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attualita, diritto, ecologia, edizione cartacea, energia, games e techno
di Michela De Rosa | 05 Novembre 2013 | in categoria/e attualita diritto ecologia edizione cartacea energia games e techno
Programmati per rompersi: frigoriferi, lavatrici, telefonini, lampadine, computer, ma anche i vestiti. Presentata Proposta di Legge contro “l'obsolescenza programmata”
Ormai ci siamo assuefatti all’idea di dover comprare più volte la stessa cosa perché “è il nuovo modello” (chissà poi a cosa ci serve), perché “ha più funzioni” (ma intanto ignoriamo il 90% di quelle già presenti) o perché “non è possibile o conviene aggiustarlo” (posto che si trovi chi lo sa fare). Non c’è che dire: ci hanno indottrinati bene e ormai siamo davvero convinti di tutto ciò. I danni (specie alle nostre tasche!) sono incalcolabili e, in pratica, veniamo truffati. Dal 1924.
“Le lampadine durano troppo a lungo per poterci guadagnare sul serio”: era il 1924 e il Phoebus – che riuniva produttori di lampadine, anche italiane – decise di imporre un limite artificioso alla durata. Superato quello, la lampadina si sarebbe bruciata e avrebbe dovuto essere ricomprata. Nacque così l’idea della “obsolescenza programmata”, una pratica produttiva scorretta perché si basa sulla precisa intenzione di limitare la durata degli oggetti accelerando l’usura con espedienti tecnici o con pezzi di bassa qualità, oppure di renderli superati con sempre “nuove” funzionalità in realtà disponibili già da anni ma strategicamente “tenute al caldo” per giustficare nuovi lanci, o ancora di farli percepire “fuori moda” in modo da stimolare l’acquisto di nuovi prodotti e infine renderne impossibile la riparazione. E questo vale per tutto, dai vestiti ai computer. Il fenomeno danneggia davvero tutti, poiché provoca enormi sprechi di energia e di risorse naturali, produce grandi quantità di rifiuti e sottrae alle persone dal 4,5 al 9,5% del proprio potere d’acquisto. Ma la pacchia (per i produttori scriteriati)- forse - è finita. Anche nel Parlamento italiano sembra si sia accesa una lampadina uguale e contraria a quella che scintillò alla Phoebus: all’obsolescenza programmata è ora di mettere un freno. Il 28 Ottobre è stata presentata presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la prima proposta di legge “Disposizioni per il contrasto dell’obsolescenza programmata dei beni di consumo”, a firma del Deputato di SEL Lacquaniti. Dopo che in molti paesi europei sono state intraprese azioni legislative per contrastare la deliberata fragilità dei beni di consumo, forse anche noi cominceremo a prendere seriamente in esame il fenomeno. Scopo della legge è «tutelare il consumatore da una pratica particolarmente odiosa; permettere una reale e leale concorrenza di mercato; attivare conseguentemente la creazione di posti di lavoro legati alle pratiche di manutenzione e riparazione dei beni di consumo». La proposta di Lacquaniti riguarda al momento solo i beni di consumo «funzionanti tramite energia»: una limitazione discutibile, ma pur con questi paletti la proposta di legge racchiude comunque una gamma vastissima di oggetti.
Tra le novità più interessanti: la proroga della garanzia da 2 a 5 anni, assicurando un minimo di 10 anni per quei beni per i quali è ragionevole attendersi «una lunga aspettativa di vita», ossia frigoriferi, lavatrici, forni, automobili ecc.; l’obbligo di fornitura delle parti cambiabili per garantire la possibilità di manutenzione dell’oggetto; la disponibilità delle informazioni per le riparazioni; l’onere della prova, ossia nei primi sei mesi starà al produttore provare che un eventuale guasto non è implicabile a un difetto di fabbricazione. Ma la parte più interessante riguarda quella per cui «le regioni favoriscano e incentivino corsi per la formazione di giovani che intendano specializzarsi nella riparazione dei beni di consumo oggetto della presente». Quindi, a conti fatti, con questa legge si promuovono nuovi posti di lavoro e quindi una ridistribuzione della ricchezza, risparmio di risorse naturali e riduzione di rifiuti speciali, con un gran guadagno per l’ambiente, già sull’orlo della catastrofe, come scritto nel numero scorso (n.d.r “ALLARME ONU”). A garanzia dell’applicazione, la proposta include una serie di sanzioni che valgono tanto per il produttore quanto per l’importatore. Si tratta quindi di una legge che promuove un profondo cambiamento non solo nel sistema produttivo ma anche in quello delle abitudini e dei valori del cittadino. Una evoluzione etica.
Tratto da CORFOLE! del 11/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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