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    attualita, ecologia, edizione cartacea, il tappiro

    di Giansandro Rosasco | 01 Novembre 2009 | in categoria/e attualita ecologia edizione cartacea il tappiro

    QUESTIONE ACQUA: Chi è il più atTappirato? Per votazione il Sindaco di Santa Margherita

    Dibattito ‘Bollette salate e crisi idrica': nessuno ha tenuto... l'acqua in bocca
    QUESTIONE ACQUA: Chi è il più atTappirato? Per votazione il Sindaco di Santa Margherita

La consegna del Tappiro d'ardesia da parte di Giansandro Rosasco, editore del Corriere: il Toto-Tappiro ha decretato "il più attapirato" Roberto De Marchi (relatore del dibattito e Sindaco di Santa Margherita Ligure) in rappresentanza dei Comuni costieri con la seguente motivazione: "I comuni della costa hanno molte ricchezze, ma non hanno l'acqua".

    Il pubblico presente al dibattito è stato invitato a compilare un form per votare 'il più attappirato' tra le seguenti persone/motivazioni:Corrado Cicciarelli - Presidente Adiconsum in rappresentanza del popolo dei consumatori
    Motivazione: i cittadini pagano bollette salate e sono sempre soggetti a disservizi
    □ Mario Cardinale - Referente pesca, in rappresentanza della fauna e della flora
    Motivazione: senz'acqua la natura muore e con essa scompare anche l'uomo
    □ Corrado Bacigalupo - Presidente Comunità Montana Fontanabuona in rappresentanza di tutti gli entroterra
    Motivazione: il prezioso elemento arriva dai monti e dall'entroterra ma spesso viene sottratto indiscriminatamente e la maggrio parte delle volte sprecato
    □ Roberto De Marchi - Sindaco di Santa  Margherita Ligure in rappresentanza di tutti i sindaci della costa
    Motivazione: le cittadine della costa hanno molte ricchezze, ma non hanno l'acqua. Chi è più ricco?
    □ Altra persona - Indica nello spazio sottostante nome, cognome e la motivazione >
    Acceso, partecipato e decisamente movimentato, l’incontro sull’acqua ha visto esposti una pluralità di problemi
    In questo breve spazio vogliamo ringraziare tutti i relatori e gli intervenuti (dai cittadini ai rappresentanti delle istituzioni su più livelli) che hanno reso questo dibattito molto partecipato, superiore alla più rosea aspettativa (foto 2 e 3). Un particolare ringraziamento ai rappresentanti della Provincia di Genova (foto 4)che si sono dimostrati disponibili su più versanti. Dopo i dovuti e sentiti ringraziamenti, lasciamo quindi la "parola" ai cittadini che non hanno potuto partecipare direttamente e ai relatori finali del convegno: quelli delle cosiddette "buone pratiche" o dei "pensieri alternativi" che meritano molta attenzione (foto 5 e 6).

    Giansandro Rosasco & Michela De Rosa >

    1) DI SEGUITO GLI INTERVENTI CHE 
    NON HANNO TROVATO SPAZIO AL DIBATTITO IL CONSUNTIVO DELLA GIORNATA - di Eugenio Ghilarducci
    Mentre si stemperano le polemiche e si chiariscono le incomprensioni in coda all’ultima “Mostra del Tigullio” ecco, invece, che per tutto il territorio del Levante,  sabato 17 ottobre in quel di San Colombano si è vissuto un interessante convegno organizzato dal nostro Corriere  su uno spunto dell’Associazione Appennino & Democrazia riguardante i problemi di San Colombano; partendo da qui il Corriere ha ampliato largamente la faccenda, mettendo in luce le diverse sfaccettature, davvero critiche, come si evince dal titolo "Acqua alla gola": Così si è parlato del sistema di gestione idrico e delle bollette salate comprensive di un onere aggiunto per una depurazione che non esiste poiché i depuratori non sono ancora stati costruiti, della crisi idrica che da tempo non è più un evento eccezionale, della mancanza di piccoli invasi a quote medio-alte per raccogliere le acque piovane a favore della piccola agricoltura e del grave inquinamento del torrente Lavagna. Numerosissimo il pubblico che a stento si poteva muovere nella sala e che è arrivato dalle vallate del Levante, da Chiavari, Santa Margherita, Lavagna e oltre per porre domande a relatori qualificati rappresentanti della gestione idrica, sindaci, tecnici e consiglieri regionali e provinciali. E’ stato un convegno caldo e appassionato al quale tutti i relatori hanno cercato di dare immediate risposte poiché si è capito che queste cose non erano solo materia di oggi ma che, se trascurate, avrebbero inficiato tutti gli sforzi per evitare un futuro nero. Qualcuno sarcasticamente si è chiesto come mai non è ancora stata data una Bandiera Blu alla foce dell’Entella visto che si danno facilmente a numerosi siti della costa che non hanno neppure il “fantasma” di un depuratore. “Un convegno da ripetere” ha detto qualcuno meravigliandosi che un pugno di persone (gli editori di un mensile gratuito e indipendente e il presidente di una associazione apartitica) sia riuscito a organizzarlo, coinvolgendo relatori competenti che al burocratese hanno preferito parole comprensibili a tutti e che hanno accettato critiche e suggerimenti da tutti i presenti. Molte delle critiche hanno riguardato il quasi incomprensibile ATO (Ambito Territoriale Ottimale sic!) recentemente posto all’attenzione di tutti i Comuni della Provincia i quali stanno discutendo che sarebbe meglio modificarlo con l’aggiunta del riconoscimento di sub-ambiti poiché il territorio non è uniforme ed il tipo di gestione (idrica, rifiuti, bonifica) dovrà affrontare realtà diverse, compresa quella che ogni Comune possa gestire meglio la questione idrica. Un convegno che ha fatto risaltare la necessità che l’ATO debba preoccuparsi al più presto delle questioni ambientali dell’entroterra a ridosso di Chiavari e di non essere messo in coda alla costa per quanto riguarda il collettamento dei reflui della Valle Fontanabuona invitando i Comuni a mettersi d’accordo per bonificare il territorio lungo il Lavagna. A questo proposito qualcuno ha aggiunto che i Comuni dovrebbero mettere a freno l’espansione dell’edilizia nei pressi dei rivi se non esiste possibilità di raccogliere acque reflue impedendone la fuoriuscita nei torrenti e che le fosse settiche (him-off) siano solo installate dove è troppo difficile e costoso l’allaccio della rete fognaria a qualsiasi tipo di depuratore. Il convegno si è chiuso con la speranza che i problemi esposti siano davvero presi in giusta considerazione e a tempi brevi poiché l’entroterra può dare un grosso contributo al declamato turismo rivierasco. E che la terra del Levante non sia matrigna!

    - IL LAVAGNA IN SECCA - La lettera di Renato Lagomarsino
    E' mio piacere fornire alcune informazioni che ritengo essenziali. Intanto la storia dei pozzi, che vennero fatti per alimentare il campo di concentramento di Pian diCoreglia. I pozzi erano tre, uno dei quali doveva essere di riserva. Vennero progettati dall'ing. Maragliano di Santa Margherita Ligure nel 1941. Nel 1947, fallito il tentativo di fare un consorzio dei Comuni del Tigullio occidentale per un acquedotto intercomunale che attingesse acqua nella piana dell'Entella, Rapallo andò per conto suo e attinse l'acqua in territorio di Chiavari, mentre Santa Margherita decise di attingere autonomamente ai pozzi di Pian di Coreglia. Il Ministero concesse "l'emungimento" di "zero e cinquanta moduli", il che equivale a cinquanta litri d'acqua al secondo. La bassa Fontanabuona insorse, i contadini protestarono, venne persino denunciato il Ministro ma non se ne fece nulla. La concessione fu accordata e San Colombano ottenne soltanto che d'estate, almeno durante la notte, le pompe pompassero meno per consentire agli agricoltori di irrigare i campi. Coreglia, invece, riuscì a farsi finanziare dal Comune di Santa Margherita alcune opere pubbliche (e questo anche in anni recenti). Sono passati decenni, gli agricoltori ormai sono pochissimi (anche se più specializzati), i vari consorzi irrigui sono praticamente cessati e nessuno riesce più a far sentire la voce della protesta. Nel frattempo la situazione dei pozzi è cambiata: da tre sono diventati quattro e da quattro, a quanto si dice, sono ora diventati sei. E' inevitabile pertanto che l'acqua manchi da Pian di Coreglia in giù. Ma non manca soltanto nell'alveo in superficie, manca anche nel cosiddetto "materasso alluvionale", che è come una spugna di decine di metri di spessore fatta di sabbia e ghiaia. Quindi, anche chi avesse una pompa infissa nel sottosuolo non potrebbe attingere acqua. Che cosa si potrebbe fare? Ho due idee, e le espongo: primo, verificare quanta acqua attinge dai pozzi Santa Margherita Ligure. Se è più dei 50 litri al secondo i casi sono due: o ha avuto una ulteriore concessione, di cui nessuno sa, oppure sta sottraendo abusivamente acqua al Demanio, il che è perseguibile come reato. Chi può chiedere la verifica? Secondo me dovrebbe essere il Comune di San Colombano Certenoli, perché sicuramente è il più danneggiato (marginalmente anche Leivi, con i Piani di Seriallo e Cogozzale). Misurare la quantità d'acqua attinta vuol dire mettere un misuratore sulle tubazioni per controllare che non venga superato il limite concesso. Secondo, trovare una soluzione "intelligente" e definitiva. Chiudere i pozzi di Pian di Coreglia, prolungare le tubazioni dell'acquedotto di Santa Margherita fino a Carasco e costruire, a Carasco, un nuovo impianto di attingimento. Così facendo l'acqua tornerebbe a scorrere nel Lavagna da Calvari in giù e andrebbe a confluire con quella dello Sturla, un torrente che per sua natura non è mai in secca e nel quale d'estate viene riversato giornalmente un certo quantitativo d'acqua dai laghi di Giacopiane. Vorrei poi aggiungere una domanda: perché nessuno, quando qualche anno fa gli acquedotti sono passati all'Idro Tigullio, si è preoccupato di verificare le concessioni e di far valere i diritti della popolazione locale? E un' ultima considerazione: IdroTigullio sta collegando l'uno con l'altro i vari acquedotti: non è quindi, soltanto Santa Margherita Ligure che adesso sottrae acqua dal Lavagna ma chissà quali altri Comuni!. Non è forse giunto il momento di far mettere le carte in tavola?

    - IL PUNTO DI VISTA ALTERNATIVO: perché liberalizzare - Dott. Luigi Ceffalo

    Contrariamente a quanto possiamo pensare l'acqua non è un bene pubblico. Si tratta al più di un servizio pubblico, che comporta lo svolgimento di una serie di attività ulteriori alla mera fornitura di acqua. Con la bolletta più che pagare l'acqua in sé (che pure deve avere un suo prezzo dal momento che, a differenza dell'aria, rappresenta una risorsa scarsa), paghiamo l'approvvigionamento idropotabile, la costruzione e manutenzione delle reti di distribuzione, la depurazione e lo smaltimento dei fanghi di depurazione, ovvero quello che si chiama "ciclo idrico integrato". Si tratta di attività complesse e costose, che necessitano di continui investimenti e di una gestione oculata. Cose che gli enti locali e le loro municipalizzate, per deficienze contingenti e/o permanenti, non posso assicurare. Prova ne sono le inefficienze riscontrate quest'estate e così ben documentate da una recente ricerca patrocinata da Confartigianato.
    Paghiamo tanto per avere poco e male. Ancora una volta la risposta non può che venire dal mercato. La parziale liberalizzazione intrapresa negli ultimi anni è qualcosa, ma evidentemente non abbastanza. Sconta una visione dirigistica della concorrenza (vedi la creazione degli ATO) e la debolezza dei governi nei confronti delle lobby locali (vedi il tormentato iter parlamentare dei vari provvedimenti di riforma). Politici, giù le mani dall'acqua.

    - INNOVAZIONI LOCALI: Il pozzo idropotabile realizzato dalla cooperativa Fanin 2 a San Salvatore di Cogorno - Dott. Geol. Giovanni Rizzi

     L’acqua è una risorsa di valore inestimabile che consente la vita, ma da sempre “misteriosa” per i complessi meccanismi che regolano il suo trasferimento dalla superficie al sottosuolo e talvolta da sottosuolo alla superficie. Acquiferi generati da formazioni rocciose fratturate o da potenti materassi alluvionali, acquiferi protetti da strati impermeabili oppure resi vulnerabili dalla permeabilità della superficie. Numerosissime combinazioni che rendono complessi gli studi per la salvaguardia e lo sfruttamento, inteso per esempio come emungimento destinato al consumo umano. Gli studi per la realizzazione di un pozzo a scopo idropotabile, così come quello realizzato recentemente dalla Cooperativa Fanin 2 a San Salvatore di Cogorno, comporta propedeuticamente indagini accurate sulla stratigrafia del sottosuolo al fine di valutare la granulometria del materiale che costituisce l’acquifero, per verificare l’isolamento o meno dello stesso dalla superficie (per esempio rilevando la presenza di strati impermeabili al “tetto” capaci di proteggere le acque profonde da percolazioni superficiali), per misurare l’escursione stagionale della falda correlandola con il regime pluviometrico e con quello idrologico del vicino corso d’acqua. Solo successivamente, in base all’esito di tali studi, si procede alla terebrazione del pozzo ed alla verifica delle portate, controllando la capacità di ricarica dell’acquifero e verificando che l’emungimento non depauperi potenzialità al contorno. Iniziano solo a quel punto le analisi sulla qualità dell’acqua per verificare il suo possibile utilizzo e questa lunga e onerosa procedura consente alla fine di valutare la fruibilità della risorsa idrica fornendoci indicazioni sulla sicurezza del pozzo.“Indicazioni”, in quanto l’acqua che emungeremo chissà da dove proviene, chissà quanta strada ha percorso e quante situazioni ha incontrato.
    Non per niente la Legge distingue:
    - la zona di tutela assoluta (recintata e di raggio non inferiore a 10m dal pozzo)
    - la zona di rispetto: estesa in un raggio di almeno 200m al contorno del pozzo, dove sono vietate dispersione di acque bianche provenienti da strade e piazzali, dispersione di liquami, accumulo di concimi organici, discariche, stoccaggio di rifiuti, centri di raccolta-demolizione-rottamazione autoveicoli, pascolo e stazzo di bestiame, insediamento di fognature e pozzi perdent. Per quelle esistenti si adottano misure per il loro allontanamento
    - la zona di protezione: ove possono essere adottate misure relative alla destinazione del territorio, limitazioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agroforestali e zootecnici.
    Se sulle prime due zone possiamo in qualche modo operare disciplinando l’attività, la terza diventa di difficile controllo.  Proprio questo aspetto rappresenta il punto nodale in tema di “vulnerabilità”, “pericolosità”, “rischio” e conseguentemente “prevenzione”. A fronte di ciò occorrerebbe agire concretamente investendo risorse in studi indirizzati alla definizione dei meccanismi idrogeologici che generano gli acquiferi, studi supportati da prospezioni e monitoraggi che superino le frontiere comunali e guardino al territorio in termini complessivi. L’esito delle indagini porterebbe alla individuazione di siti favorevoli all’emungimento (sia in termini di sicurezza che di potenzialità della falda) ma anche all’individuazione di aree sulle quali dovrebbero essere limitate, maggiormente disciplinate e/o eliminate-ricollocate talune attività a rischio. Un primo momento per attivare questi studi potrebbe essere quello della redazione dei PUC, durante il quale dare più evidenza alle tematiche idrogeologiche, sia all’atto degli studi propedeutici che all’atto della pianificazione urbanistica, con un’azione coordinata tra i Comuni e gli Enti sovraordinati.
    L’organizzazione di una banca dati consentirebbe nel tempo un’integrazione alle notizie già disponibili ed un’analisi più affinata dei “modelli” idrogeologici a scala di bacino da mettere alla base delle scelte di pianificazione per gli anni a venire.

    - COSA PUO’ FARE L’ENTE E COSA PUO’ FARE IL CITTADINO - Architetto Roberto Burlando               
    L’obiettivo del dibattito del 17 ottobre è stato sì quello di rivolgersi alle istituzioni ma anche quello di guardare dentro di noi e vedere se nella nostra quotidianità facciamo quanto necessario a un utilizzo consapevole della risorsa idrica. Se l’ente pubblico può valutare programmi di Pianificazione e controllo, il cittadino può e deve prestare attenzione ad eliminare sprechi. Infine i Regolamenti edilizi comunali rappresentano uno snodo fondamentale per un corretto uso del territorio e delle trasformazioni edilizie in una direzione capace di ridurre impatti, consumi energetici e di risorse naturali. Occupandomi di Urbanistica e Pianificazione, da molti anni sono in atto mutamenti dei diversi scenari pianificatori, volti alla tutela dell’Ambiente. Vediamoli:
    - disposizioni obbligatorie per costruzioni e ristrutturazioni
    - utilizzo di impianti solari termici per il riscaldamento dell’acqua per usi igienico-sanitari
    - aumentare l’isolamento termico degli edifici, per ridurre le esigenze di riscaldamento e raffrescamento
    - valorizzare gli apporti solari passivi per ridurre il fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento
    - efficienza e uso razionale dell’energia
    - riduzione dell’inquinamento luminoso esterno
    Ultimo punto, il più importante per lquesta serata:
    - riduzione dei consumi di acqua nelle abitazioni attraverso il recupero, la depurazione e il riutilizzo. Come?
    Nei nuovi interventi edilizi e negli interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazione che riguardino almeno il 50% dell’edificio, le coperture e il rifacimento degli impianti idrici, si dovrà predisporre la raccolta dell’acqua meteorica per il suo accumulo in opportuno serbatoio. L’acqua recuperata sarà riutilizzata per gli usi  nei WC e per l’irrigazione delle aree verdi private prima di essere restituita alla circolazione naturale attraverso la rete delle acque bianche o il convogliamento nella rete idrografica. Inoltre si dovrà predisporre un sistema di trattamento e recupero delle acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrici, docce e vasche.
    Inoltre, nei casi di cui sopra, le costruzioni devono essere dotate di:
    - una doppia rete di approvvigionamento idrico, una per l’acqua potabile e una per le acque non potabili.
     - sistemi di contabilizzazione individuale dei consumi di acqua con tecnologie e sistemi per la riduzione dei consumi negli usi sanitari, come doppi pulsanti nelle cassette di scarico dei Wc, rubinetti a risparmio idrico, miscelatori d’aria nei rubinetti e nelle docce.
    Nei nuovi interventi urbanistici ed edilizi occorrerà prevedere:
    - per la sistemazione esterna di piazze e spazi pubblici, nonché delle aree libere nei nuovi interventi edilizi: superfici permeabili per almeno metà delle aree, con alberature ad alto fusto nel numero minimo di 1 ogni 30 metri quadri
    - per parcheggi pubblici e privati: la permeabilità delle aree attraverso la scelta di superfici che consentano la crescita dell’erba, con griglie antisdrucciolo e alberature ad alto fusto distribuite nell’area e in numero minimo di 1 ogni 4 posti auto.
    Tutti questi accorgimenti, messi in atto da Enti, Comuni e privati cittadini, creano una spirale positiva in grado di invertire la rotta distruttiva che sta portando danni ambientali irreparabili; non solo, tutto questo creerà delle città meno inquinate e cementificate, più belle, naturali, sane e vivibili per noi, pe ri nostri figli e per le generazioni future.

    2) DI SEGUITO UN BREVE SUNTO DEGLI INTERVENTI DIBATTUTI ALL'INCONTRO
    - PROBLEMI VECCHI E NUOVI IN FONTANABUONA - Sergio Redaelli, Presidente Appennino & Democrazia
    Oggi pomeriggio, mentre guidavo l'auto e mi dirigevo qui a Calvari ricordavo tutte le varie riunioni, conferenze, tavole rotonde alle quali ho partecipato o assistito, prima, nella mia vita politica, ed ora in quella associativa e ricordavo: "ma perbacco, questa di oggi è veramente molto importante; si parla di acqua, elemento, insieme all'aria, il più vitale per la vita umana, animale e vegetale. Siamo nati nell'acqua! - Di questo prezioso elemento è stato permesso che qualcuno ci mettesse le mani sopra, che i soliti noti se ne appropriassero per poi lucrare, spudoratamente e vergognosamente, rivendendocelo. Un giorno, poco tempo fa, un nostro associato che è responsabile della zona "bassa Fontanabuona" mi telefonava circa la questione della spaventosa siccità del torrente Lavagna e delle gravissime conseguenze che ciò ha comportato; notizia che reperivo anche dalla stampa, inoltre preciso che il Torrente Lavagna, non è un "ruscello". A questo punto ho attivato il direttivo del Movimento e abbiamo stabilito di intervenire per denunciare, per dare risonanza a questo stato di scempio, e di gravissima offesa alla natura, organizzando una assemblea pubblica. Per questa iniziativa, abbiamo trovato la piena e completa sincronia degli amici Michela e Giansandro della redazione del Corriere della Fontanabuona e del Levante Abbiamo trovato validissimo appoggio e collaborazione, e per questo intendo ringraziare pubblicamente. Del resto, sapevamo, conoscendoci da tempo, la loro sensibilità e condivisione, per le battaglie a favore dei cittadini e contro ogni sopruso.
    L'acqua! Le lotte che l'umanità ha sempre sostenuto per l'approvvigionamento e per difenderne il possesso. Anche in Liguria. Negli anni 50 / 60 ho visto costruire la diga del Brugneto, sopra Torriglia.Ricordo le ansie e le preoccupazioni degli abitanti delle frazioni: Garaventa, Bavastri, Propata, Caprile, S.Maria del Porto, Retezzo, Rondanina e poi a valle Montebruno paese che rimane praticamente sotto la diga; e poi le assicurazioni che hanno tassativamente voluto, da parte piacentina, tramite convenzioni e accordi ben precisi, di un rilascio giornaliero di un tot di metri cubi d'acqua per l'irrigazione e gli altri usi comuni. E poi, dopo pochi anni, a seguito di un progetto della Provincia di Genova che aveva previsto la costruzione della "briglia del Cassingheno" (comune di Fascia) un' altra piccola diga che interessava un piccolo affluente del Fiume Trebbia, ci fu una manifestazione popolare di migliaia di persone partite da Marsaglia, da Bobbio in provincia di Piacenza che posero un blocco per alcune ore sulla S.S. 45 della Valtrebbia. Questo progetto non fu realizzato!
    Stessa manifestazione in occasione di un altro ventilato progetto di altra diga tra Cabanne e Molini di Rezzoaglio sul torrente Aveto. A quel tempo il sindaco Arturo Cella se la vide abbastanza "brutta" per i manifestanti, sempre provenienti da Marsaglia e da Bobbio, che si erano, quella volta , presentati con pale, forconi e bastoni, senza contare le scritte (parole irripetibili) che avevano lasciato sui muri della S.P. 586 e della strada cosidetta "dei boschi" che da Rezzoaglio porta a Marsaglia. Anche questo progetto non fu realizzato.
    Allora! - Invece qui in Fontanabuona, hanno prosciugato un torrente con tutte le gravi complesse negatività che ne sono derivate, hanno ridotto una valle in un paesaggio spettrale, lunare. Dalle Piane di Coreglia a Carasco nell'alveo non scorre una goccia d'acqua. Sono 4 i pozzi che pompano giorno e notte acqua a Santa Margherita Ligure...! Fra l'altro, non l'acqua di superfice, ma bensì hanno prosciugato le falde, in alcuni casi a trenta/quaranta/cinquanta metri di profondità. < Un associato al nostro movimento, responsabile della zona Fontanabuona, mi consigliava di non attaccare la questione "pompe delle Piane di Coreglia" per il fatto che se le hanno installate ci saranno dei permessi...Difatti mi sono informato e vi sono delle convenzioni che risalgono agli anni 1947/48 circa. Penso però che è come se io ho un albero di fichi e passa una persona e mi dice se può prenderne un cestino e io dico "va bene" e invece poi li prende tutti, e no! Non ci siamo. E' la stessa cosa...! - LE CONVENZIONI SI POSSONO SEMPRE RIVEDERE, AGGIORNARE.>
    Naturalmente, anche in Fontanbuona si sono levate accorate lamentele, ma non hanno raggiunto nessun scopo, forse perchè esercitate tramite media o da qualche cittadino isolato. E' emersa, comunque, la grave trascuratezza, assenza e grave mancanza di sensibilità da parte dell'Ente Comunale che non ha affrontato minimamente il gravissimo problema che ha arrecato gravi danni agli operatori della floricoltura della zona, che a mio avviso potrebbero, avendone la facoltà, di adire alle vie legali nonchè giudiziarie avverso i responsabili l'Ente Comunale.
    Mi raccontava un esercente, fra l'altro conosciutissimo, anche per la sua anziana attività di imprenditore in Calvari. 
    Il tragico, che rasenta l'indecenza, è che la questione Torrente Lavagna, succederà presto al Fiume ENTELLA, stando quelle, che io considero "farneticanti", affermazioni di un tizio chiamato Enzo Mangini, che recentemente ha affermato che preleverà l'acqua da detto corso per convogliarla altrove. I Sindaci dovrebbero svolgere atti di "normale amministrazione", ma per le grandi decisioni o interventi importanti, non dico INDIRE REFERENDUM come è successo a Sestri Levante per la pratica PORTO, ma almeno convocare delle riunioni di CONSIGLIO COMUNALE APERTO ALLA POPOLAZIONE E DARE AD ESSA IL DIRITTO DI ESPRIMERE DEMOCRATICAMENTE IL CONSENSO O IL DISSENSO PER LA PRATICA ALL'ORDINE DEL GIORNO. E quanto ho affermato non vuole essere interpretato come sostituzione con il "BILANCIO PARTECIPATO " che significa: ASCOLTARE IL CITTADINO E FARE DELLA SPESA PUBBLICA UNO STRUMENTO DELLA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE E MAGARI PROPORRE IL " FORUM DELLA SOCIETA'" - Non condivido nettamente questo progetto politico; ritengo fermamente che la DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA non va sostituita. Infine voglio ricordare, DULCIS IN FUNDO, le MULTE della UNIONE EUROPEA per le MULTIUTILITY, che ricadranno sui COMUNI che sono AZIONISTI, alla faccia della ATO.

    - CON L'ACQUA ALLA GOLA- Antonio Lupo, Comitato Acqua Pubblica Tigullio
    Per noi si scrive Acqua, si legge Democrazia In Italia si è fatto coincidere l'Ambito Idrico con la Provincia, l'AATO, un errore che porta a sprechi e ribellioni, speriamo non guerre, nei territori. In provincia di Genova la gestione dell'acqua non è democratica. Un esempio. Idrotigullio ci ha dato una sola volta, nel 2007, i dati sulle perdite idriche che erano il 26 ,5%, metà erano perdite fisiche, metà amministrative. Si nascondono i dati per non spiegare le perdite amministrative, cioè l'acqua regalata, a Comuni o amici privati!! In Provincia di Genova non si sono restituiti ai cittadini i 35 milioni di € riscossi da Iride dal 2000 per la depurazione non effettuata. I depuratori del Tigullio ( ARPAL) fanno passare il 70% senza depurarlo, l'80% in estate. Nel 2015 fioccheranno le multe UE! Con la legge Galli 1994 tutto va finanziato solo coll'introito delle tariffe. Ad Agosto 2009 l'AATO ha votato (a favore 57 Comuni, 2 astenuti, 1 sindaco è uscito dall'aula) il Piano d'Ambito e affidato il SII a Iride per 25 anni. Il Piano prevede € 736 milioni di investimenti, 300 per la depurazione. Le tariffe aumenteranno del 5% annuo per i primi 9 anni. Nel 2008 la Regione Liguria prevedeva 105, al max 165 milioni di € per tutti depuratori liguri! Come mai si sono triplicati i prezzi? Per il depuratore dell'Entella, da 25 milioni si è passati a 75, senza fornire schede tecniche e i siti dei nuovi depuratori. I Sindaci, di destra e sinistra, hanno detto si, senza discuterne nei loro Consigli. Tutto questo avviene, mentre il recentissimo decreto legge n. 135 del Governo Berlusconi obbliga a privatizzare le SPA pubbliche entro il 2011 e quelle pubblico-private a scendere al il 30% in mano pubblica entro il 2012 . L'acqua diventa merce per legge in tutta Italia, in mano ai privati !

    >- NIENTE ACQUA, NIENTE PESCI! - Mario Cardinale, Referente pesca per il Levante
    Il recente episodio di secca del torrente Lavagna, causato dalle pompe di proprietà dell’Idrotigullio, site in loc. Pianezza, è frutto di uno scarso dialogo tra enti e istituzioni come Idrotigullio e Provincia, con la conseguenza di un tardivo intervento da parte nostra e della Provincia che ha portato alla moria di quintali di pesce. Alcune di queste specie (Cobite, vietato tutto l’anno), pur non essendo autoctone sono salva


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    Il numerosissimo pubblico presenteIl numerosissimo pubblico presente
    interventi accesi da parte di rappresentanti delle istituzioni e di cittadiniinterventi accesi da parte di rappresentanti delle istituzioni e di cittadini
    I relatori del convegno: Michela De Rosa responsabile di redazione del Corriere e moderatrice dell'incontro, Paolo Perfigli Ass. Politiche dell'acqua Provincia, Sonia Zarino Presidente 5° commissione Provincia Ambiente Tutela Territorio e Salute, Gino Garibaldi Consigliere Regionale; il desk del Corriere e l'iniziativa 'Imbroccala giusta'I relatori del convegno: Michela De Rosa responsabile di redazione del Corriere e moderatrice dell'incontro, Paolo Perfigli Ass. Politiche dell'acqua Provincia, Sonia Zarino Presidente 5° commissione Provincia Ambiente Tutela Territorio e Salute, Gino Garibaldi Consigliere Regionale; il desk del Corriere e l'iniziativa 'Imbroccala giusta'
    Valter Seggi Rappresentante Iride, Corrado Bacigalupo Presidente Comunità Montana Fontanabuona, Luigi Ceffalo Istituto Bruno Leoni, Antonio Lupo Presidente Comitato Acqua Bene Comune, Roberto Burlando Architettto con il Sindaco di Cicagna Marco LimonciniValter Seggi Rappresentante Iride, Corrado Bacigalupo Presidente Comunità Montana Fontanabuona, Luigi Ceffalo Istituto Bruno Leoni, Antonio Lupo Presidente Comitato Acqua Bene Comune, Roberto Burlando Architettto con il Sindaco di Cicagna Marco Limoncini
    Sergio Redaelli Presidente Appennino&Democrazia,  Giovanni Rizzi Geologo, Mario Cardinale Referente Pesca per il Levante, Corrado Cicciarelli AdiconsumSergio Redaelli Presidente Appennino&Democrazia, Giovanni Rizzi Geologo, Mario Cardinale Referente Pesca per il Levante, Corrado Cicciarelli Adiconsum

     


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    2) CONSERVAZIONE PROTEZIONE DATI
    I dati sono conservati (attraverso mezzi digitali) in una banca dati di proprietà di IDT-Midero e dei relativi Responsabili del trattamento. Tali banche dati sono organizzate e gestite secondo quanto previsto dalle vigenti normative.
    3) TRATTAMENTO DATI
    I dati sono trattati da dipendenti e/o professionisti e/o incaricati e/o collegati a e da IDT-Midero , ad eseguire le attività di gestione o a svolgere operazioni tecniche occorrenti per la miglior organizzazione informatica degli archivi.
    4) COMUNICAZIONI
    I dati potranno essere comunicati da IDT-Midero esclusivamente a soggetti suoi clienti che le abbiano conferito un incarico di ricerca e selezione ed a società proprie collegate o controllate.
    5) DIRITTI DELL'INTERESSATO
    L'art. 7 del Dlgs. n.196/2003 conferisce all'interessato l'esercizio di specifici diritti, quali ad esempio:

    - il diritto di ottenere dal titolare del trattamento dei dati la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo riguardano e la messa a disposizione dei medesimi in forma intelligibile;
    - il diritto di conoscere l'origine dei dati, la logica e le finalità su cui si basa il loro trattamento;
    - il diritto di ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione della legge, come pure l'aggiornamento, la rettificazione o, qualora l'interessato vi abbia interesse, l'integrazione dei dati medesimi;
    - il diritto di opporsi in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento dei propri dati personali ancorchè pertinenti allo scopo della raccolta;
    - il diritto di opporsi in tutto o in parte al trattamento previsto ai fini di informazione commerciale o di invio di materiale pubblicitario.

    Per ciascuna richiesta di cui all'art. 7 del Dlgs n. 196/2003, può essere chiesto all'interessato, ove non risulti confermata l'esistenza di dati che lo riguardano, un contributo spese, non superiore ai costi effettivamente sopportati, secondo le modalità ed entro i limiti stabiliti dal Dlgs n.196/2003, art.10, comma 7, 8 e 9.
    I diritti riferiti ai dati personali concernenti persone decedute, possono essere esercitati da chiunque vi abbia interesse. Nell'esercizio dei diritti di cui all'art. 7, l'interessato può conferire, per iscritto, delega o procura a persone fisiche oppure ad associazioni.

    Le richieste ex art. 7 Dlgs n.196/2003 potranno essere inoltrate all'indirizzo info at corfole.com , oppure Tel/Fax 0185.938009
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