EDIZIONE
CARTACEA
  • SFOGLIA
  • SCARICA
  • ARTICOLI
  • TEMPO LIBERO

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    IL MERCATINO DEL LEVANTE
    • VENDO vendo inserto per camino ...
    • REGALO regalo termosifoni come n...
    • VENDO vendo grazioso divano a 2...
    • VENDO graziosa credenza vintag...
    • VENDO elegante e importante cre...
    • VENDO grazioso originale partol...

     

    Bedini Elettrodomestici

     

    Leani Ardesie

    AZIENDE DEL TERRITORIO

     

    By IDT-Midero

    UTILITÀ

    Filetto alle albicocche

    600 gr di filetto di maiale, 400 gr di albicocche, 2 cucchiai di vermouth, 1 cucchiaio di olio d’oliva delicato o di semi, 1 cucchiaio di miele fluido tipo quello di acacia, 50 gr di burro, 2 ra...

    Sapevi che... si dice “Piantare in Nasso”?

    ...e deriva da una mitologica tragedia d'amore (sigh!) Eh s&igrav...

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    cultura, edizione cartacea, storia locale

    di Pier Luigi Gardella | 03 Ottobre 2012 | in categoria/e cultura edizione cartacea storia locale

    Come ci sono finiti i liguri in Corsica e come è nata Coti Chiavari? Tutta colpa dei bruchi, dei ‘briga' e di una lettera anonima

    Come ci sono finiti i liguri in Corsica e come è nata Coti Chiavari?  Tutta colpa dei bruchi, dei ‘briga' e di una lettera anonima

    L’articolo di Claudia Sanguineti sullo scorso numero, relativo al paesino di Coti-Chiavari in Corsica, merita un approfondimento anche in relazione a quanto emerse in un convegno tenutosi nel 2003 a Prato Sopralacroce e intitolato appunto “La triste emigrazione in Corsica nel 1714”. Organizzato dall’associazione chiavarese “O Castello” in collaborazione all’Accademia dei Cultori di Storia Locale, vide l’intervento di qualificati relatori quali il compianto Francesco Casaretto, Monica Roscetti ed Albino Zanone.

    Bruchi, cavallette, carestie e ‘birba’: così era la vita nel Levante
    Dalle loro relazioni si possono trarre importanti e curiose notizie su questa vicenda, a partire dalle misere condizioni di vita delle popolazioni delle valli chiavaresi. Un’economia basata su una povera agricoltura e nulla si poteva per evitare annate di carestia dovuta essenzialmente da stagioni inclementi o da invasioni di bruchi e cavallette. Nell’abitato di Sopralacroce, appartenente al Comune di Borzonasca, viveva un migliaio di anime, e per molti di loro l’unica possibilità di sopravvivenza era l’emigrazione. Un’emigrazione che spesso era volta anche al semplice accattonaggio e si spingeva nei paesi europei del nord. Erano chiamati birbanti, dallo spagnolo briba, poi birba, che significava il far vita da vagabondo. Un fenomeno che a Prato Sopralacroce aveva una notevole diffusione e che destò preoccupazione nei governanti della Repubblica di Genova.

    1714: una lettera anonima e in 461 furono spediti a Coti
    Una lettera anonima (un cosiddetto “biglietto di calice”) inviato al Senato della Repubblica denunciava la situazione del paese, spopolato per gran parte dell’anno a causa dei viaggi degli uomini “in Alemagna a vivere di birba” e suggeriva di impiegare in Corsica quegli abitanti di Sopralacroce che vivevano di solo accattonaggio. L’idea evidentemente piacque al Senato e fu individuato nel territorio a sud di Ajaccio il piccolo villaggio abbandonato di Coti. La zona era ricca d’acqua  e, secondo i sopralluoghi fatti dalla Repubblica, era adatta alle coltivazioni agricole. Gli abitanti di Sopralacroce accolsero con entusiasmo la proposta e la mattina di sabato 6 gennaio 1714 lasciarono Sopralacroce, carichi di provviste e di poveri effetti personali; ovviamente a piedi, il giorno successivo raggiunsero per mezzogiorno Chiavari. Erano 461 persone dall’età di uno a sessantasette anni. A Chiavari erano giunte intanto tre galee inviate dalla Repubblica genovese, sulle quali i coloni si imbarcarono e qualche giorno dopo presero il largo alla volta della Corsica. Il piccolo convoglio tra la Gorgona e Capraia fu avvicinato da un’imbarcazione che si temette fosse barbaresca e con minacciose intenzioni. Al che le tre galee preferirono disperdersi: per due andò tutto liscio e riuscirono a raggiungere Ajaccio. La terza, sorpresa da un fortunale, fece naufragio poco distante dalla costa: tutti si salvarono, ma andò persa una buona parte di provviste.

    L’inizio tra mille difficoltà: i tetti che si spaccavano, la carenza di cibo e la malaria
    A metà febbraio i coloni raggiunsero Coti, che la Repubblica aveva ufficialmente ribattezzato Croce di Coti, ed iniziarono i lavori per costruire le case e riadattare le esistenti, nonché quelli per lo sfruttamento agricolo dei terreni. Ma mille problemi insorsero, non previsti dalle autorità: una fu la copertura delle case; i coppi costruiti sul posto si spaccavano e la Repubblica non intendeva investire soldi per acquistare tegole ad  Ajaccio. Poi le scorte che iniziavano a scarseggiare mentre ancora non si potevano raccogliere i primi frutti delle coltivazioni messe a dimora. Sorsero poi problemi con i Corsi, che anche se decine di anni prima avevano abbandonato quei terreni e quelle poche case, ora ne rivendicavano il possesso. Infine, il vero grande problema: la malattia che fece la sua prima comparsa nell’agosto 1714. Un tipo di malaria che in breve portò ad ammalarsi decine di persone, trentatré della quali morirono. Dopo una tregua con la stagione invernale, la malaria riprese con i primi caldi nel 1715; lo scoramento pervase gli abitanti, molti fuggirono ed in autunno rimasero solo centocinquanta persone. Metà era fuggita, l’altra metà era morta. Ben presto i pochi superstiti furono rimpatriati e dopo meno di due anni finiva miseramente la storia di Croce di Coti.

    La rinascita col nuovo nome: Coti Chiavari e con.. una prigione
    Ma non finisce qui il nostro racconto perché nuove vicende interessarono il borgo dopo la vendita della Corsica alla Francia da parte dei Genovesi nel 1768. Un intervento del Governo francese portò ad una bonifica e ad un ripopolamento di Coti e della sua valle, per poi iniziare un processo di privatizzazione che assegnò porzioni di terreni agli abitanti e che portò ad un definitivo risanamento e ripopolamento della zona. In questo processo di riorganizzazione il Senato francese fece sorgere con legge dell’11 giugno 1852, il nuovo comune di Coti-Chiavari, memore probabilmente della triste vicenda di quasi centocinquant’anni prima. Inoltre il Governo prese per sé un grande bosco di eucalipto confinante, dove costruì una vastissima colonia agricola carceraria, che restò in funzione sino al 1906 ed i cui ruderi son ancor oggi ben visibili.

    Un’ultima curiosità: il nome Coti deriva da un profumo
    Il villaggio deve il suo nome alla celebre casa di profumi francese Coty. Fu infatti fondata da Francesco Spotorno Coti, corso di Ajaccio, che dopo una lunga esperienza a Coti-Chiavari ed in varie località corse, specializzandosi nella coltura di piante e fiori profumati, si trasferì a Grasse per studiare le tecniche della cosmetica per fondare poi nel 1904 a Parigi l’attuale Coty, oggi con sede a New York.

    Tratto da CORFOLE! del 10/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    Non sono ancora presenti commenti

    Lascia il tuo commento

    *verrai automaticamente iscritto alla newsletter per ricevere mensilmente gli aggiornamenti.

    Acconsento al trattamento dei dati - dlg. 196/03
    1) CONFERIMENTO DATI / CONSENSO
    I dati conferiti attraverso l'invio della scheda, sono destinati ad essere utilizzati e trattati per i fini del servizio in oggetto.
    Il conferimento dei dati personali è facoltativo. Il conferimento e il relativo consenso sono condizioni essenziali per l'accettazione del servizio. In caso di rifiuto del consenso il servizio non sarà erogato.
    2) CONSERVAZIONE PROTEZIONE DATI
    I dati sono conservati (attraverso mezzi digitali) in una banca dati di proprietà di IDT-Midero e dei relativi Responsabili del trattamento. Tali banche dati sono organizzate e gestite secondo quanto previsto dalle vigenti normative.
    3) TRATTAMENTO DATI
    I dati sono trattati da dipendenti e/o professionisti e/o incaricati e/o collegati a e da IDT-Midero , ad eseguire le attività di gestione o a svolgere operazioni tecniche occorrenti per la miglior organizzazione informatica degli archivi.
    4) COMUNICAZIONI
    I dati potranno essere comunicati da IDT-Midero esclusivamente a soggetti suoi clienti che le abbiano conferito un incarico di ricerca e selezione ed a società proprie collegate o controllate.
    5) DIRITTI DELL'INTERESSATO
    L'art. 7 del Dlgs. n.196/2003 conferisce all'interessato l'esercizio di specifici diritti, quali ad esempio:

    - il diritto di ottenere dal titolare del trattamento dei dati la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo riguardano e la messa a disposizione dei medesimi in forma intelligibile;
    - il diritto di conoscere l'origine dei dati, la logica e le finalità su cui si basa il loro trattamento;
    - il diritto di ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione della legge, come pure l'aggiornamento, la rettificazione o, qualora l'interessato vi abbia interesse, l'integrazione dei dati medesimi;
    - il diritto di opporsi in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento dei propri dati personali ancorchè pertinenti allo scopo della raccolta;
    - il diritto di opporsi in tutto o in parte al trattamento previsto ai fini di informazione commerciale o di invio di materiale pubblicitario.

    Per ciascuna richiesta di cui all'art. 7 del Dlgs n. 196/2003, può essere chiesto all'interessato, ove non risulti confermata l'esistenza di dati che lo riguardano, un contributo spese, non superiore ai costi effettivamente sopportati, secondo le modalità ed entro i limiti stabiliti dal Dlgs n.196/2003, art.10, comma 7, 8 e 9.
    I diritti riferiti ai dati personali concernenti persone decedute, possono essere esercitati da chiunque vi abbia interesse. Nell'esercizio dei diritti di cui all'art. 7, l'interessato può conferire, per iscritto, delega o procura a persone fisiche oppure ad associazioni.

    Le richieste ex art. 7 Dlgs n.196/2003 potranno essere inoltrate all'indirizzo info at corfole.com , oppure Tel/Fax 0185.938009
    USCIRE

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

    Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

    L'AIUOLA
    di Giansandro Rosasco

      Vai alla rubrica

      IL TAPPIRO D'ARDESIA

      Vai alla rubrica

      LA PAROLA AGLI ESPERTI

      Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

      Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

      Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

      Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

      Corfole si rinnova, partecipa alla trasformazione!

      Nove anni di noi, diciannove di “giornalino rosa” e tante novità in arri...

      TUTTO SUL BONUS GIOVANI COPPIE

      La legge di stabilità 2016 ha introdotto, a favore delle giovani coppie, un incentivo fiscale per l’acquisto di mobili destinati all’arredo della lo...

      DICIAMOCELO