l’opzione privatizzazione. L’unica certezza di ambedue le vicende è che gli utenti sono sempre più disorientati di fronte ai frequenti scioperi, mentre i lavoratori non accettano di pagare sulla propria pelle le scelte degli amministratori. Delle molteplici soluzioni volte al risanamento proposte dall’ATP e dalle istituzioni nell’arco del 2013, infatti, le uniche due che verranno sicuramente attuate sono la disdetta degli accordi integrativi con una conseguente diminuzione di circa il 20% degli stipendi e l’acquisto di circa 50 nuovi autobus grazie all’utilizzo di fondi stanziati dalla Comunità Europea (fondi che non erano stati citati prima dello sciopero selvaggio dei dipendenti AMT). Insomma soluzioni quantomeno poco cristalline di fronte a un problema più torbido. Se da una parte la privatizzazione di ATP è stata (a quanto pare) “scongiurata” dopo l’incontro fra istituzioni e azionisti, manca ancora una strategia per riportare sulla giusta carreggiata il trasporto pubblico, che nella gestione economica va decisamente... contromano.

    Le spese inutili, le indagini insabbiate, i furbetti che invece di mettere la benzina nei bus la tenevano per sè...
    Alcuni dipendenti chiedono, attraverso la nostra redazione, risposte alla dirigenza dell’azienda e ci indicano dei rumors che devono essere ovviamente verificati da chi di competenza al fine di fare chiarezza.  Ci si interroga così sul motivo della fusione fra la economicamente “sana” Tigullio Trasporti ed ALI (già AMT Extra), con il sospetto che sia stato un tentativo di alleggerimento della situazione critica del bilancio dell’azienda genovese. La conseguenza è stata un generale aumento dei costi di gestione: ad esempio gli ex dipendenti ALI, neoassunti e con stipendi relativamente bassi, passarono di punto in bianco ai contratti economicamente più vantaggiosi dei dipendenti ex Tigullio Trasporti. O ancora: per il passaggio da Tigullio Trasporti ad ATP vennero effettuati circa 250 passaggi di proprietà relativi ai mezzi di trasporto, una spesa ripetuta recentemente per il passaggio da ATP ad ATP Esercizio.
    Ma gli interrogativi che vengono posti sono molteplici, ad esempio: “perché, nonostante ATP si trovi in difficoltà, non si è preso parte agli appalti per l’attribuzione dei servizi scolastici indetti da diversi comuni? Perché è stato dismesso (e ceduto, secondo voci, ad un’azienda “amica”) il servizio di trasporto relativo alla società calcistica Sampdoria?”. E ancora: “Come possono essere giustificati gli acquisti presunti di circa 80 cellulari aziendali e di diverse auto per il comparto amministrativo?”. Mentre "con riferimento alla disdetta degli accordi integrativi, perché non sono stati sospesi per un periodo di tempo determinato, invece che essere totalmente cancellati? E perché l’indennità che veniva percepita dal comparto amministrativo è stata solamente sospesa e non disdetta come successo con i contratti integrativi?"
    Ma dopo gli interrogativi ancora senza risposta, i dipendenti si concentrano sulla mala gestione che ha caratterizzato l’azienda negli ultimi anni. E allora ci viene chiesto: "come mai non sono stati denunciati alle istituzioni diversi casi di rifornimenti “fuori sede” con sospetti illeciti?". Qui ci si riferisce ad alcuni episodi in cui, stando a voci interne all’azienda, gli autobus venivano riforniti esternamente alla stessa, con probabili brogli: non tutto il carburante dichiarato finiva, secondo le voci, nei serbatoi dei mezzi ATP, con il risultato di un ammanco ipotizzato di ben 400.000Euro. L’inchiesta interna all’azienda si vocifera abbia portato al licenziamento di due dipendenti, ma senza coinvolgere nessun Capo Area e nessun Responsabile. Un’indagine definita “insabbiata”. La dirigenza non sarebbe priva di responsabilità nemmeno rispetto al problema del sistema satellitare: non solo il montaggio delle antenne avrebbe provocato danni alle carrozzerie, non solo costa, secondo i dati in mano a questi dipendenti, 18.000€ di canone annuo per le attrezzature più 1.000€ di canone mensile per il segnale GPS, ma...non viene utilizzato!
    E si capisce quindi perché in molti non vogliono la privatizzazione: troppi controlli e se non lavori ti licenziano. Mentre nel pubblico puoi perfino essere un dirigente di nessuno con un lauto stipendio “da responsabile”. Che pacchia! Poi, va detto, a rimetterci sono i dipendenti che lavorano davvero, perché invece di essere nel numero giusto a fare le cose giuste, si trovano in migliaia di cui buona parte assolutamente inutili, diretti da dirigenti altrettanto inutili, così alla fine bisogna chiudere baracca e burattini. E tutti a casa.

    Le proposte di alcuni lavoratori
    Reimpiegare gli impiegati in sede con mansioni sui mezzi, con il ritorno alla figura del bigliettaio e l’installazione di tornelli negli autobus più piccoli, per la lotta all’evasione, un fenomeno di portata maggiore rispetto a quanto dichiarato dall’azienda. Ma soprattutto gli autisti propongono di “andare più piano”, ossia di evitare percorrenze “tirate” con autobus stressati e con un conseguente aumento dei consumi e dei problemi meccanici. Infine rivolgendosi al CdA ed al Presidente, che con toni decisamente duri aveva attaccato coloro che avessero fatto causa all’azienda per ottenere la riconferma dei contratti integrativi, i dipendenti affermano che tutti all’interno dell’azienda saranno disposti a fare sacrifici solo nel momento in cui la gestione avverrà in modo chiaro e trasparente e conseguentemente chiedono le dimissioni dell’attuale CdA.

    L’invito a rispondere su queste pagine
    Quello che è certo è che c’è un grande bisogno di chiarezza in merito alle vicende che stanno coinvolgendo il trasporto pubblico, ed è nell’interesse sia dell’utenza che dei dipendenti, ma soprattutto di Istituzioni ed amministrazione, fare in modo che chiarimenti e soluzioni non debbano scaturire dalla fretta e dalla pressione derivante da scioperi selvaggi, ma siano il frutto di un percorso condiviso e delineato. Allora ecco l’invito alle parti in causa a veicolare su queste pagine le loro controdeduzioni ai quesiti posti e a chiarire alcuni aspetti a cui le risposte date nelle precedenti occasioni di confronto ricordavano troppo da vicino un vecchio quiz televisivo: “Passaparola”.

    Tratto da CORFOLE! del 12/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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