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attualita, ecologia, edizione cartacea, vergogna
di Michela De Rosa | 08 Novembre 2012 | in categoria/e attualita ecologia edizione cartacea vergogna
COSA STIAMO COMBINANDO? E' quello Ligure il Mare col più alto tasso di plastica: la triste e allarmante notizia da una ricerca dell'Università Siena
“E’ a un livello allarmante la presenza di microplastiche nel mar Mediterraneo, anche nell’area protetta del Santuario dei Cetacei: il valore medio di microplastica per metro cubo è simile a quello riscontrato nelle isole di spazzatura che galleggiano nell’Oceano Pacifico. I maggiori livelli riscontrati sono nel mar Ligure, con una presenza 7 volte superiore rispetto al Mar di Sardegna”: sono questi i dati allarmanti pubblicati dall’Università di Siena. Se qualcuno pensa che ‘tanto il mare è grande’ o ‘vabbé, da qualche parte deve pur finire la plastica’ o se qualcuno ha ancora tanto gusto a lasciare bottiglie e rifiuti in spiaggia dopo aver fatto i suoi ‘porci’ comodi, evidentemente gli sfugge la gravità della situazione e non sa che siamo talmente stolti, irrispettosi, stupidi e dannosi al mondo, da aver creato una vera e propria isola di rifiuti.
Si chiama ‘Pacific Trash Vortex’, noto anche come ‘Grande chiazza di immondizia del Pacifico’ ed è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante composto soprattutto da plastica: bottiglie e bottigliette, resti di giocattoli, reti, palloni da calcio e da football, mattoncini Lego, scarpe, borse, kayak, milioni di sacchetti di plastica e tutta quella roba che in troppi si ostinano a buttare nel bidone della spazzatura invece che in quello differenziato dellla PLASTICA.
Così, invece di essere ri-trasformata in oggetti, finiscono in mare. Anche il nostro. Non solo, forse qualcuno ancora non sa che la plastica viene prodotta dal petrolio e che il riciclo di quella esistente significherebbe anche non dover usare questa fonte super rinquinante e costosa. E invece, per la pigrizia di allungarsi fino al primo cassonetto della plastica, ci sorbiamo questa bella “zuppa di plastica” che anno dopo anno si sta impossessando di mari e oceani. La sua estensione non è nota con precisione perché aumenta di giorno in giorno, ma è in ogni caso impressionante: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km², cioè da un’area più grande della Penisola Iberica a un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti, ovvero tra lo 0,41% e il 5,6% dell’Oceano Pacifico. L’accumulo si è formato a partire dagli anni ‘50, a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico, dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro. A seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche svolte fra il Golfo del Maine e il Mar dei Caraibi, la ricercatrice Kara Lavender Law ha riscontrato anche nell’oceano Atlantico un’elevata concentrazione di frammenti plastici, in una zona corrispondente all’incirca al Mar dei Sargassi.
E allora mi viene un’idea sia per i cittadini pigri si aper le amministrazioni che non si attivano efficacemente per ovviare alla mancanza di raccolta differenziata: ‘mandare a quel paese’ tutti coloro che ancora non hanno compreso la gravità della situazione. Ma non un paese qualsiasi, li manderei in vacanza su quella nuova bella isola tropicale, al ‘Plastic land Resort’. Buone vacanze.
Tratto da CORFOLE! del 11/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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