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attualita, edizione cartacea, storia locale
di Pier Luigi Gardella | 04 Aprile 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea storia locale
Quando ‘si comprava sotto casa' e per le vie si respirava la vitalità del paese: con la chiusura dei negozi sparisce non solo il tessuto economico, ma anche quello umano
Le regole del bottegaio a inizio ‘900: vietato esporre “generi di salsamenteria e quant’altro possa lordare i passanti e la pubblica via”
Nel comune di Bogliasco - ma il fenomeno è diffuso ormai in tutti i piccoli centri e anche nelle grandi città - stanno gradatamente morendo i piccoli esercizi commerciali che un tempo garantivano alla popolazione la possibilità di acquistare sotto casa qualunque tipo di cibo e oggetto o effettuare qualsiasi genere di riparazione grazie ai numerosi artigiani. Le strade erano sempre affollate, nell’aria si sentivano i rumori di chi lavorava, dal battere del ferro dei fabbri allo scalpellare dei marmai, dal rumore delle zappe negli orti al martellare dei falegnami. Il paese era vivo, le persone s’incontravano per strada, parlavano, discutevano, magari litigavano, i bambini giocavano per strada. Oggi si assiste alla chiusura di svariati negozi all’anno e il paese perde gradatamente la sua identità rischiando di diventare un dormitorio. Per strada si incontrano pochi anziani accompagnati dalla badante, i bambini e i ragazzi presi da mille impegni tra piscina, tennis, inglese, tempi più o meno pieni a scuola, non sono più per strada. Restano i piccolissimi, ad animare i parchi giochi.
Le regole del bottegaio a inizio Novecento, quando era vietato esporre “generi di salsamenteria e quant’altro possa lordare i passanti e la pubblica via.”
La rete di botteghe commerciali e artigiane di Bogliasco era già diffusa e organizzata nella seconda metà dell’Ottocento. Purtroppo l’Archivio Comunale è ancora in fase di riordino e catalogazione per cui al momento non ci è possibile avere un quadro su quanti e quali fossero. Tuttavia siamo in grado di avere uno scenario abbastanza preciso di com’era la piccola distribuzione nel paese nei primi decenni del secolo e di confrontarla con lo stato attuale. Alla fine degli anni Venti del Novecento il Comune adottò un Regolamento di Polizia Urbana dove erano impartite disposizioni riguardanti i negozi in generale. Apprendiamo così che per aprire una bottega di qualsiasi genere occorreva fare preventiva denunzia all’Ufficio comunale in base alle allora vigenti disposizioni di Pubblica Sicurezza. Bilance, stadere, pesi e misure necessarie alla vendita dovevano essere “sempre ben pulite, collocate in luogo ben esposto alla luce e sotto gli occhi del compratore” oltre ovviamente a essere in regola con le periodiche visite di controllo. Nessun negoziante di generi alimentari poteva rifiutarsi di vendere il pane a peso, mentre la carta per avvolgere i generi commestibili doveva essere “perfettamente nitida e spoglia di ogni sostanza minerale”. Era vietato esporre fuori dalle botteghe “bestie macellate o parti di esse, generi di salsamenteria e quant’altro possa lordare i passanti e la pubblica via.” Un intero Titolo del Regolamento concerneva la vendita e l’immagazzinamento di sostanze combustibili infiammabili ed esplosive, la cui vendita era allora molto più diffusa; pensiamo solo ai carburi usati per illuminazione, al carbone e legna da ardere, al fieno e alla paglia.
Diamo i numeri: quante botteghe oggi e quante ieri?
Tra gli anni Venti e gli anni Quaranta gli esercizi commerciali e gli artigiani presenti in Bogliasco e nelle frazioni erano oltre 120. Oggi il loro numero complessivamente è di poco inferiore, tuttavia esiste una profonda diversificazione nei generi. Solo per fare alcuni significativi esempi: contro le 28 botteghe generiche di commestibili e frutta e verdura del 1927, oggi ne sono rimaste 8; di 4 macellerie ne resta oggi una; in compenso oggi esistono due Supermercati allora sconosciuti. Ancor più indicativa è la diminuzione di artigiani quali i falegnami, 7 nel 1927 e oggi ne resta uno solo a Sessarego, i calzolai, oggi scomparsi mentre allora erano almeno 4; come pure sono scomparsi per cambiamenti tecnologici i negozi di carbone e legna che erano 5. Ancora negli anni Trenta esistevano un negozio di ceramista, due sartorie, un orologiaio, due fabbri. Abbastanza significativa la situazione a Poggio San Bernardo, frazione collinare, dove nel 1933 operavano ben sei Osterie che vendevano anche commestibili in genere. Oggi è rimasto un ristorante e un negozio di commestibili. Di fronte alla rilevante diminuzione di questi tipi di attività oggi vediamo invece la crescita di altre: dalle 13 Osterie e/o trattorie del 1927 oggi abbiamo 25 bar ristoranti; i parrucchieri per signora, allora assenti, oggi sono quattro, mentre dei cinque barbieri ne è rimasto uno. Nel 1927 non esistevano negozi di abbigliamento, oggi sono nove, come non esistevano agenzie immobiliari, agenzie di pompe funebri, studi tecnici e altre attività oggi presenti in paese. Insomma, i tempi e le esigenze cambiano e i negozi si adeguano.
Tratto da CORFOLE! del 4/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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