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    cultura, edizione cartacea, sport, storia locale

    di Michela de Rosa | 02 Settembre 2013 | in categoria/e cultura edizione cartacea sport storia locale

    In vela sulle orme degli antenati camoglini: pronipote di armatori e navigatori, Giovanni Gualandi, traversa l'atlantico tra delfini, isole vulcaniche, onde invisibili e temperature torrride (dimenticando il sapone a Milano)

    In vela sulle orme degli antenati camoglini: pronipote di armatori e navigatori, Giovanni Gualandi, traversa l'atlantico tra delfini, isole vulcaniche, onde invisibili e temperature torrride (dimenticando il sapone a Milano)

    Capita che alcune persone attraversino la nostra vita come le onde del mare sull’arenile: arrivano, spumeggiano e poi ci si perde di vista. Ma basta un vento propizio e riecco l’incontro. Ho conosciuto Giovanni Gualandi (FOTO2)in modo piuttosto ‘serio’, ossia in qualità di docente a un corso di formazione (nello specifico di Certificazione Etica) che feci qualche anno fa in provincia di Trento. Caso volle che ‘il prof’ fosse di Camogli e quindi condividemmo il viaggio di ritorno instaurando una piacevole conoscenza. Ed ecco che a luglio, a distanza di un po’ di anni dall’ultimo contatto, mi arriva una sua mail indicando un articolo di Corfole che lo ha divertito molto; insomma, per farla breve dopo uno scambio di ‘come stai, cosa fai’ scopro che è in procinto di salpare per una traversata atlantica in barca a vela seguendo le tracce dei bisnonni camoglini! Scava scava scopro infatti che dietro gli occhiali da intellettuale si cela lo spirito di un discendente di armatori. E insomma, l’avventura in oceano, la forza della natura, l’affinità con “la città dei bianchi velieri”, immagini di miti e leggende del mare... mica potevo farmela scappare! Partiamo.

    Un’antica storia di famiglia e la trisavola vedova... inconsapevole
    Il trisnonno e bisnonno di Giovanni, Prospero e Davide Massone, erano due dei comandanti-armatori che hanno fatto nell’800 la fortuna di Camogli. Il secondo morì giovane di febbre gialla a Ceylon e la sua nave rientrò senza senza di lui: la moglie, ancora ignara di essere diventata vedova e armatrice (FOTO3 il suo veliero), si domandava perchè la domenica successiva a Camogli tutti la guardassero a messa! Il figlio Prospero, nonno di Giovanni, non navigò ma ebbe un’azienda di installazioni elettromeccaniche sulle navi militari. Un po’ d’acqua salata nel sangue deve proprio esserci! E infatti una nipote di Giovanni ha già attraversato a vela più volte l’Atlantico, la prima volta sul Vespucci.
    La storia di questo viaggio, tra delfini, vulcani, ortensie e onde invisibili....
    Quest’anno, all’età di 64 anni, ho avuto il mio battesimo oceanico, traversando da Bermuda alle Azzorre con il J30 di Luca Paderni (FOTO 4), l’unico altro membro dell’equipaggio. E’ stato emozionante navigare nelle acque percorse due secoli fa dai velieri dei miei trisnonni “camuggin”! Certo, non sono mancati gli imprevisti! La barca, lunga 9 metri, è stata costruita negli anni ’80 e la randa sovradimensionata si è rivelata un po’ problematica da gestire quando il vento aumentava, volendo evitare danni in mezzo all’oceano! In effetti nelle giornate di vento forte l’abbiamo ammainata del tutto alternandoci al timone ogni 3 ore, giorno e notte, perché in quelle condizioni il pilota automatico era inutilizzabile. Una scelta che si è rivelata molto rassicurante, specialmente di notte, maltrattati da onde invisibili! Invece di giorno il nemico era la temperatura caldissima che ci ha obbligati a spostare l’unico pasto principale alle 10 del mattino e a ricorrere a pediluvi rinfrescanti in un secchio di acqua di mare. Alla fine abbiamo fatto due soli bagni in mezzo all’oceano, dovendo risparmiare l’acqua dolce ed essendo rimasto a Milano il sapone per acqua salata – e comunque non avendo tempo da perdere! Così, con 4 giornate di motore, 3 di ventone e le restanti di vento debole o medio abbiamo percorso 2000 miglia in 17 giorni, arrivando all’isola di Terceira con 3 giorni di anticipo.  Davvero belle le isole vulcaniche, verdissime e piene di ortensie, dove tanti stranieri tengono le loro barche anche per il basso costo della vita e dei servizi portuali.
    Indimenticabile il benvenuto delle Azzorre(FOTO 1) , con un “tappeto” di una ventina di delfini sotto la prora! (FOTO 6)
    In conclusione esperienza positiva, anche se la lunghezza della traversata ci ha fatto meditare sul significato di tali navigazioni fatte per regata o per diletto o, come nel nostro caso per il trasferimento della barca, evento peraltro risultato non raro per via dei prezzi delle barche usate, che negli USA sono molto inferiori ai nostri: ad esempio ad Horta, ormeggiato alla famosa banchina con i murales di centinaia di barche reduci da traversate o giri del mondoabbiamo conosciuto un ragazzo francese arrivato con 3 amici dalla Florida su una barca di 11 metri pagata 2 mila dollari!
    Insomma, informandosi un po’ forse non è un sogno così irraggiungibile...peccato che non so nuotare!

    Tratto da CORFOLE! del 9/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


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