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attualita, edizione cartacea, storia locale
di Eugenio Ghilarducci | 09 Novembre 2012 | in categoria/e attualita edizione cartacea storia locale
Fare del bene porta bene (e a volte vale una fortuna) - L'incredibile storia del paese che ricevette in dono un'enorme somma di denaro:e tutto grazie a un trovatello
Cinquantatre anni fa il villaggio di San Marco d’Urri nel Comune di Neirone fu protagonista di quello che si può tranquillamente definire ‘un sogno diventato realtà’: tutto il paese ricevette infatti in dono dalla “Fondazione Saturno” con sede nella città di Reno (USA) una grossa somma di denaro per aiutare le famiglie residenti. Eh sì, tutte le famiglie ricevettero una somma, e non era nemmeno tanto piccola!
Ma perché tutta questa generosità?
Ebbene, il gesto venne fatto in memoria di Leopoldo, un bimo a cui era riservato un grande destino ma la cui vita iniziò in modo drammatico: fu infatti raccolto in fasce dalla “ruota” dell’ospedale di Pammatone in Genova nel 1858 e affidato nel 1866 alla famiglia di Giuseppe Avanzino che sino alla maggiore età lo indirizzò nei lavori dell’agricoltura: zappare la terra, raccogliere le castagne, seminare le patate ed allevare qualche bovino.
Giunto alla maggiore età Leopoldo decise di formare ufficialmente famiglia: al funzionario comunale chiese di scegliere un proprio cognome diverso da quello molto in uso per i trovatelli (Della Casa, Casagrande) e il funzionario complice dei suoi desideri consigliò a Leopoldo, che amava lavorare in agricoltura, di darsi un cognome tentando la fortuna: scelse il cognome di Saturno che il funzionario spiegò che dall’antico era una divinità portafortuna degli agricoltori. Da quel giorno i documenti furono ufficiali come Leopoldo Pietro Saturno e portarono il giovane ad unirsi in matrimonio con Teresa Tizziana ed insieme affrontare, come molti all’epoca, “l’avventura americana”. La famiglia Saturno in poco tempo si sistemò in California poi nel Nevada, ed ovunque fu accolta volentieri per il suo modo di agire tanto che spesso, per ragioni di lavoro, gli ‘americani’ chiedevano aiuto ai Saturno per migliorare il reddito dei prodotti locali basati per lo più sui frutteti.
Intanto la famiglia di Leopoldo crebbe e vennero al mondo di due figli ai quali Leopoldo impose i nomi di Joseph e Victor. Per anni i Saturno si erano occupati dei loro interessi e spesso Leopoldo ricordava ai propri figli che a San Marco d’Urri la vita di fatica e di miseria era per tutti i giorni dell’anno e si rammaricava di non aver fatto ancora qualcosa per il paese “fontanino” e tutte le volte che aveva tempo libero studiava come dare un valido aiuto alle famiglie del borgo che lo aveva fatto crescere e chiedeva ai suoi figli di trovare una strada possibile per coprire questa mancanza. Deceduti Leopoldo e Teresa furono i figli Joseph e Victor a realizzare la richiesta del padre, quando ricevettero una lettera dal parroco di San Marco d’Urri (don Raffaele Ferretti) che descriveva un forte abbandono del borgo tanto che il cinquanta per cento degli abitanti si era allontanato per cercare lavoro anche in America e rendeva conto di un paio di casi di estremo disagio. I fratelli Saturno già in età avanzata e senza vincoli di parentela decisero allora di compiere un atto di grande carità tenendo conto che le loro possibilità di denaro erano già alte. Era il 1957 e consultati i legali di famiglia studiarono di risolvere il tutto creando una fondazione in memoria del padre e della madre “allo scopo di fornire assistenza economica per la cura di bambini orfani in Italia e per altri scopi caritatevoli”. L’incarico di gestire il tutto fu affidato alla Banca d’America e da questa alla sua succursale di Milano che in pochi mesi, con la massima discrezione, compilò l’elenco dei residenti a San Marco d’Urri ai quali sarebbero state regalate venticinque azioni a testa: da Milano la Banca d’America incaricò il funzionario Aurelio Gandini che fissò per la prima domenica di novembre del 1959, davanti alla chiesa del borgo, la consegna delle azioni bancarie donate dalla famiglia Saturno a ricordo dei propri genitori. E se pensiamo al valore che aveva il denaro in quegli anni si può capire l’incredibile ammontare del regalo: la famiglia più numerosa (nove persone) avrebbe ricevuto in pratica sette milioni di lire!
Certo, è facile dire ‘beati loro, che fortuna!” eccetera eccetera, ma in questo caso non si tratta di fortuna bensì di restituzione di bene a chi aveva fatto del bene. La morale è semplice e anche se mbra ‘fuori dai tempi’, in realtà è sempre valida. Sempre.
Tratto da CORFOLE! del 11/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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