attualita, edizione cartacea

di Michela De Rosa | 09 Novembre 2012 | in categoria/e attualita edizione cartacea

Buone notizie: l'ardesia è rinata (o forse non è mai morta). Ardesia Mangini dimostra come con innovazione, creatività e passione è possibile non solo superare la crisi ma far entrare la “nostra” pietra nel design

lo stand premiato, completamente realizzato in ardesia di ARDESIA MANGINI

Uno stand a dir poco di impatto (in foto), completamente realizzato con ardesia  della ditta Ardesia Mangini ha vinto il premio internazionale Best Communicator Aword 2012 in collaborazione con PIBA MARMI. E’ successo all’ultimo MARMOMAC (verona) una fiera di rilevanza internazionale ed è solo l’ultimo riconoscimento arrivato a questa azienda fontanina davvero all’avanguardia. Il merito è tutto della guida ‘in rosa’ che vede le sorelle Angela e Donatella al timone della ditta creata dal padre Elio, venuto a mancare qualche anno fa. Proprio l’improvvisa scomparsa del fondatore aveva creato negli immancabili maligni non pochi dubbi sul futuro dell’azienda, ma la volontà, la passione, la creatività e la continua ricerca di ‘qualcosa di nuovo’ hanno sovverchiato le previsioni e ora Ardesia Mangini è tra le più fiorenti del settore.
Questo è un orgoglio anche per tutto il territorio, che può continuare a sperare nel vedere rifiorire un mercato che ha dato lavoro a tante famiglie e che è un fiore all’occhiello dell’offerta tipica ligure. Non solo: è un riscatto anche per l’orgoglio di quel modo di ‘essere fontanini’, ossia ostinati, lavoratori e con una grande capacità di adattamento. Ma soprattutto questa è la prova che se a tutto questo si aggiungono l’apertura mentale, una visione moderna della gestione aziendale e della presenza sul mercato, se non ci fossilizza su vecchi schemi e non si cade nella tentazione del mugugno, allora tutto è possibile. Persino la rinascita di un settore che sembrava destinato a scomparire.

LA DEDICA ALL'ARTE E AL LAVORO DI CAVATORI E SPACCHINI

Lo stand è stato premiato non solo per il forte impatto scenografico, per il design e per l’avanguardia della proposta, ma anche perché a tutto questo univa quel sapore di antico, artigianale e anche di fatica che riconduce il lavoro a una dimensione umana, piena di valore, capacità e tradizioni, capaci di restituire un materiale irripetibile in ogni pezzo, a fronte di un mondo sempre più freddo, robotizzato e che produce solo in serie. A questi uomini, alla loro fatica e sapienza è stato fatto un giusto tributo, con la seguente dedica:
“Da oltre duemila  anni la roccia dura e pesante è trasformata  in artefatto grazie ad un mestiere  nobile, intenso e febbrile: troppo spesso i protagonisti  di tale lavoro scompaiono dietro ai tratti sublimi dell’architettura e dell’opera  d’arte eseguita. Per una volta guardiamo alla poesia  e al dramma dei cavatori  e degli scalpellini, alla loro pelle indurita, alla fatica impressa sui loro volti impolverati, ai loro muscoli contratti e alle loro mani forti e precise. Nei profondi silenzi, nel balenare degli sguardi attenti, nei rari sorrisi di queste maestranze, troveremo un patrimonio antico e inestimabile. Fatto di passione , intelligenza, forza e sensibilità.”

Tratto da CORFOLE! del 11/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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