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attualita, edizione cartacea
di Claudia Sanguineti | 03 Aprile 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea
L'incredibile storia di Gian Paolo Ferrari: autista Atp, si costruisce da solo la barca a vela in collina per un giro del mondo a scopo benefico
Tutto ebbe inizio…
Una barca a vela costruita sulle colline e un sogno: viaggiare il mondo, senza però dimenticare gli altri. Si potrebbe riassumere così l’avventura di Gian Paolo Ferrari, 39 anni, autista Atp, che in dieci anni ha realizzato con le sue mani, sulle alture di Lemeglio (Moneglia), un cabinato di 8 metri e mezzo, largo tre. Un’opera iniziata nel 2004, poi stoppata nel 2008 e infine ripresa nell’estate 2012: una vera e propria “creatura” che, giorno per giorno, con pazienza, dedizione e soprattutto tanta passione, è cresciuta e oggi ha finalmente trovato compimento. Quella di “Gian”, come lo chiamano gli amici, è una storia di perseveranza, di fatica, di ingegno. Una storia di sogni e di concretezze. “E’ la storia di un cammino personale che porta dalla dimensione solitaria a quella della solidariet.à – scrive nel suo blog www.tothestorm.it - E’ una storia di terra diventata di mare”.
Da una zattera alla barca a vela
L’ “ossessione” di Gian Paolo, come l’ha definita nel corso di questi anni, è cominciata leggendo “La zattera”, che narra la drammatica vicenda di Ambrogio Fogar e Mauro Mancini a bordo della barca Surprise. “Quella lettura mi ha aperto la mente, e da quel giorno Fogar è diventato il mio simbolo: una persona capace di leggersi dentro”. Ferrari ha cominciato così a dedicarsi alle letture di viaggi per mare. E nel tempo un vero e proprio “tarlo” si è innescato nella sua mente: “Ho cominciato a ricercare un cabinato a vela che potesse ospitarmi e condurmi verso mari a me sconosciuti, ma i costi erano elevatissimi, e trovando qualche cosa più a buon mercato la qualità e lo stato di degrado erano pietosi. In quegli anni mi sono dedicato comunque a grandi viaggi, per passione e per smorzare, ingannandomi, quella grande e tremenda voglia di mare. Ma quel tarlo non desisteva, era lì, costante nei giorni, nei mesi, negli anni. Così un giorno ho capito che l’unico modo di sconfiggerlo era assecondarlo, dare spazio al suo volere. Ho cominciato dunque a lavorare per il mio progetto: solcare il mare con la mia chiglia, puntare la prua verso quegli orizzonti tanto sognati. E non trovando una barca adatta alle mie esigenze e alle mie tasche, ho deciso di costruirla”.
Un sogno, un progetto, una realtà
E dopo 8 anni, dopo ore e ore di lavoro all’aria aperta, sole, pioggia e grandine, attese e ostinazione, Gian è riuscito a realizzare il suo progetto. Con la forza delle sue mani, di ingegno e di una costruzione “fai da te”. Uno degli aspetti più curiosi è stato poi portare in mare la barca a inizio 2013: “E' stata un'emozione fortissima vederla in riva al mare, vicina al suo ambiente, come vedere una tigre libera dopo anni rinchiusa in uno zoo” racconta “Quando abbiamo trasportato la barca, c’era gente ovunque per il paese, che ha assistito ad una sorta di processione: c’erano persone affacciate alla finestra che mi facevano i complimenti e mi dicevano ‘In bocca al lupo’, è stato bello vedere "sfilare" la barca per le vie del paese, fiera ed elegante... tutti si giravano ad ammirarla. Non è stato facile aggirarsi in quella via stretta ed impervia, ci sono stati passaggi dove eravamo più larghi della strada di 40 cm!”. E sabato 2 marzo il sogno di “Gian” ha preso forma: la sua barca vela è stata infatti varata al porto turistico di Chiavari. Due i testimonial d'eccezione per il varo con brindisi di «To the storm», l'attore Cesare Bocci (tra i ruoli più noti, quello di Mimì nella serie televisiva del commissario Montalbano) e l'attrice e comica Tiziana Foschi (tra le colonne portanti Premiata Ditta). La nuova avventura, quella di girare il mondo a partire da novembre, ha oggi anche un fine benefico: sensibilizzare le persone sulla sindrome dei «bambini farfalla».
Il progetto benefico: i “bambini farfalla” e l’epidermolisi bollosa
Come spiega l’associazione Debra Italia, fondata nel 1990 da un gruppo di genitori di bambini EB determinati ad assicurare ai loro figli una migliore qualità della vita, “epidermolisi” significa letteralmente rottura della pelle, ma anche delle mucose. “Bollosa” invece si riferisce invece alla tendenza a formare bolle, vesciche e scollamenti della cute e delle mucose, che si riempiono di siero, dovuti a traumi o frizioni anche minimi. Per tutta la vita un paziente EB deve fare i conti con diverse ore di medicazioni e bendaggi quotidiani, continue terapie a base di antibiotici per combattere il pericolo di infezione delle ferite sempre aperte, ripetuti interventi di dilatazione esofagea e di ricostruzione delle mani, oltre che con il rischio sempre in agguato dell’insorgenza di complicanze nefrologiche e di letali tumori della pelle. Ogni nuovo giorno questi malati combattono una dura battaglia per la loro vita e il terreno di scontro è il loro stesso corpo. Spesso si parla, a proposito di epidermolisi bollosa, anche di “sindrome dei bambini farfalla”, facendo riferimento alla fragilità che li accomuna con quella proverbiale delle ali della farfalla, che è diventata il simbolo di Debra International e di tutte le sue varie declinazioni nazionali. E’una malattia rara e servono investimenti per la ricerca, che si rivolgono invece a patologie più diffuse. Non è un caso se il nome della barca significa “Verso le tempesta”: la vita è un’avventura continua da affrontare giorno dopo giorno… la storia continua!
Tratto da CORFOLE! del 4/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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