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attualita, edizione cartacea, sport
di Silvia Franchi | 09 Luglio 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea sport
ragazze con le palle (da nuoto). Il vecchio team ‘dismette' il settore femminile ma le ragazze non si arrendono: diventano campionesse d'Italia con un'altra squadra. E intanto prendono anche la laurea
Praticare sport ad alti livelli è privilegio – e merito - di pochi. Riuscire a farlo senza tralasciare gli studi lo è ancora di più. Lo sanno bene Giulia Rambaldi (foto 1 originaria di Milano, classe '86, difensore) e Solveig Stasi (foto 2 portiere, classe '88, di Sori), due delle protagoniste dell'impresa del Rapallo Pallanuoto, che il 18 maggio a Civitavecchia ha conquistato lo Scudetto per la prima volta nella storia della società. L'ennesimo trofeo nel palmares delle due atlete che tra allenamenti, partite di campionato e match di coppa sono prossime a un altro, importante obiettivo: la laurea.
Che significato ha per voi essere campionesse d'Italia?
G: E' stato bellissimo e quest'anno particolarmente emozionante. Spero sia un punto di partenza per la Rapallo Pallanuoto nella storia di questo sport.
S: Avendo vinto in un campionato così equilibrato è per tutte la realizzazione di un sogno.
La scorsa estate, quando la Pro Recco ha comunicato di non voler proseguire con il settore femminile, cosa avete pensato? E dopo la nascita della Rapallo Pallanuoto, avreste scommesso che questo gruppo avrebbe potuto arrivare così in alto?
G: Ho pensato che sarebbe stato un bel casino! Ma ho sempre creduto che non sarebbe potuto finire tutto così, avevamo troppe carte vincenti per abbandonare tutto e Alessandro Martini (direttore sportivo della Rapallo Pallanuoto) questo lo sapeva. è stato il primo a crederci sempre e a non mollare mai, gli abbiamo voluto dare fiducia e abbiamo ricominciato da zero. Sapevo che ne sarebbe uscito qualcosa di buono e non ci siamo sbagliati.
S: Il periodo tra l'abbandono del Recco e la nascita del Rapallo è stato veramente duro: nessuno sembrava sapere niente ed eravamo "allo sbando". Per fortuna un gruppo di appassionati veri, a partire da Martini e dal presidente Enrico Antonucci, per arrivare a Mario Sinatra e Claudio Patrone (primo e secondo allenatore), senza dimenticare tutte le persone che ogni sera e ogni sabato ci hanno aiutato e seguito, ci hanno sostenute per tutta la stagione alimentando in noi la consapevolezza di poter arrivare così in alto.
Qual è il più bel ricordo di quella giornata? Il momento che vi è rimasto più impresso e che ricorderete per sempre?
G: Forse l'ultimo minuto, quando Mario ha fatto uscire noi "veterane" ed entrare le piccoline. E' lì che che ho realizzato quello che eravamo riuscite a fare e che squadra stupenda fossimo. Mario è stato veramente bravo nell'amalgamare il gruppo, e vincere con una squadra così unita vale ancora di più.
S: L'ultimo minuto, quando eravamo in vantaggio di 4 gol e sono uscita dall'acqua per far entrare la "portierina" classe '95 Matilde Risso. Allora mi sono resa conto di quello che stava accadendo: eravamo campionesse d'Italia!
Il momento più difficile della stagione?
G: Ci sono stati momenti difficili, soprattutto da punto di vista economico, ma la voglia di vincere e di stare con la squadra era tale che passava tutto in secondo piano. In fondo è proprio vero: i soldi non regalano né la felicità né le vittorie, anche se un piccolo contributo aiuta
S: In nove mesi di allenamenti e partite è normale che ci siano alti e bassi, ma in questo Mario è stato bravo nel non farci sentire pressione e mantenerci sempre tranquille, per quanto sia possibile mantenere tranquille 15 ragazze!
Un passo indietro. Quando e perché avete iniziato a giocare a pallanuoto?
G: Ho iniziato a nuotare sin da piccola, ma con scarsi risultati. Un giorno, quando avevo 15 anni, mi sono stufata e ho mollato tutto. Allora l'allenatrice della squadra di pallanuoto mi ha convinta a provare a fare qualche allenamento con loro e da lì non ho più smesso.
S: Ho iniziato a giocare a Bogliasco, quando avevo 10 anni, perché sono asmatica: l'esercizio fisico e l'acqua mi fanno bene. Allora ero in classe con Chiara Congiu (che oggi milita nel Sori, in serie A2) che da un anno mi chiedeva di andare a provare l'aquagol. Quell'anno siamo diventati campioni d'Italia a livello giovanile, guidati dal mitico Gianni Vassallo, il mio primo allenatore.
Entrambe giocate ad alti livelli da anni, ma nel contempo siete iscritte a due corsi di laurea impegnativi (il 23 luglio Giulia discuterà la tesi di laurea in Fisica, mentre un esame separa Solveig dalla laurea in Fisioterapia). Quanto è dura riuscire a conciliare sport e studio? Non vi è mai pesato ad esempio rinunciare alle uscite serali nel weekend per andare a giocare?
G: Sicuramente non è facile, sopratutto se si è anche nel giro della Nazionale, ma non potrei mai rinunciare né allo studio né a giocare, anche se questo ovviamente richiede qualche sacrificio in più.
S: Conciliare sport e studio ha comportato scelte difficili in cui però ho sempre creduto fermamente, nonostante momenti di sconforto che credo sia normale avere quando si devono prendere decisioni sul proprio futuro. Per fortuna la passione per la pallanuoto e per la fisioterapia hanno alleviato il peso dei sacrifici.
Un consiglio alle giovani che si avvicinano alla pallanuoto
G: Sicuramente di divertirsi, questo in generale nella vita. E' importante fare ciò che ci appassiona senza che però diventi un'ossessione. La vita è fatta di tante componenti e bisogna dare il giusto peso ad ognuna di esse.
S: Allenarsi tantissimo, giocare divertendosi sempre, senza però perdere di vista lo studio: purtroppo la pallanuoto è uno sport che ora come ora non da molte garanzie per il futuro.
Fonte: Giulia Rambaldi © Riproduzione vietata
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