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edizione cartacea, sport, storia locale
di Pier Luigi Gardella | 05 Febbraio 2013 | in categoria/e edizione cartacea sport storia locale
Luciano, campione italiano di sollevamenti pesi: ma il peso più grosso che porta sulle spalle è il ricordo del suo sacco di castagne disperso dai nazisti
I suoi 82 anni se li porta decisamente bene: fisico asciutto, abbronzato, Luciano De Genova di Pettinengo, porta con sé una splendida carriera in uno sport che oggi è forse un po’ dimenticato, ma che nel secolo scorso aveva conosciuto grande popolarità e annoverato campioni straordinari: il sollevamento pesi.
La carrier da sportivo
Se i 100 metri piani sono la forma più veloce del motto olimpico, e il salto con l’asta la forma più alta, la più forte spetta di diritto al sollevamento pesi. Uno sport dove fondamentale è l’aspetto psicologico, perché l’atleta deve credere, deve auto convincersi di riuscire a sollevarlo. E Luciano se ne convinse fin da ragazzo, quando nell’immediato dopoguerra iniziò a frequentare l’appena costituito Gruppo Sportivo di Bogliasco sotto la guida di Domenico Ivaldi.
Ivaldi, noto libraio di Bogliasco scomparso nel 1979, aveva compreso che, in quegli anni difficili del dopoguerra, lo sport era importantissimo per i giovani; ma, non tanto lo sport seguito sui giornali, quanto quello praticato, ed occorre riconoscere quanto egli fece, non solo per Luciano De Genova, ma per tanti ragazzi del borgo, avviandoli a una disciplina sportiva che dava loro l'opportunità di sentirsi impegnati e sempre in attività. Questa attività portò presto De Genova ai primi risultati vincendo nel 1948 la “Leva del pesista” organizzata dal CSI, partecipando nel 1949 ai Campionati Italiani Allievi di Rimini nella categoria “piuma”, e vincendo, nel 1950 il Trofeo Galimberti al Teatro Greco di Taormina, dopo aver superato le selezioni regionali, rivelandosi il campione che sarebbe diventato. Nel 1951 conquista il titolo di Campione Assoluto d'Italia Pesi piuma e da allora è un susseguirsi di vittorie che lo portarono a 11 titoli italiani. Nella storia della nostra Pesistica, iniziata nel 1897, solo cinque campioni, Galimberti, Mannironi, Bescapè e Pigaini fecero meglio di lui.
Non solo in Italia seppe raccogliere allori, ma anche in campo europeo e mondiale con un bronzo agli Europei di Hellsinki nel 1956, l’argento ai Mondiali di Teheran nel 1957 e ai Mondiali di Stoccolma nel 1958 quando si piazzò secondo anche nei Campionati Europei sempre a Stoccolma.
Partecipò inoltre alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e a quelle di Roma del 1960, piazzandosi 16° e 13° per una serie di sfortunate circostanze, non ultimo uno stiramento muscolare prima della prova di Melbourne. La sua carriera sportiva durata dal 1948 al 1965 fu anche arricchita da una innumerevole serie di vittorie in competizioni nazionali e numerosi furono i riconoscimenti, dalla Medaglia d’oro della Federazione Italiana Atletica Pesante nel 1955, una medaglia d’oro al merito sportivo dal Comune di Bogliasco nel 1952, al titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana nel 1960, sino al riconoscimento del CONI in occasione del premio “I liguri ai Giochi Olimpici” nel 2007.
La guerra e quei sacchi di castagne disperse dai nazisti
Luciano ci ha raccontato queste cose con la semplicità che sempre lo ha contraddistinto evidenziando le fatiche e i sacrifici che tutto ciò ha comportato. Fatiche e sacrifici alle quali egli era tuttavia abituato, sin da bambino. De Genova nacque il 19 maggio 1931; la sua famiglia risiedeva a Bogliasco in via Paraso, a-o Paxo. La mamma aveva un negozio di besagnin a Nervi ed il primo lavoro di Luciano, poco più che bambino fu proprio quello di aiutare la madre, anche perché il padre, richiamato in guerra, stava facendo la campagna di Russia. E proprio del periodo della guerra sono vivi i ricordi, come quando, ci racconta, avendo avuto la casa danneggiata, furono costretti a sfollare a Genova, dove vissero per qualche tempo in via Torti. Ed ancora quando a Bogliasco, dove spesso tornava, cercava le bombe a mano dei soldati tedeschi per andare in mare praticando una facile…pesca. Ma lo avevano tenuto d'occhio, in particolare un maresciallo tedesco, che per poco non lo arrestava, dopo avergli fatto provare una grande paura con una sventagliata di mitra. Da quel giorno fu costretto a nascondersi, per tre mesi visse in un fienile in Locado, lungo via Armanna, dove l'amico Passalacqua gli portava una scodella di minestra tutte le sere. Ricordi tremendi, come quel giorno a Nervi, con la madre: era il 18 agosto 1944, un manipolo di soldati tedeschi li fermò, nello slargo al bivio con la strada che sale a Sant'Ilario. E con loro fermarono altre persone, dieci, venti, cinquanta, tutti ammassati davanti alla farmacia. Poi un ordine secco e i militari portarono un giovane che tenevano prigioniero in un portone: uno sparo, Mario Bassanite partigiano di ventuno anni era ucciso davanti alla popolazione inerme. “Così finiscono i ribelli”, dissero a tutti gli ufficiali tedeschi. Quella piazzetta diventerà nel dopoguerra Largo Mario Bassanite. E Luciano De Genova, a tredici anni aveva già visto uccidere un uomo.
E ricorda ancora quel giorno, sempre durante la guerra, che la madre gli chiese di andare a Recco a comprare due sacchi di castagne secche per il negozio: cinquanta chili di castagne che lui caricò sul carro e a piedi si diresse verso Nervi. Ma a Capolungo, un drappello di guardie lo fermò, occorreva controllare cosa contenessero i sacchi: un militare li punzecchiava qua e là con la baionetta, accertandosi del contenuto, ma un miliziano prese il pugnale e squarciò entrambi i sacchi disperdendone il contenuto. Col pianto in gola per la rabbia e l'impossibilità di reagire Luciano tornò a Nervi senza le castagne.
DI QUANDO, TRASPORTANDO A SPALLE UNA BOMBOLA, fece ripartire un treno bloccato
Nella vita civile egli fu Vigile del Fuoco, dopo i primi anni passati a lavorare in porto, e fu proprio con il Gruppo Sportivo dei Vigili del Fuoco che vinse ben cinque degli undici titoli italiani. Congedandoci Luciano ci racconta ancora un curioso episodio del quale fu protagonista nel 1951 e riportato dal Secolo XIX dell'epoca. Una domenica sera di luglio per un guasto al carrello, il treno rapido Roma-Torino è costretto a fermarsi presso il passaggio a livello di Pontetto. Per rendere la riparazione più sollecita il Capostazione di Bogliasco, Silvio Riccobaldi, suggerisce all'Ispettore delle Ferrovie di rivolgersi al fabbro locale. Interviene pertanto Giovanni Tasso assieme a Valerio Ferrari che fanno tuttavia presente il problema di trasportare dall'officina sino al treno una grossa bombola d’ossigeno. Si presenta Luciano De Genova che trasporta a spalle la bombola sotto lo sguardo ammirato dell'Ispettore ed è accolto dai vivissimi applausi dei viaggiatori.
Tratto da CORFOLE! del 2/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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