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attualita, edizione cartacea, storia locale
di Claudia Sanguineti | 05 Febbraio 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea storia locale
La Corazzata Roma: nel 1943 sul ‘Titanic italiano' morirono 1.392 persone, tra cui molti del Tigullio. Il relitto è stato trovato solo qualche mese fa
Prima del disatro della Concordia, era la Corazzata Roma ad essersi amaramente guadagnata l’appellativo di “Titanic italiano”. Di certo, la su astoria ha ancora oggi tanto da raccontare: a bordo della nave, guidata dal comandante Carlo Bergamini, persero la vita ben 1.392 persone, tra marinai e ufficiali. Chi sopravvisse a quella tragedia (ben pochi, purtroppo), non scorderà mai i corpi senza vita, “bruciati come tizzoni ardenti, carne viva e sbrindellata in vari punti della nave”. La corazzata d’eccellenza della Regia Marina era stata inviata, insieme ad altre imbarcazioni militari, a raggiungere l’isola sarda della Maddalena dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943, così come concordato con gli Alleati. La squadra navale italiana, tuttavia, venne attaccata il 9 settembre da alcuni bombardieri tedeschi che, servendosi delle nuove bombe radioguidate plananti Ruhrstahl SD 1400, l’affondarono senza pietà e senza darle la possibilità di reagire.
La tragedia toccò anche il Tigullio.
Diverse persone del nostro territorio morirono a bordo della nave: secondo quanto ricostruito sino ad oggi, erano del Tigullio il tenente Emilio Ruocco, 48 anni, di Chiavari; il sottocapo Giuseppe Zolezzi, di Sestri Levante, 24; il marinaio Antonio Caprile, di Santa Margherita Ligure, 22; il fuochista Dario Falcone, di Chiavari, 22; il marinaio Sebastiano Custo, di Chiavari, 22; l’artigliere Andrea Angelo Descalzo detto “Giulin”, di Chiavari, 21.
Giulin, scomparso sulla corazzata Roma. Il ricordo dei fratelli: “Da allora le nostre vite sono cambiate”
Tra le vittime della Roma c’era anche il giovane artigliere Andrea Angelo Descalzo (in foto), “Giulin”: i suoi i due fratelli vivono ancora a Chiavari e lo ricordano con nostalgia. Sono Dario e Giuseppe “Pino”, che conservano gelosamente le foto del loro amato fratello: tengono tra le mani persino una cartolina, scritta e inviata dal giovane alla famiglia il 23 aprile 1943, a bordo della nave. Quelle tragiche giornate dell’affondamento sono ancora nitide nella loro mente: sebbene fossero piccoli, non scorderanno mai il dolore enorme che toccò la loro famiglia. Certi fatti rimangono nel cuore e nella mente per sempre: non toccano solo i libri di storia ufficiale, ma anche e specialmente quelle personali. I fratelli sono figli di Sebastiano Descalzo ‘Bastian’, volto noto di Chiavari per molti anni guardiano al cimitero cittadino. “Nostro fratello Giulin era cannoniere, eravamo piccoli allora, ma non possiamo scordare quando nostra madre, l’8 settembre, andò in cattedrale a pregare la Madonna dell’Orto perché non gli succedesse niente. Purtroppo il 9 settembre la nave affondò: da quel giorno le nostre vite cambiarono per sempre”.
Il relitto ritrovato nel 2012: il figlio del tenente Ruocco “Che emozione ricordare mio padre”
Il chiavarese Augusto Ruocco vi perse il padre, il tenente Emilio (in foto). Una tragedia che lo trasformò, in poche ore, da adolescente ad adulto e che provocò un dolore immenso alla mamma Guanita, alla sorella Maria Antonietta e al fratello Stefano. Uno dei crucci più grandi di Augusto, per anni, è stato quello di non poter ricordare il punto esatto dell’affondamento, nel mare di Sardegna. Ma nel giugno 2012 la buona notizia: un ingegnere, Guido Gay, è riuscito a localizzare la posizione esatta dove giace il relitto. Il 10 settembre 2012, nel Golfo dell’Asinara a 16 miglia da Porto Torres, nella cerimonia di commemorazione organizzata per i parenti delle vittime, anche Augusto ha così potuto gettare un fiore nel punto dove suo padre è morto. “Pochi mesi prima della tragedia mio papà ci portò a bordo della Roma – ricorda -. C’era una fotografia appesa: eravamo tutti insieme, io, i miei fratelli e mia mamma, felici in un periodo di pace. Si girò verso di me e mi disse, Caro Augusto, se dovessi mai morire vi guarderò fino alla fine”.
Oggi nel quartiere Scogli si può vedere il modello navigante della corazzata Roma costruito da Marco Forlani, un vero e proprio gioiellino che ha richiesto tre anni di lavoro: un simbolo oggi che vuole tenere ancora in vita una tragedia da non dimenticare.
Tratto da CORFOLE! del 2/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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