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edizione cartacea, storia locale
di Vittorio Rosasco | 04 Aprile 2013 | in categoria/e edizione cartacea storia locale
RANGHINELLI - Della bottiglia di champagne sprecata, di quando allevai piccioni campioni e dell'incontro della mia vita
Segue da numero precedente
Durante l’anno di segreteria ebbi l’occasione di conoscere quella che sarebbe diventata mia moglie. Anche se genovesissima proveniva dall’Alto Adige dove aveva insegnato per molti anni l’italiano nelle scuole bilingue. Andreina mi aveva colpito subito ma ero ancora condizionato da una esperienza precedente con Paola di Chiavari finita in modo negativo. Paola l’avevo conosciuta in spiaggia, era una ragazza bruna molto bella con due occhi neri penetranti, capelli neri fluenti, un corpo favoloso, figlia unica di famiglia benestante cosa che in un primo momento mi creò qualche complesso di inferiorità ma che venne dissipato dal comportamento dei familiari. Mi adoravano tutti, i genitori, la nonna, gli zii benestanti che consideravano Paola la figlia perduta, ma per me, inesperto e idealista impenitente col solo desiderio di una famiglia e dei figli, pur volendole tanto bene la trovavo troppo ragazzina viziata . Frequentava l’ultimo anno delle Magistrali ma spesso minacciava di lasciare gli studi. La madre, brava pianista, casalinga per scelta, mi raccontava un aneddoto. Quando nacque Paola il nonno che adorava aveva messo da parte una bottiglia di champagne per festeggiare, diceva, il diploma. Il nonno morì e la storia della bottiglia veniva a galla tutte le volte che Paola faceva i capricci (spesso) e diceva di voler lasciare gli studi.
“Butto via la bottiglia” diceva la madre, “la butto in mare” ripeteva il padre. Cercavo di convincerla promettendo di aiutarla e Dio solo sa se l’ho aiutata: le volevo bene e credevo in un futuro. Il padre aveva un hobby particolare: allevava piccioni viaggiatori e canarini da esposizione. Aveva tentato di coinvolgermi ed io l’ho accondisceso ma fino a un certo punto perché pur apprezzando e godendo delle soddisfazioni di aver allevato piccioni campioni (tra l’altro il campione nazionale che aveva percorso 800 Km da Paola (Cosenza) a Chiavari in giornata) non ero proprio appassionato. Finalmente Paola prese il diploma, aprimmo la bottiglia (imbevibile!) ma venne anche la rottura. Questa esperienza negativa lasciò il segno e così per molti anni ho vagabondato sulle balere delle festività paesane evitando qualsiasi occasione di relazione impegnativa anche se il desiderio di avere figli era fortissimo fin quando, proveniente dall’Alto Adige una bionda bellissima mi colpì…al cuore. Non fu una relazione facilissima e fra rotture e riconciliazioni arrivò la decisione condivisa di sposarci. A Gattorna non si era ancora verificato lo sviluppo edilizio avvenuto negli anni successivi e trovare una casa era difficile. Fui fortunato a trovare una casetta indipendente da ristrutturare ma con due vantaggi impagabili: era prospiciente alla casa paterna dove viveva mia madre e aveva un giardino. Mia madre era spesso sul terrazzo: ci parlavamo dalla finestra o dal giardino che avevo dotato di aiuole, fiori a profusione, altalena e giochi vari dove spesso venivano i bambini del vicinato. Era proprio una “casetta in Canadà”!
Tratto da CORFOLE! del 4/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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