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    edizione cartacea, letture

    di Cristina Parente | 04 Aprile 2013 | in categoria/e edizione cartacea letture

    Un omicidio, un falegname ombroso, un eroe per caso: è “Acqua nera”, il romanzo d'esordio di Sarah Ceriani ambientato a Camogli

    Un omicidio, un falegname ombroso, un eroe per caso: è “Acqua nera”, il romanzo d'esordio di Sarah Ceriani ambientato a Camogli

    Di viaggi, tesori, misteri e terre d’oltremare si tinge l’opera prima di Sarah Ceriani, che di origine lombarda ma da otto anni residente a Camogli non tralascia tratti distintivi come il Dragun, le case strette e colorate e perfino tipiche espressioni dialettali. “Acqua nera” si colloca nel filone dei romanzi noir, ma oltre a un caso di omicidio vi è molto di più. Il lettore si trova coinvolto soprattutto nelle vicende del protagonista, Leo Oneto, falegname quarantenne schivo e ombroso, ma anche ironico, che da perdente diventa eroe per caso. Fondamentale il tema del viaggio come dovere del protagonista per risalire una storia di cento anni, trovare le risposte ai dubbi sul caso di omicidio e la verità che gli concede di mettere ordine anche dentro se stesso. L’ambientazione nel borgo marinaro, unita ai riferimenti al naufragio del Brigantino Italia nel 1892 al largo di Capo Buona Speranza che portò alcuni marinai camogliesi a stabilirsi nell’isola sperduta di Tristan da Cunha caratterizzano il romanzo.
    -Sarah, com'è nato il romanzo?
    Dall’idea di raccontare Camogli. Non volevo raccontare una storia in il borgo fosse ridotto ad ambientazione, ma volevo che diventasse uno dei protagonisti del libro. Camogli è un posto che non può lasciarti indifferente, soprattutto quando arrivi da una città, come è successo a me. È un luogo dai colori intensi, con una forte identità, dove aleggia una storia di illustri navigatori e armatori. Acqua Nera è nato qualche anno fa, in verità. Poi, come spesso accade alle opere prime, è rimasto per un po’ in un cassetto ad aspettare.
    - Quanto c'è di vero e quanto di immaginato?
    Di vero c’è solo la mia interpretazione di Camogli e le sensazioni che mi dà questo posto. Ho cercato di raccontarle attraverso una storia di fantasia. I personaggi non sono reali, ma potrebbero esserlo. Quando creo un personaggio c’è sempre un pizzico di realtà da cui nasce, ma poi cerco di lasciarlo crescere senza interferire troppo con quello che sono io o con il mio giudizio. Voglio dire, se il lettore continua a riconoscere ovunque lo zampino dell’autore, non potrà mai dar fiducia ai personaggi. Loro si conquistano spazio nell’immaginazione di chi legge solo se possono essere pensati come veri, come reali. Be’, per quanto riguarda il personaggio femminile che più mi somiglia, senza dubbio è l’avvocato Giulia Olivari, anche se ho messo in lei una parte di me di cui non vado molto fiera. Per quello che riguarda il legame tra Camogli e il lontano arcipelago di Tristan da Cunha è la storia a parlare. Il naufragio del brigantino Italia nel 1892 è un fatto realmente accaduto e anche la decisione che seguì da parte di due marinai camoglesi di stabilirsi a vivere per sempre su quell’isola sperduta in mezzo all’Atlantico.
    -Oltre a scrivere, di cosa ti occupi?
    Da cinque anni porto avanti un laboratorio teatrale per bambini a Camogli, il Teatro dei Bimbi, insieme a mio marito Andrea Veca. Si tratta di incontri in cui i bambini possono sperimentare il grande gioco del teatro, imparare a conoscersi meglio e affrontare la piccola grande paura di comparire di fronte ad un pubblico.

    Tratto da CORFOLE! del 4/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


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    I commenti dei lettori
    myx4x8OF:

    Di chi sono le Poste Italiane ?Chi le ha messe su ?..gli ItalianiMannaggia al mortadella e le pzaoatirzizivni...gli italiani hanno pure messo su la telecom (sip) e l' enel. Tutto quello che vediamo e8 pagato e costruito con i soldi degli italiani..gas..ospedali..acqua..fognature...viadotti ed autostrade. Tutto fatto con il lavoro degli italiani.Anche la Fiat. Tutta la fiat e8 stata pagata dagli italiani (sin dalla seconda guerra mondiale). Anche lo stabilimento di Melfi e8 stato interamente pagato dagli italiani. Gli aerei che sorvolano i nostri cieli sono pagati dagli italiani. Tutto quel che vediamo, anche le fabbriche, vedono in qualche modo l' intervento economico degli italiani, del popolo italiano, di ogni singolo italiano.E nessuno puf2 dirsi veramente "unico proprietario" se non il popolo italiano.Purtroppo gli italiani come proprietari sono dei fessi che non sanno chi sono.


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